In Germania le manifestazioni pro-Pal sono tenute particolarmente d’occhio: la ragione è la posizione storica di Berlino nei confronti di Israele, ma adesso la Linke – mettendo già le mani avanti contro le accuse di antisemitismo – vuole organizzare una piazza sull’esempio di quelle andate in scena in altre città europee per protestare contro le azioni dell’Idf e del governo Netanyahu
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Bentornati al vostro appuntamento settimanale con gli aggiornamenti sulla Germania. Buttiamo un occhio oltreoceano, dove il cancelliere sta vivendo il suo debutto sulla scena politica mondiale al suo primo G7 in Canada, ma parliamo anche delle questioni che agitano gli animi dentro i confini, oltre che di come le femministe si sono riprese una parola ingiuriosa e ora la dominano.
G7 e altre ambizioni
Il viaggio di Friedrich Merz a Washington a inizio mese doveva essere propiziatorio per avviare al meglio un rapporto tra il cancelliere e un interlocutore complicato come il presidente degli Stati Uniti. Alla fine, nonostante quell’appuntamento fosse andato bene – come ha dimostrato anche l’incontro con la stampa alla Casa Bianca – dal presidente americano non ci si può aspettare chissà che affidabilità. Al punto tale che lo stesso cancelliere ha abbassato per primo le aspettative sull’incontro tra i sette grandi in Canada.
Ed effettivamente, Merz ci ha visto bene. Tant’è vero che Donald Trump è ripartito prima che iniziasse la giornata di incontri dedicata all’Ucraina, su cui pure Berlino avrebbe voluto una posizione netta di Washington. Come è successo già alla Casa Bianca, infatti, Merz ha spiegato che sperava in un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia condivise anche dagli americani – che non arriva da gennaio scorso, quando Trump è entrato in carica – per esempio utilizzando i fondi russi all’estero congelati dall’inizio della guerra.
E invece, tutto si è risulto in un nulla di fatto, esattamente come per quanto riguarda la discussione sui dazi. Su cui però le aspettative erano perfino più basse: «Non ci sarà una soluzione a questo vertice, ma potremmo avvicinarci un po’» aveva detto Merz prima dell’inizio del summit. Il problema anche in questo caso è stato il presidente americano, visto che il cancelliere si era confrontato sull’argomento prima dell’inizio del vertice con Giorgia Meloni, Keir Starmer ed Emmanuel Macron.
Occhi su Gaza
Dopo aver riempito le piazze di tante città europee, la protesta contro gli abusi sulla Striscia di Gaza potrebbe arrivare anche in Germania. Perfino in un clima in cui le manifestazioni pro-Pal vengono spesso attenzionate più che altrove, ora chi scende in piazza per difendere i diritti dei palestinesi potrebbe arrivare ad avere anche una sponda politica.
La Linke ha infatti annunciato di voler organizzare per fine luglio una protesta contro le azioni dell'esercito israeliano nella Striscia: lo schema è quello che è stato seguito anche in altri stati europei, con il coinvolgimento di attori della società civile e voci palestinesi ed ebraiche. Ovviamente, ha già assicurato la segretaria Ines Schwerdtner, non ci sarà spazio per l’antisemitismo: «La repubblica federale è investita di una grande responsabilità per la protezione degli ebrei per ovvi motivi storici, ma abbiamo anche una responsabilità di segnalare la sofferenza che si sta vivendo a Gaza».
Come garanzia, dal partito tirano in ballo una linea guida che la Linke ha stabilito durante l’ultimo congresso: gli iscritti si sono infatti proposti di non ignorare mai l’antisemitismo che stimola il terrore assassino di Hamas e Hisbollah. Il dibattito sulla posizione sul conflitto in medio oriente è comunque rimasto aperto a lungo, e le posizioni di alcuni parlamentari sono state anche pesantemente criticate per aver – secondo i detrattori – messo in discussione il diritto d’esistenza di Israele.
