Da settimane si discute su come aumentare il numero di reclute della Bundeswehr: l'ultima proposta in discussione prevede che tra gli abili al servizio militare siano scelti casualmente i futuri militari da richiamare. L’attesa logora l’amato ministro della Difesa Pistorius
Una settimana aperta dall’appuntamento di Sharm el Sheikh, ma che sta crescendo d’importanza anche a livello di politica interna per il cancelliere tedesco Friedrich Merz.
Nodo leva
Torniamo a parlarvi del dibattito sul servizio di leva. La Spd, pur essendo il partito del primo beneficiario di un nuovo servizio militare, il ministro della difesa Boris Pistorius, si ritrova a fare da argine alle ambizioni della Cdu.
Il partito del cancelliere, a cui non basta l’idea di un servizio volontario, avrebbe infatti proposto di aumentare il numero di reclute attraverso un sistema di selezione casuale. Il sorteggio tra coloro che risultano adatti al servizio riuscirebbe così a garantire il numero di militari necessario per rilanciare le forze armate tedesche. Il capogruppo Spd Matthias Miersch per il momento si è mostrato tiepido e ha rinviato eventuali valutazioni al dibattito parlamentare. Per il momento, infatti, i socialdemocratici vorrebbero limitarsi a proporre un modello su base volontaria, magari reso più attrattivo da altri vantaggi, come una paga più alta e altri benefit.
Il dibattito rischia però di logorare anche Pistorius stesso, che pure continua a essere il politico più amato in Germania. Finora aveva colpito con critiche dure alla gestione precedente e progetti ambiziosi, ma adesso che si tratta di mettere a terra servizio militare e rilancio della Bundeswehr, sembrano sorgere dubbi su quanto sia davvero l’uomo giusto al posto giusto. Lo Spiegel riporta i dubbi che circolano a Berlino, dove qualcuno inizia a chiedersi se il ministro si impegni effettivamente abbastanza per raggiungere i suoi obiettivi.
Pur avendo a disposizione fondi fuori misura rispetto a quelli dei suoi predecessori, che non hanno beneficiato dei fondi extra, davanti a Pistorius si apre anche un grosso tema per quanto riguarda il programma di acquisti. Spesso infatti gli ordini non vengono evasi in tempo, quasi che il ministro non segua abbastanza da vicino la questione. Lo stesso vale per la leva: Pistorius vorrebbe più uomini, ma con questa ambizione si trova in minoranza nel suo partito: in più, i problemi interni alla Cdu rimandano ulteriormente i suoi progetti.
Un tedesco in medio oriente
Sul piano della politica internazionale, vi dobbiamo un’analisi della posizione di Berlino nella vicenda mediorientale. Come Giorgia Meloni, Friedrich Merz è comparso alle spalle di Donald Trump, anche se il cancelliere non ha avuto la dubbia fortuna di ricevere complimenti sulla sua bellezza. Come l’Italia, anche la Germania non ha avuto nessun ruolo rilevante nell‘elaborazione degli accordi di pace.
Ciononostante, il cancelliere è convinto di avere buone carte da giocare quando si tratterà di ripartire i posti nel board internazionale che gestirà la ricostruzione. Da un lato, infatti, Berlino non ha proceduto come altri paesi europei al riconoscimento dello Stato palestinese, riuscendo a mantenere – nonostante le tensioni – un buon rapporto con Tel Aviv, tanto che il ministro degli Esteri israeliano ha appena invitato il suo collega tedesco a casa propria. D’altra parte, commentano i giornali tedeschi, anche gli stati arabi continuano a considerare Berlino un partner credibile grazie al fatto che, limitando le forniture di armi, Merz avrebbe mostrato che anche alla solidarietà con Israele, nonostante il rapporto d’elezione, c’è un limite.
Resta il dubbio su quale possa essere alla fine il ruolo del governo tedesco nel “lavoro vero“, come l’ha chiamato Merz durante l’appuntamento per la firma dell’accordo a Sharm el Sheikh davanti agli altri capi di governo, che attende ora la comunità internazionale. Per altro, in alcuni resoconti si legge come la lunga lista di invitati firmata da Trump abbia creato qualche perplessità alla cancelleria. Intanto, Berlino si è associata all’organizzazione della conferenza per la ricostruzione organizzata dall’Egitto. Il focus del sostegno tedesco sarà poi sugli aiuti più che sulla presenza militare, se non nell’ambito di una forza di polizia internazionale come l’Unione europea l’aveva già messa in piedi tempo fa. Il governo ha poi già stanziato altri 29 milioni di euro di fondi in aiuti da affidare a ong attive nella Striscia e starebbe lavorando per offrire abitazioni di emergenza ai profughi.
Questione d’immunità
AfD ci offre lo spunto per parlare di immunità parlamentare (e come viene gestita negli altri paesi). A differenza dell’Italia, dove in genere le maggioranze “salvano“ i parlamentari per cui i magistrati hanno bisogno di un’autorizzazione a procedere, in Germania il Bundestag ha appena revocato lo scudo legale a due parlamentari di estrema destra. In assemblea tutti i partiti hanno votato a favore della revoca con l’eccezione di AfD, che si è astenuta.
Stephan Brandner avrebbe insultato una giornalista chiamandola "fascista“, mentre Matthias Moosdorf – nei guai anche per un titolo accademico onorario assegnato in Russia – avrebbe fatto un saluto romano in una delle stanze del Reichstag. Brandner, che è in causa con la cronista dello Spiegel da tempo, sostiene che non sa immaginare una coloritura offensiva del termine che avrebbe usato, mentre la vicinanza eccessiva di Moosdorf alla Russia iniziava a essere problematica perfino per AfD. Ora per i due ci saranno i procedimenti giudiziari da affrontare.
La gag sul treno
Non solo in Italia ci si arrabbia e a volte si prova a ironizzare sui guai che procurano i treni in ritardo. La Deutsche Bahn da anni viene criticata per il servizio scadente, adesso l’azienda – che ha appena cambiato amministratrice delegata chiamando una manager bolzanina – cerca di investire nella propria immagine. La popolare attrice Anke Engelke ha prestato il proprio volto alla capotreno protagonista di una sitcom di autopromozione di Deutsche Bahn.
Le gag giocano sui grossi problemi che incontrano i viaggiatori, dai ritardi che fanno scoprire nuovi panorami (in mezzo al nulla, ma chi se ne importa) agli annunci incomprensibili che si trasformano in Asmr (una sorta di ginnastica mentale che si basa su stimoli sonori molto popolare sui social). L’idea è quella di recuperare un rapporto molto compromesso tra l’azienda e i viaggiatori, ma l’idea non è piaciuta a tutti.
La Bild ha pubblicato un editoriale devastante in cui spiega perché alla fine ai viaggiatori non interessa se le se ferrovie siano ironiche ma che li portino alla fine del loro viaggio. «Con lo slogan “siamo tutti sullo stesso treno” il gruppo finge che il caos non sia una responsabilità propria e la conseguenza di un management sbagliato, ma una legge naturale che dobbiamo sopportare tutti insieme».
E ancora: «Il problema si trova nel piano del palazzo dell’azienda che commissiona filmati umoristici invece di offrire ai clienti quello che si aspettano. Proprio là dove si crede che al fallimento strutturale si possa rimediare con le battute. Cara Bahn, siate anche totalmente senza humour, ma almeno arrivate in orario».
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