Deutsche Vita

Draghi l’ha spuntata contro Weidmann, ma nella sua eredità c’è anche l’euroscetticismo tedesco

28 October 2019, Hessen, Frankfurt/Main: Chancellor Angela Merkel (CDU, r) embraces outgoing ECB President Mario Draghi at a ceremony marking the change at the head of the ECB. Photo by: Boris Roessler/picture-alliance/dpa/AP Images
28 October 2019, Hessen, Frankfurt/Main: Chancellor Angela Merkel (CDU, r) embraces outgoing ECB President Mario Draghi at a ceremony marking the change at the head of the ECB. Photo by: Boris Roessler/picture-alliance/dpa/AP Images

La sopravvivenza professionale di Draghi non era per niente scontata. Lo strapotere della Bundesbank sembrava essere ormai travasato nelle pratiche della Bce, costruita proprio sul modello (e nel luogo) della sua omologa tedesca

  • Nei libri di testo, le banche centrali (e la Bundesbank) sono infatti votate ad alzare e abbassare i tassi d’interesse in maniera quasi meccanica, mantenendo un modico di stabilità nel tasso d’inflazione e prevedibilità nelle crisi costi quel che costi.
  • Il banchiere centrale ha sempre avuto pochi amici anche nella Berlino politica, divenendo quasi subito il bersaglio preferito della Cdu.
  • La vera ironia è che la polemica dei conservatori per la politica della Bce è stata talmente ossessiva da diventare, infine, realtà. Alle elezioni europee del 2014 si presentò infatti un piccolo partito euroscettico, Alternative für Deutschland.

Riuscirà Mario Draghi a domare la baraonda della politica italiana? Chi vivrà vedrà, ma è lecito aspettarsi molto da chi, quando era a capo della Banca centrale europea (Bce), è stato capace di domare una fiera ben più feroce: l’ortodossia monetaria tedesca. Serve, in fondo, una certa fibra per spuntarla contro la Bundesbank, la potente istituzione che l’economista Ulrike Herrmann ha lamentato essere «uno stato nello stato», indurita da decenni di vittorie contro le pressioni di Bonn. La sopr

Per continuare a leggere questo articolo