In Europa la primavera sta offrendo le sue prime giornate tiepide, ma in Asia il caldo è già di nuovo un’emergenza, sociale e sanitaria. Uno studio rapido fatto dal World Weather Attribution dell’Imperial College ha misurato che l’ondata di calore che a marzo ha colpito l’Asia centrale ha portato a temperature di 10°C più alte rispetto al clima pre-industriale. Secondo i modelli quattro di questi dieci gradi di sbalzo sono da attribuire al cambiamento climatico.

Pochi giorni dopo ci sono state temperature già superiori ai 40°C in almeno venti città dell’India, con settimane di anticipo rispetto al picco estivo locale. A Barmer, in Rajastan, si è registrato un’incredibile 46,4°C (sette più del normale, secondo il Dipartimento meteo dell'India), e a Delhi si stanno già preparando ai 42°C. Come ha detto il meteorologo, Mahesh Palawat, alla Bbc: «Qui siamo passati direttamente dall'inverno all’estate, la primavera si sta rimpicciolendo sempre di più».

Stress da calore

Nel rapporto sullo stato del clima in Europa del 2024 di Copernicus c’è il dato che le giornate di stress da calore «elevato», «molto elevato» ed «estremo» dell’anno scorso sono state il secondo numero più alto da quando abbiamo i dati. Inoltre, nello stesso rapporto, c’è scritto che il 60 per cento del continente ha avuto uno stress da calore superiori alle medie nel 2024.

Il caldo è la più sottovalutata delle emergenze sanitarie del nostro continente. Secondo uno studio di modellizzazione, uscito a gennaio e condotto dal laboratorio Environment & Health Modelling della London School of Hygiene & Tropical Medicine, e pubblicato su Nature Medicine, il cambiamento climatico potrebbe causare oltre 2,3 milioni di decessi legati alle temperature in 854 città europee entro la fine di questo secolo.

Le dieci città europee che vedranno il più alto numero di decessi legati alle temperature nei prossimi decenni, secondo lo studio, sono: Barcellona (246.082), Roma (147.738), Napoli (147.248), Madrid (129.716), Milano (110.131), Atene (87.523), Valencia (67.519), Marsiglia (51.306), Bucarest (47.468), Genova (36.338). Quattro su dieci sono italiane.

L’impatto sui corpi

Per valutare l’impatto sui nostri corpi del caldo estremo è molto interessante un esperimento condotto dai ricercatori dell'Università di Ottawa che prova a rispondere alla domanda sanitaria cruciale sull’intersezione tra salute e clima: quanto calore può sopportare il nostro corpo?

Nell’estate del 2023, dodici persone hanno partecipato a questo test sui limiti della sopravvivenza umana al calore estremo, portato avanti con monitor per la frequenza cardiaca e sonde per la temperatura. Le cavie delle ondate di calore sono state esposte a temperature di 42°C, mentre l’umidità aumentava progressivamente.

Dopo alcune ore di esposizione a queste condizioni estreme che replicavano quelle di un’ondata di calore grave come quelle che stanno colpendo diverse aree del mondo, la temperatura corporea interna ha iniziato a salire, come se il calore cuocesse i loro corpi dall’esterno, con i corpi stessi che perdevano progressivamente la capacità di raffreddarsi e ritrovare una temperatura ottimale.

Secondo la ricerca, che è stata pubblicata sulla rivista scientifica Pnas, la soglia oltre la quale il corpo non riesce più a recuperare una temperatura vivibile (cioè il cosiddetto punto di stress termico non compensabile) è più bassa di quella che pensavamo.

È la cosiddetta misura della temperatura «di bulbo umido», che unisce calore e umidità. Definire questo limite è fondamentale per le politiche di adattamento sanitario alle ondate di calore. Il punto di stress massimo non è a 35°C di bulbo umido, ma più basso, tra 26° e 31°C, oltre questa soglia anche il corpo sano di una persona sana inizia ad avere difficoltà pericolose per la salute e la sopravvivenza e rischia di andare in shock termico.

La conseguenza di questo studio è che anche un aumento di temperature di 2°C rispetto all’èra pre-industriale, che potrebbe essere raggiunto ormai prima della metà di questo secolo, le ondate di calore diventeranno un gigantesco problema sanitario trasversale ai continenti e alle economie.

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