Dopo la tragedia giapponese, nel marzo del 2011, anche in Europa c’è stato un momento di profonda riflessione sui pericoli di questo tipo di energia. La Germania ha chiuso tutte le sue centrali, la Francia no. «L’utilizzo tedesco è soltanto civile, in Francia è anche militare», dice Stéphanie Tillement, sociologa ed esperta di questioni nucleari
«Ero a già Parigi l’11 marzo del 2011», dice l’attivista giapponese Yûki Takahata, «e vedendo quello che accadeva a Fukushima ho deciso di impegnarmi nella battaglia antinucleare, perché quelle immagini mi hanno scioccata». Quel pomeriggio di quattordici anni fa, dopo un terremoto di magnitudo 9.1, la costa est del Giappone era stata colpita da un maremoto che aveva distrutto case, provocato oltre 19mila vittime e mandato in tilt il sistema di raffreddamento della centrale nucleare di Fukushima.



