La notizia della settimana in Germania è senz’altro l’assemblea della nuova organizzazione giovanile di AfD. La Junge Alternative, prima versione dell’associazione, era stata sciolta in fretta e furia per evitare che i servizi segreti interni la classificassero come caso di estremismo da tenere d’occhio. La nuova versione, in realtà, non appare molto meno minacciosa. Parliamo anche delle battaglie di Friedrich Merz che continuano a mettere a dura prova la tenuta di un’intesa già fragile con i socialdemocratici. 

Gioventù compromettente

Il bilancio finale della due giorni di Giessen è variegato. Da un lato la Generation Deutschland ha un nuovo leader che sembra tutt’altro che moderato: Jean-Pascal Hohm è radicale, se non nei modi, nel merito. Allineato con i vertici del partito, ha il compito essenziale per un partito che già si vede alla guida della Germania di crescere la prossima generazione di classe dirigente. 

In tutto ciò, raccomanda Tino Chrupalla, cosegretario del partito di estrema destra, è il caso che non perda lo spirito “ribelle”. Tradotto: i giovani non si ammorbidiscano troppo. Ma non sembra ci sia rischio: al congresso fondativo era presente l’editore d’area Götz Kubitschek con un banchetto in cui vendeva la sua produzione, ma anche la Identitäre Bewegung, “movimento identitario”, altra discussa organizzazione collaterale ad AfD da cui Hohm non ha intenzione di prendere le distanze. 

La cittadina dell’Assia scelta da AfD è stata poi invasa da 30mila persone che sono scese in piazza contro il congresso, come accade praticamente ovunque il partito d’estrema destra decida di celebrare un evento. Le forze dell’ordine sono anche intervenute contro alcuni manifestanti con alcune cariche, soprattutto laddove gli oppositori hanno cercato di bloccare le vie d’accesso alla sede del congresso. Alice Weidel ha pesantemente criticato le proteste: «Smettetela di diffamarci come estremisti di destra». 

AfD sta cercando di collocarsi come partito di centro per allargare ulteriormente la platea dei potenziali elettori. A questo serve anche la figura di Hohm, eletto mentre media e commentatori sono rimasti (giustamente) ipnotizzati da un candidato eclettico al limite dello spaventoso. Sui social media è diventato virale l’intervento di Alexander Eichwald, membro del circolo della Renania settentrionale-Westfalia che con una r particolarmente arrotata e un tono non dissimile da quello che usava nei suoi discorsi Adolf Hitler ha fatto venire i brividi a tanti osservatori. 

Tanto ha colpito il suo pubblico Eichwald – sospettato in un primo momento di essere un “agente” di una trasmissione comica mandato appositamente per ingannare i giovani di AfD o addirittura un infiltrato dei servizi segreti – che addirittura i vertici di partito si sono chiesti chi fosse il figuro che è riuscito comunque a raccogliere quasi il 13 per cento dei voti al congresso. Look improbabile, toni spaventosi: «È e rimane nostro obbligo nazionale quello di difendere la cultura tedesca da influenze straniere». Ora sembra che addirittura il suo partito abbia deciso di espellerlo.

Sereno variabile

Reduce di un incontro con una classe di scuola per la tradizionale cerimonia d’accensione dell’albero di Natale della cancelleria, Merz dopo diverse settimane di tensione può tirare un breve sospiro di sollievo. Sembra infatti che l'opposizione interna al suo partito sulla riforma pensionistica stiano finalmente accennando a placarsi. Negli ultimi giorni era suonato l’allarme rosso dopo che i diciotto parlamentari della Junge Union avevano minacciato di affossare il pacchetto proposto dalla grande coalizione: Merz si era trovato tra l’incudine e il martello, con la Spd indisponibile a rivedere le sue richieste e la corrente interna ferma sulle sue posizioni. Ora sembra che i giovani deputati abbiano rivisto la propria posizione: in una votazione di prova avvenuta mentre scriviamo, il partito sembra unito. 

