Cop30, Bonelli: «L’Europa ha un’opportunità, ma sul clima Meloni fa la portavoce di Trump»

Belém – «L’assenza degli Stati Uniti da questa Cop30 e dalla geopolitica del clima è un’opportunità irripetibile per l’Europa». Angelo Bonelli, deputato di Avs, attraversa il lungo corteo dei popoli indigeni e degli attivisti latino americani protetto dalla polizia brasiliana: gli è stata assegnata una scorta per le minacce ricevute nelle chat dei bolsonariani. La manifestazione di sabato 15 novembre nel centro di Belém è il tentativo di rifondare il movimento internazionale per il clima con un asse nel sud globale e una trazione indigena. Il disegno più grande intorno alla trentesima conferenza Onu sul clima non è solo come contenere l’aumento delle temperature entro fine secolo, ma anche la ridefinizione degli equilibri economici e di potere alla luce della rivoluzione industriale dell’energia verde. Che opportunità sarebbe quella di allontanarci dal nostro alleato più storico come gli Usa? «Quella di avere un ruolo di connessione globale insieme al Brasile, che si muove come una potenza, e la Cina, che è destinata a riempire il vuoto di potere lasciato dagli Stati Uniti. Trump, da un punto di vista energetico e quindi economico, è mosso dagli stessi interessi di Putin. La Russia ha abbastanza gas da alimentare l’Europa per un secolo, l’America è diventata il nostro primo fornitore di gas liquefatto dopo la guerra. Si stanno contendendo la nostra dipendenza energetica». Dalla Flotilla indigena la pressione sulla Cop30: fare dell’Amazzonia un santuario contro il fossile Siamo in grado di uscire da questa tenaglia? Le tematiche ambientali in Europa sembrano passate in secondo piano. Stiamo risentendo molto del contesto, l’ascesa delle destre, il populismo negazionista, ma soprattutto la guerra, che ha completamente cambiato il baricentro, le priorità e le percezioni. Eppure, nonostante tutto, l’Europa il suo Ndc previsto dall’accordo di Parigi lo ha presentato, gli obiettivi climatici a medio e lungo termine sono confermati. La decarbonizzazione va oltre il clima, questa è un’occasione storica. Qual è la postura corretta da avere con la Cina, che in questa ridefinizione degli equilibri sta uscendo come nuovo paese egemone? Ha visto quante concessionarie di auto BYD ci sono qui a Belém? Quante macchine cinesi si incontrano nel traffico brasiliano? Con una superpotenza tecnologica e industriale come la Cina l’unica opzione sensata è il dialogo. La vera sfida, per l’Europa, è accelerare i processi di innovazione per non farsi travolgere. A un certo punto, i consumatori europei si renderanno conto di qualcosa che i brasiliani, e non solo, hanno già notato: le tecnologie cinesi rendono l’auto elettrica molto più accessibile. La domanda però non è se sia una cosa giusta innovare, chiaro che lo è. La domanda è: ne abbiamo ancora la capacità? La capacità di innovare è una scelta. È vero: la Cina è un’economia centralizzata e diretta dall’alto, che si può permettere di programmare su scale decennali. Ma l’ostacolo che noi stiamo scontando è un altro: l’enorme quantità di di risorse che metteremo sul riarmo, è quello sbilanciamento che rischia di farci perdere l'ultimo treno verso il futuro. Giustizia globale o negazionismo, la Cop30 è una prova per la democrazia climatica Come giudica la presenza dell'Italia a Cop30? L’Italia ha interpretato la Cop come una fiera del suo Piano Mattei, che è una rebrandizzazione delle attività pubbliche e private che si facevano già in Africa, soprattutto guidate dall’Eni. Per il resto Meloni, che non è venuta a Belém, sta provando a diventare una portavoce con parole rispettabili dello stesso verbo trumpiano sul clima. L’Italia si sta incatenando al gas per i prossimi decenni, diventando un hub per l’Europa. Si sta mobilitando per tecnologie senza futuro come i biocarburanti. Il Brasile, paese che lei conosce bene, riuscirà a emergere come una potenza dopo questo evento? La politica estera del Brasile è chiara: proporsi come un paese che detta la linea al sud globale. Cop30 a Belém propone in modo chiaro questa doppia leadership emersa dal blocco Brics: il Brasile e la Cina. In questo paese ci sono tantissime contraddizioni democratiche e politiche, e per fortuna l’attivismo dei popoli indigeni ce lo sta ricordando: non ci si può presentare come leader dell’azione per il clima e poi estrarre petrolio nel delta amazzonico. La Cop30 e l’asse Lula-Guterres, l’umanità sarà salvata in portoghese Intanto in Italia la Cop30 sembra piuttosto fuori dal dibattito pubblico. Perché? Vedo un’indifferenza sconfortante. Chi ne parla, ormai lo fa in modo molto critico. Ma quella è la narrazione di chi non vorrebbe cambiare nulla nei sistemi energetici, portando al declino industriale e al collasso climatico allo stesso tempo.