Il partito ha comunque proposto al governo il riconoscimento dello stato palestinese, necessario per fare un passo verso la soluzione dei due stati. Anche per il padre fondatore della Linke Gregor Gysi, la battaglia contro Hamas «non giustifica la battaglia contro i civili che ha provocato decine di migliaia di morti e feriti. Anche se si criticano duramente queste iniziative, non si può dire che le mette in atto Israele, ma il governo di destra di Netanyahu». Schwerdtner è arrivata ad accusare il governo tedesco di rendersi «complice» di Israele per non aver preso una posizione politica. Di recente, anche un’altra deputata della Linke ha fatto parlare di sé: Cansin Köktürk è stata cacciata dall’aula per aver indossato una maglietta con la scritta “Palestine” e per aver postato una foto di sé al Bundestag mentre indossava la kefiah.
Posti vicini
Le ferrovie tedesche hanno cancellato la possibilità di effettuare delle prenotazioni familiari. Sembra un’inezia, ma adesso per le famiglie costerà extra ogni prenotazione che permette a genitori e bambini di avere posti vicini. Sui treni tedeschi è infatti anche uso comprare un biglietto senza prenotare un posto, con il risultato che spesso si viaggia in piedi o seduti negli interstizi.
La misura di Db, al centro delle critiche anche per la scarsa puntualità dei treni (negli ultimi due mesi erano in orario appena il 62 per cento dei convogli) e per i regolari disagi che complicano la vita ai viaggiatori in Germania, è stata al centro di polemiche da parte della sinistra. Hanno preso posizione diversi membri del governo della Spd, ma l’azienda ha continuato per la sua strada. Il ministro dei Trasporti, in mano ai cristianodemocratici, è rimasto invece in silenzio.
In futuro, per prenotare un posto a sedere in seconda classe si dovranno pagare 5,50 euro, in prima 6,90. Il paradosso è che, fino a 14 anni, il biglietto è gratuito, ma la prenotazione si dovrà comunque pagare.
La “fica” è mia e me la gestisco io
No, non vogliamo essere volgari senza motivo. Usiamo un termine come questo soltanto per raccontare come un gruppo di rapper (donne) si sono appropriate di un termine che in tedesco è degradante e insultante privandolo del suo potere denigratorio. Fotze, infatti, si usa anche per insultare le donne in generale: letteralmente significa quello che immaginate, ma l’uso che se ne fa è più simile a quello di “cunt”. La parabola è la stessa che la comunità Lgbtq+ ha impresso all’espressione “Schwul”, trasformata progressivamente da un insulto a un termine colloquiale per dire “omosessuale”.
Negli anni Dieci, Fotze era una parola degradante utilizzata soprattutto dai rapper uomini, pronti a ingiuriare le donne nei loro testi con il peggior insulto “di genere”. I tempi sono cambiati, come scrive la taz. Ad aprire le danze è stato il duo SXTN, che già nel 2016 in un pezzo cantava «Oggi vado al club con le mie Fotzen» e un anno dopo ha chiamato il disco di debutto Sono tornate le Fotzen. I testi delle due rapper sono durissimi ma, come scrive Maja Görtz, far proprie certe parole permette di comprenderne i meccanismi, invece di limitarsi a reagire con imbarazzo.
Sulla stessa lunghezza d’onda di SXTN si è piazzata qualche anno dopo Shirin David, che ha derivato da Fotze l’aggettivo “fotzig”, diventato addirittura un dresscode. Provocatorio, ovviamente, ma inteso anche come statement di una sessualità governata, non subita. In tempi ancora più recenti, la queen del genere è diventata però Ikkimel, che è arrivata a chiamare il proprio album di debutto proprio FOTZE (in caps lock) e usa il termine con una frequenza senza pari anche nei suoi testi: sempre con l’autocelebrazione e l’ironia con cui il movimento femminista ha disarmato gli uomini che speravano di insultare le donne.
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