L’oro ha sempre affascinato l’umanità che ne ha fatto di volta in volta simbolo di divinità, di potere, prestigio e disponibilità finanziaria. Sono d’oro gli ornamenti e le statue votive più preziose, le medaglie degli atleti di successo. È d’oro il tesoro che la tradizione vuole uno gnomo custodisca in una pentola alla fine dell’arcobaleno.

L’oro è tra i pochi metalli reperibili in natura direttamente come tale e non come composto da cui debba essere ricavato, è duttile e malleabile (facile da lavorare), è molto resistente a acidi, basi e solventi, ha un coloro “dorato” ma più di ogni altra cosa… è raro e quindi prezioso perché la sua richiesta è enormemente superiore alla sua disponibilità.

Benché da sempre ricercato, l’oro non è però l’unico metallo di cui vorremmo avere riserve ben più cospicue.

La legge della domanda e dell’offerta sta decisamente cambiando le gerarchie tra le materie prime preziose. Per restare nel campo dei metalli, ne esiste uno poco noto ai più che è ben più prezioso dell’oro e in prospettiva ancora più strategico. Si tratta dell’indio, un metallo piuttosto elusivo che non è reperibile in natura direttamente come tale ma solo dopo un considerevole investimento energetico a partire dagli scarti di lavorazione dei minerali di zinco.

L’indio ha una caratteristica decisamente unica: il suo derivato di ossidazione (l’ossido di indio), quando contenete piccole quantità di Stagno (si parla in questo caso di ossido di indio e stagno ITO) è sia un ottimo conduttore di elettricità sia trasparente alla luce visibile.

Le due caratteristiche sono normalmente appannaggio di materiali con proprietà molto diverse. I metalli sono ottimi conduttori ma sono completamente opachi. Al contrario molti ossidi (il vetro ne è un esempio) sono trasparenti ma non conducono per nulla l’elettricità.

Il comportamento dell’ossido di indio e stagno però è tutt’altro che una sterile curiosità scientifica: tutti i display di qualunque apparecchiatura elettronica hanno un sottile strato di ITO che li ricopre.

Senza non funzionerebbero. Chiudete gli occhi ed immaginate una giornata senza display. Niente telefono, televisione, computer, indicatori digitali della macchina, bancomat, smart watch,  tabelloni degli orari in ferrovia e in aeroporto… un incubo.

Il problema è che di indio sulla Terra ne abbiamo poco e male distribuito. In natura, non esistono giacimenti di Indio. Come dicevo, lo si ritrova solo in quantità minuscole nei minerali di zinco.

Solo chi possiede una industria metallurgica dello zinco di dimensioni gigantesche è in grado di ottenerlo in modo economicamente conveniente: Stati Uniti e Cina. Queste due superpotenze economiche controllano il mercato mondiale di questo metallo strategico.

L’Europa non produce Indio ed è totalmente dipendente dall’importazione per il suo approvvigionamento. Questa situazione però potrebbe cambiare.

Poco sopra ho scritto che non esistono in natura miniere di Indio, esistono però equivalenti di miniere create dall’uomo a cui non si pensa ma che nel caso degli elementi rari rappresentano fonti di approvvigionamento cui occorrerebbe guardare con molta più attenzione. Ho detto di come l’ITO (che contiene indio), sia utilizzato in tutti i display, qualunque sia l’apparecchio elettronico in cui sono utilizzati.

Questo comporta che i luoghi sulla terra in cui la concentrazione di indio è in assoluto più elevata siano…. le discariche.

L’indio è così equamente disperso sulla crosta terrestre che anche se il quantitativo di questo metallo che ogni schermo contiene è minimo, l’aver ammassato per decenni i cosiddetti Raee (Rifiuti di apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) in discariche ha creato dei veri e propri giacimenti cui prima o poi ci si dovrà rivolgere. In questo momento il costo dell’indio di provenienza estrattiva è ancora più basso di quello che si può ottenere recuperandolo dai Raee.

Il costo però non è l’unico parametro che andrebbe preso in considerazione. La totale dipendenza che in questo momento l’Europa ha verso Stati Unti e Cina per l’approvvigionamento di un materiale così strategico per l’intero settore dell’elettronica è molto pericolosa.

Altri paesi privi di risorse, il Giappone fra tutti, hanno già avviato seri programmi di recupero di Indio e altre materie prime critiche dalle discariche. È bene che anche l’Europa realizzi al più presto che le discariche sono vere e proprie miniere urbane.

Oggi i tesori non hanno più necessariamente l’aspetto lucente delle monete d’oro e per trovarli non serve più cercare la fine dell’arcobaleno.

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