Prosegue la pubblicazione del podcast “I Barbari”, di Veronica Cirillo e Fernando D’Aniello, che raccoglie voci tra Germania e Europa. Per riascoltare le varie puntate, man mano che verranno pubblicate, potete cliccare qui. Trovate gli episodi sul nostro sito, su Spotify e su Apple Podcast.

Nella terza puntata dello speciale de i Barbari “Germania al voto”. Dopo aver analizzato i sedici anni di cancellierato di Angela Merkel e la campagna elettorale ancora in corso, proviamo a capire cosa accadrà nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Vale a dire le sfide che il governo tedesco dovrà affrontare.

Con noi, ancora una volta il professor Angelo Bolaffi, filosofo, con il quale iniziamo questo viaggio con una premessa: «Ancora oggi non si è riconosciuta la giusta importanza alla riforma della cittadinanza di Schröder e Fischer. È stata una vera rivoluzione». Si tratta di uno dei provvedimenti decisivi nella trasformazione della repubblica federale, che per certi aspetti anticipa la discussione avviata poi dalla crisi dei migranti del 2015.

La puntata integrale può essere ascoltata qui o anche sulle altre piattaforme social:

Il nostro secondo ospite di oggi, Jacopo Pepe, ricercatore della Stiftung Wissenschaft und Politik di Berlino spiega come dalla crisi del 2015 entriamo nel merito della puntata: «Quindi anni sono un tempo piuttosto breve se letto in una prospettiva dei lunghi processi storici e politici. In Europa la questione era e rimane il rapporto con la Francia, per quanto riguarda le relazioni extra europee la questione rimane il rapporto con la Russia anche se cambiato mentre ha assunto una valenza stranamente conflittuale il rapporto con gli Stati Uniti da un punto di vista della classica politica tedesca della repubblica federale di Bonn. A questo si è aggiunto l'incognita della Cina».

Incognita Pechino

Partiamo dal rapporto con gli Stati Uniti, complicato e non destinato a migliorare nemmeno sotto la presidenza Biden. Certo con Trump le cose si erano complicate: la sua richiesta di costruire un muro, uno «splendido muro» (a beautiful Wall), faceva un po’ rabbrividire in un paese che trent'anni fa aveva dovuto abbattere il Muro vero che divideva la popolazione. E del resto le immagini dell’assalto al Campidoglio avevano segnato l’opinione pubblica tedesca. Ma certamente anche il ritiro da Kabul con il presidente Biden che ne sottolinea la compatibilità con gli interessi americani annunciano come la fase America first non sia finita con l’uscita di Donald Trump dalla Casa Bianca.

Tra le questioni più discusse durante la campagna elettorale c'è sicuramente la questione del cambiamento climatico e la necessità di una trasformazione verde dell'economia. Una questione che per riguarda il futuro industriale, dunque, non solo il comparto automobilistico. Per la Germania, un paese manifatturiero, è una sfida enorme, proprio perché, in caso di fallimento, potrebbe mettere a repentaglio tutta la sua economia e l'occupazione, con enormi conseguenze sociali.

Persino i conservatori ne sono consapevoli: del resto i Fridays for Future sono un movimento che in Germania ha avuto una rilevanza enorme ed è certamente una delle ragioni del successo dei Verdi. Su questi temi il bilancio della cancelliera Merkel non è positivo, come ci ricorda la nostra terza ospite Désirée Biehl, ricercatrice di Villa Vigoni, che abbiamo già ascoltato nel corso delle prime due puntate.

Tra le altre questioni che affrontiamo c’è quella del Nord Stream 2, il raddoppio del gasdotto che unisce i giacimenti russi all'Europa. Gran parte della politica tedesca, una vera e propria maggioranza trasversale, ha sostenuto il progetto con uno slogan: si tratta di un'opera imprenditoriale che nulla ha a che fare con la politica.

Un’infrastruttura che serve sia alla Germania sia all’Europa, aumentando e diversificando le fonti energetiche. Una risposta "tecnica" a un’obiezione politica: ovvero evitare un legame troppo stretto con la Russia di Putin. Ora il governo tedesco ha siglato un accordo con gli Stati Uniti che include anche eventuali compensazioni per i paesi dell'Europa dell'Est, da sempre molto critici sul progetto. Ma negli ultimi anni anche il rapporto con la Cina è stato mascherato come se fosse puramente commerciale. Tuttavia anche in questo caso non possono non emergere criticità politiche come nella vicenda del 5G Merkel era riuscita alla fine del semestre di presidenza tedesca a firmare un accordo commerciale proprio con la Repubblica popolare, che però ad oggi è bloccato. Proveremo quindi a capire come evolverà il rapporto con la Cina nei prossimi anni.


 

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