L’avvocata ambientale, architetta dell’Accordo di Parigi, parla dalla Cop30 di Belém. Le mancanze dei paesi che, dopo aver sottoscritto l’intesa nel 2015, «non hanno fatto i compiti». Ma anche gli errori dei movimenti ambientalisti «hanno alienato la classe operaia e la gente comune, con cui dovevamo costruire ponti invece di tagliarli»: «Ora il movimento è più saggio e maturo, e penso abbia capito che le soluzioni per il clima si sviluppano attorno all’equità globale».
Farhana Yamin è una delle più note avvocate ambientali al mondo. Architetta dell’Accordo di Parigi, ma anche coordinatrice politica di Extinction Rebellion. La incontro nel lungo corridoio della zona centrale della Cop30 di Belém, con un lungo caffè in mano, segno della stanchezza e dell’avvicinamento ai negoziati decisivi (che giovedì sono stati interrotti da un incendio). Sono passati 10 anni da Parigi. Qual è lo stato delle cose? Mi sento come se l’Accordo di Parigi fosse uno dei miei figli


