Bisogna guardare con molta attenzione al caso di Disha Ravi, l’attivista dei Fridays for Future indiani arrestata sabato a Bangalore con l’accusa di cospirazione e sedizione. Non è solo un fatto evidentemente grave in sé, ma è anche una vicenda che contiene più di quanto sembri in apparenza. Ravi ha ventidue anni, è una delle fondatrici del movimento in India e non è stata arrestata durante una manifestazione (come per altro già successo ai Fridays in India), ma è stata prelevata dalla sua abitazione a causa del suo attivismo online, in collegamento a due tweet di Greta Thunberg del 2 e 3 febbraio.

Ravi era in contatto WhatsApp con l’ispiratrice dei Fridays for Future e aveva condiviso con lei un dossier sulle proteste dei contadini indiani contro le nuove leggi di liberalizzazione del mercato agricolo volute da Narendra Modi. I documenti che Ravi ha passato a Thunberg e che quest'ultima ha rilanciato su Twitter contenevano informazioni già pubbliche sulle manifestazioni: dove partecipare, come dare sostegno a distanza, quali hashtag usare.

Era il semplice scambio di materiali tra attiviste di un movimento globale, ma per la polizia indiana sarebbe invece la prova che Fridays for Future è parte di un movimento che trama per indebolire e screditare l’azione della democrazia più grande del mondo, ed è su queste basi che ha arrestato Disha Ravi. «L’obiettivo di quel toolkit era creare disinformazione e scontento contro il governo e le sue prerogative», ha detto il portavoce della polizia di New Delhi.

Conflitto con le istituzioni

L'arresto di Disha Ravi è un evento significativo nel percorso dei Fridays for Future. Greta Thunberg scioperò davanti alla sua scuola per la prima volta nell'estate 2018, innescando un movimento globale e non violento di studenti per la lotta contro i cambiamenti climatici. Da allora il principale problema nei rapporti dei Fridays col potere era stato il paternalismo.

Thunberg e gli attivisti di tutto il mondo sono stati ricevuti da governi e istituzioni sovranazionali, sono entrati all’Onu e agli Stati generali di Conte, hanno sempre ricevuto grandi promesse, elogi e pacche sulle spalle, per poi essere rimandati a casa. La storia di Disha Ravi invece è a oggi il momento di conflitto più diretto e muscolare tra le istituzioni di una democrazia e il movimento.

Il caso ha origine nelle ambizioni stesse dei Fridays for Future, che in India si sono schierati dalla parte dei contadini, in una battaglia che ha sicuramente contenuti climatici ma anche un significato politico più ampio. Le tre leggi di Modi riducono i sussidi a favore dei contadini e spalancano il commercio agricolo al libero mercato.

Per i sindacati è una sciagura che aggraverà la catastrofica povertà degli agricoltori indiani. Le proteste sono state prolungate, dure e molto partecipate. È questo il fronte che hanno scelto i Fridays indiani, andando a giocare una partita che li ha messi in collisione diretta col governo.

Fuori dai confini dell’ambientalismo

Disha Ravi è stata il parafulmine di questa tensione ed è anche il simbolo di come la cornice politica della giustizia climatica (che mette insieme ecologia, diritti dei lavoratori e lotta alle diseguaglianze) porterà sempre più spesso il movimento fuori dai confini dell’ambientalismo in senso stretto.

Come racconta la Bbc, Ravi viene da una famiglia di contadini, lavora in una fabbrica di prodotti vegani, la sua attività politica l’ha portata a battersi contro il razzismo, il sessismo e la pena di morte, così come per la protezione dei macachi e contro una centrale idroelettrica. Negli anni è diventata un’attivista locale di alto profilo, è stata intervistata da Vogue e dal Guardian. È difficile non leggere nel suo arresto un messaggio di intimidazione ai Fridays for Future e agli ambientalisti indiani, come a dire: state al vostro posto.

Accuse di cospirazione

Non è la prima che il movimento finisce nei radar repressivi del governo. A luglio, il loro sito era stato oscurato, perché il contenuto era accusato di incoraggiare «attività illegali o terroristiche», che nello specifico erano mandare e-mail a raffica al ministro dell’Ambiente per contestare una legge.

In precedenza, diversi attivisti era stati arrestati durante le proteste per salvare la foresta di Aarey, vicino Mumbai. Tensione e nervosismo nei confronti dei Fridays sono leggibili anche nell’accusa a Disha Ravi e al movimento di aver tramato, per scrivere il documento incriminato, con associazioni legate ai gruppi separatisti Sikh del Punjab. Subito dopo il post di Thunberg che ha innescato questa catena di eventi, il ministro dei trasporti Vijay Kumar Singh aveva scritto su Twitter: «La cospirazione contro l’India è stata esposta. Bisogna indagare e trovare i colpevoli di questa macchinazione e assicurarli alla giustizia». Era il 4 febbraio, dieci giorni dopo Disha Ravi è stata arrestata.

© Riproduzione riservata