D’altro canto, la Cdu resta il bersaglio di chi vede in lei un argine non più tanto solido contro l’estrema destra. Il Zentrum für Politische Schönheit, l’organizzazione di attivisti democratici che aveva sabotato anche l’intervista estiva all’aperto di Alice Weidel mandando a tutto volume nelle vicinanze un pezzo composto per l’occasione, è tornato ad agire proprio davanti alla sede del partito del cancelliere, dove è stata piazzata una statua di Walter Lübcke, il politico locale della Cdu ucciso qualche anno fa da un estremista di destra. Nel 2019 era stato in prima fila durante la crisi dei migranti ed era morto per mano di un attentatore «ispirato da AfD». Il politico dell’Assia viene definito «l’ultimo eroe della Cdu» e sarà affiancato da un cartello con informazioni sulla sua storia e una panchina per sedersi al suo fianco. Lo scopo, spiegano gli attivisti, è quello di ricordare alla Cdu la sua responsabilità democratica. «La strada che porta il fascismo al potere passa per i conservatori. Non c’è nessuna possibilità per l’AfD di andare al governo senza la Cdu». 

Motori a scoppio «di grande efficienza»

Torna al centro della discussione politica anche la rinnovata attenzione della Commissione europea per il destino dei motori a scoppio dopo il 2035. Su pressioni di diversi stati nazionali – tra cui anche Germania e Italia – Bruxelles ha rivisto le proprie priorità e sta valutando di continuare a permettere anche la produzione di motori a scoppio “normali”. 

Merz a questo proposito aveva addirittura scritto una lettera alla presidente Ursula von der Leyen: una missiva accolta «positivamente» raccontano all’Handesblatt dalla Commissione, che valuterà «tutti gli sviluppi tecnologici, anche il ruolo di carburanti poveri di emissioni e biocarburanti». Ovviamente questa prospettiva cambia radicalmente le cose per l’automotive tedesco, che ancora continua a produrre per la maggior parte – a ottobre erano tre quarti delle nuove immatricolazioni – macchine con motore a scoppio. La possibilità di mantenere in vita questo segmento di mercato con «motori a scoppio ad alta efficienza» piace anche alla politica, in particolare ai governatori dei Land in cu hanno sede le potenti case automobilistiche, come la Baviera di Markus Söder. Quale sia la reale definizione di «alta efficienza» per altro non è chiaro (e secondo i detrattori non appare sostenibile, considerato che un motore a scoppio produce sempre emissioni) tanto più se il perimetro comprenderà anche motori tradizionali alimentati con biocarburanti a loro volta prodotti in maniera non sempre accettabile nel lungo periodo. 

L’altra strada che ha intenzione di percorrere Berlino per salvaguardare la propria economia è l’ibrido: mantenere in vita il motore a scoppio per sostenere la tecnologia ponte sembra essere un’alternativa sostenibile anche per Bruxelles. Un’opzione che però nella pratica non cambia molto le abitudini dei consumatori: tanti sfruttano poco il motore elettrico e utilizzano soprattutto la benzina. C’è attesa per la decisione della Commissione, che potrebbe arrivare anche a gennaio: tra le possibilità c’è quella di differenziare il mercato dei privati da quello delle auto aziendali, soggetto a misure più stringenti. Un primo segnale, ma chissà se arriverà. 

Droni contro droni

Il ministero dell’Interno tedesco ha presentato la propria risposta ai casi in cui sciami di droni sono comparsi nel cielo sopra gli aeroporti tedeschi. Alexander Dobrindt ha proposto la creazione di un’unità di difesa dai droni presso la polizia federale. La sicurezza è materia di competenza dei singoli Land, ma – come negli Stati Uniti l’Fbi – esiste una polizia nazionale. Per il momento in servizio sono previsti 130 agenti, mentre i costi dovrebbero arrivare a una cifra a sei zeri. 

Entro dicembre è prevista anche la creazione di un centro di respingimento dei droni che coordini l’azione in tutti e sedici i Land. L’esempio da seguire è il centro antiterrorismo comune in cui le forze di polizia locali si confrontano e scambiano informazioni. A essere particolarmente allerta sono soprattutto i cinque Land più a nord, che hanno già avuto incontri ad hoc sul tema. C’è anche una via legislativa: il governo ha intenzione di modificare la legge che governa l’azione della polizia federale, per permetterle anche di abbattere, qualora fosse necessario, droni “non collaborativi”. Sulla stessa lunghezza d’onda la modifica della legge sulla sicurezza dello spazio aereo, che dovrebbe ampliare le possibilità dell’esercito in caso di nuovi avvistamenti. Una modifica rapida, che però preoccupa le opposizioni, dubbiose sull’attribuzione della responsabilità di caso in caso: c’è bisogno, sostengono diverse voci, di una regolamentazione più precisa. 

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