Centinaia di scienziati del clima, migliaia di studi, otto anni di lavoro - basati su più di tre decenni di ricerca, sono stati ridotti negli ultimi quindici giorni a un unico messaggio: siamo a corto di tempo. Questo l’allarme lanciato dall’ultimo rapporto del gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc), pubblicato ieri. E che rappresenta la piena conoscenza del mondo fino ad oggi delle basi fisiche del cambiamento climatico. Si tratta insomma della prima grande revisione della scienza del cambiamento climatico dal 2013 e viene pubblicata a tre mesi dalla grande conferenza sul clima di Glasgow, la Cop26. 

Secondo la principale autorità mondiale in materia di scienze del clima, solo una rapida e drastica riduzione dei gas serra in questo decennio sarà in grado di prevenire conseguenze climatiche disastrose. Perché se c’è una cosa che questo nuovo rapporto sottolinea con molta chiarezza è che sia inequivocabile l’influenza umana sul riscaldamento dell’atmosfera, dell’oceano e della terra. E come questo cambiamento indotto dall’uomo stia producendo già ora eventi climatici estremi in ogni regione del mondo.

Si è infatti rafforzata l’evidenza scientifica rispetto al rapporto precedente che attribuisce fenomeni estremi come ondate di calore, forti precipitazioni e siccità all’influenza dell’uomo. E in questo senso molti impatti non possono e non potranno essere evitati. I ghiacciai montani e polari continueranno a sciogliersi per decenni.

Impatti a lungo termine 

Anche se il mondo riesce a limitare il riscaldamento climatico a 1,5°C, è probabile che alcuni impatti a lungo termine del riscaldamento già in atto siano inevitabili e irreversibili. Questi includono l'innalzamento del livello del mare, lo scioglimento del ghiaccio artico e il riscaldamento e l'acidificazione degli oceani. Secondo gli scienziati dell'Ipcc, drastiche riduzioni delle emissioni possono evitare peggiori cambiamenti climatici, ma non riporteranno il mondo ai modelli meteorologici più moderati del passato.

La riduzione della sensibilità climatica rafforza la fiducia degli scienziati nelle loro proiezioni su ciò che accadrà sulla Terra in una serie di scenari diversi. Secondo il rapporto Ipcc, ad esempio, in uno scenario di emissioni moderate che presenta pochi cambiamenti rispetto ai modelli di sviluppo globale odierni, le temperature globali supereranno probabilmente la soglia di 1,5 °C nei prossimi anni, prima di tornare al di sotto di tale soglia verso la fine del secolo.

Tuttavia una forte riduzione, rapida e sostenuta, delle emissioni avrebbe effetti già visibili nei prossimi vent’anni, infatti «limiterebbe il riscaldamento e migliorerebbe la qualità dell’aria». Inoltre potrebbe avere effetti potenzialmente di ampia portata sui cicli biologici, geologici, chimici e sul clima «influenzando la disponibilità e la qualità dell'acqua, la produzione alimentare e la bio diversità» si legge nel rapporto dell’Ipcc.

L’abbattimento delle emissioni abbasserebbe anche la concentrazione atmosferica di CO2 invertendo in questo modo l’acidificazione degli oceani, essendo uno dei maggiori immagazzinatori naturali di gas serra. Inoltre se le emissioni globali nette negative fossero raggiunte e sostenute l’aumento globale della temperatura indotto dalla CO2 verrebbe gradualmente invertito, portando nel giro di vent’anni ad una riduzione dell’aumento delle temperature medie. Insomma: dipende da noi. 

Non basta raffreddare

Se c’è una cosa infatti su cui concordano tutti gli scenari presentati e che prevedono maggiori o minori emissioni e quindi un maggiore o minore surriscaldamento terrestre, è che l’impatto del riscaldamento globale sui ghiacciai, sulle calotte glaciali e sugli oceani continuerà a farsi sentire, anche se le temperature saranno tenute sotto controllo.

Inoltre il rapporto ha evidenziato come la più grande incertezza in tutte le proiezioni sia come agiranno gli esseri umani, e in particolare i governi e le aziende a chiamare alla prossima conferenza sul clima. E a cui ad ogni nazione verrà chiesto di presentare nuovi piani per ridurre le emissioni di gas serra a un livello che limiterà il riscaldamento globale a non più di un 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali, come era ambizione dell'accordo sul clima di Parigi. 

«Questo rapporto deve segnare un punto di svolta per il carbone e i combustibili fossili» ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che ha inoltre chiesto la fine delle nuove centrali a carbone e dell’esplorazione dello sviluppo di nuovi combustibili fossili, e ha chiesto a governi, investitori e imprese di riversare tutti i loro sforzi in un futuro a basse emissioni di carbonio. C’è ancora tempo ma «le emissioni di gas serra dovute alla combustione di combustibili fossili e alla deforestazione stanno soffocando il nostro pianeta e mettendo a rischio immediato miliardi di persone». 

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