La lunga strada dell’ambientalismo globale contemporaneo, quello che arriva all’accordo di Parigi e ai Fridays for Future, comincia il 22 aprile del 1970, negli Stati Uniti, nella primavera che ha seguito la summer of love. La conversazione sui cambiamenti climatici sarebbe arrivata solo decenni dopo, ma quel primo Earth Day è il momento della presa di coscienza collettiva sui limiti della crescita economica, sul fatto che l’inquinamento non è il profumo del progresso ma un prezzo troppo alto da pagare per i consumi e lo sviluppo. Le basi sono state messe quel giorno ed è per questo motivo che le celebriamo.

Non è un caso che il primo Earth Day sia stato nel 1970. Gli anni ’60 erano stati un periodo di crescita e benessere, ma anche di scricchiolii ecologici, che sono andati a coagularsi con la contestazione e il risveglio politico del decennio. L’ambientalismo stava trovando parole, idee e persone. A formulare l’idea di un Earth Day sono stati un senatore democratico del Wisconsin, Gaylord Nelson, il presidente degli studenti di Stanford, Denis Hayes, e un attivista per la fratellanza tra i popoli, John McConnell, devoto credente cristiano. Ma la prima scintilla era stata un libro uscito otto anni prima, scritto da una donna, la biologa marina Rachel Carson, che nel 1962 aveva pubblicato Silent Spring. Il titolo («primavera silenziosa») partiva dall’osservazione che i campi primaverili erano silenziosi per la mancanza degli uccelli, cacciati e uccisi dall’abuso di pesticidi. Erano gli anni dell’avvelenamento da DDT.

«Siamo a un bivio nel quale due strade divergono», scriveva Carson. «Ma a differenza delle strade della famosa poesia di Robert Frost, non sono ugualmente buone. Quella che abbiamo percorso finora è ingannevolmente facile, un’autostrada sulla quale viaggiamo a grande velocità ma alla cui fine c’è un disastro. L’altra strada, quella meno percorsa, ci offre l’ultima possibilità di raggiungere una destinazione che assicuri la preservazione della Terra». Era il 1962, alla fine di quel decennio due disastri ecologici hanno aperto gli occhi agli americani, confermando le paure di Carson. Il primo è stato l’esplosione di una piattaforma petrolifera al largo di Santa Barbara, nel 1969, che sarebbe stato superato per proporzioni e danni solo da Exxon Valdez nel 1989 e Deepwater Horizon nel 2010. L’equivalente di 100mila barili di petrolio si sono riversati nelle acque della ricca California, uccidendo uccelli, pesci, leoni ed elefanti marini. Il secondo è stato l’ennesimo incendio sul fiume Cuyahoga, in Ohio, così devastato dall’inquinamento industriale che le acque prendevano fuoco. Ne hanno cantato i R.E.M. di Michael Stipe, negli anni ’80: «Questo è il fiume dove abbiamo camminato, questo è il fiume che abbiamo nuotato, fate una foto, prendete un souvenir, il fiume è andato».

Movimento globale

Questi sono stati i segni che i fondatori dell’Earth Day hanno letto e interpretato, trasformando quella preoccupazione in un movimento di massa, che ha portato in piazza milioni di americani. Il primo a parlare di una festa mondiale per la Terra è stato un pacifista dell’Iowa cresciuto in una famiglia di missionari pentecostali. Ha creato la prima bandiera della giornata della Terra e ha scritto una dichiarazione poi firmata da decine di leader mondiali. A trasformare quell’idea nella celebrazione che conosciamo oggi è stato il senatore Gaylord Nelson, che ha deciso di adattare i metodi di divulgazione degli attivisti anti-militaristi contro la guerra in Vietnam in un’ottica ecologista. Ha sviluppato insieme al capo degli studenti di Stanford il progetto di una serie di teach-in nei principali atenei americani. È per questo che celebriamo la giornata della Terra il 22 aprile, data perfetta tra lo spring break e gli esami finali. L’organizzazione di Nelson e Hayes ha avuto un riscontro mediatico immediato, che ha fatto uscire la manifestazione dai campus e ha riempito le strade d’America.

L’Earth Day sarebbe diventato la festa globale che conosciamo oggi solo vent’anni dopo, due anni prima del summit internazionale di Rio, quello che ha gettato le basi di Kyoto, Parigi e poi Glasgow. Gli effetti americani sono stati importanti, sull’onda di quel movimento pochi mesi dopo è nata l’Epa, l’Environmental protection agency, che ha un ruolo fondamentale nella politica ambientale americana e ha fatto passare al Congresso leggi che sarebbero diventate dei modelli, come il Clean Air e il Clean Water Act. Nelson, Hayes e McConnell sono a diverso titolo riconosciuti come padri dell’ambientalismo americano, che negli anni hanno contribuito a formare e portare avanti. Rachel Carson non è riuscita a vedere tutto questo, è morta nel 1964 per un infarto, gran parte del suo riconoscimento come fondatrice dell’ecologismo e dell’ecofemminismo è stato postumo. Il DDT è stato messo al bando nel 1972, nel 1980 le è stata riconosciuta la Presidential medal of freedom, il più alto onore civile degli Stati Uniti.

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