Gli ambientalisti brasiliani sono in rivolta: il paese è entrato nell’Opec+, mira a estrarre sempre più petrolio (già oggi è il settimo produttore mondiale) e punta ai pozzi petroliferi nel delicato estuario amazzonico. Inoltre è lacerato tra la responsabilità di organizzare la delicatissima Cop30 a novembre e la tentazione di sfruttare le sue immense riserve fossili
Dopo Emirati Arabi e Azerbaigian, la comunità della diplomazia climatica sembrava pronta a tirare un sospiro di sollievo almeno sul paese al quale vengono affidate le conferenze Onu sui cambiamenti climatici. Formalmente, la Cop30 non viene organizzata da un petrostato, visto che l'appuntamento è a Belém, in Brasile, nella foresta amazzonica. E se invece non fosse così? E se invece il Brasile di Luiz Inácio Lula da Silva fosse un petrostato travestito da campione del clima? L'allarme arriva dall



