Bentornati al vostro appuntamento settimanale – sì, abbiamo saltato una scadenza e ci siamo dimenticati di avvertire, entschuldigt uns – con l’attualità tedesca. Uno si assenta un attimo e succede l’ira di Dio, come si suol dire, ma cominciamo dall’inizio, cioè dal brutto inizio delle ferie del governo Merz. Ma abbiamo anche qualcosa di più leggero oltre che un pesce. (Un pesce gatto, per la precisione.)

Grosse Ferien

I bambini tedeschi parlando delle vacanze estive come le ferie “grandi”, in contrapposizioni ad altre più brevi (ma più frequenti durante l’anno scolastico) come quelle di carnevale, quelle invernali e quelle autunnali, anche se è difficile fare un discorso complessivo visto che l’istruzione è materia di competenza dei singoli Land. Anche il Bundestag è ufficialmente in ferie per un paio di mesi, anche se ovviamente i parlamentari lavorano sul territorio e gli uffici della commissione Bilancio iniziano a lavorare su ben due leggi di Bilancio, quella del 2025 (saltata per la fine prematura del governo Scholz) e quella del 2026, che dovrebbe essere discussa a breve. 

L’ultima seduta prima della sospensione, però, è stata drammatica. Si sarebbero dovuti votare tre nuovi giudici della Corte costituzionale, ma no, non è andata molto bene per la maggioranza. La colpa, stavolta (ma forse anche quando il cancelliere Merz ha avuto bisogno di una seconda votazione sul suo incarico), è della Cdu/Csu. Il gruppo guidato da Jens Spahn si è rifiutato di votare a favore di Frauke Brosius-Gersdorf: la giurista non piace ai mondi più moderati per le sue posizioni sull’aborto. Ma nelle ultime ore precedenti al voto, sospeso a più riprese e alla fine rinviato, erano circolate molte fake news sulla professoressa su cui alla fine ha preso posizione la stessa Brosius-Gersdorf definendo il racconto della sua persona da parte di alcuni media «incompleto, fuorviante e non trasparente» e soprattutto guidato dal solo scopo di impedire la sua elezione. Erano circolate informazioni – errate – secondo cui Brosius-Gersdorf fosse a favore di una depenalizzazione dell’aborto fino al giorno del parto, oltre che letture distorte delle sue posizioni sul velo e sulle questioni di parità tra i sessi per l’elezione al Bundestag. 

Al di là del merito, quel che è successo rappresenta una pregiudiziale sul futuro della maggioranza. Il presidente federale Frank-Walter Steinmeier ha già parlato, nella tradizionale serie di interviste estive che la tv pubblica fa ai leader politici, di una coalizione «danneggiata» ad appena settanta giorni dal giuramento del governo Merz. Un’estate difficile, insomma, che dimostra come Merz si stia conquistando un posto sulla scena internazionale e nei dibattiti interni al Bundestag, ma non può ancora fidarsi ciecamente del suo partito (né, tantomeno, del presidente del gruppo parlamentare). Sullo Spiegel Maria Fiedler scrive che il cancelliere «non può permettersi un’altra débâcle del genere» e dovrà lavorare molto innanzitutto sul proprio partito, per riportarlo dalla sua. Soprattutto considerato che alla finestra c’è sempre AfD e a spingere sulla necessità di produrre buona politica (e mettere in piedi una coalizione con i socialdemocratici) sono stati prima di tutto i cristianodemocratici: fin troppe volte intorno alle elezioni si è parlato di «ultima pallottola». 

Anche perché le acque in parlamento sono tutt’altro che tranquille, come hanno dimostrato le ultime comunicazioni di Merz prima della pausa, quando Alice Weidel ha di nuovo colto l’occasione per esercitarsi nella sua disciplina regina, quella dell’attacco frontale alla Cdu, colpevole di non essere scesa a patti con l’estrema destra di AfD. L’intervento della leader è stato durissimo: ha parlato di «immigrazione di massa di culture incompatibili» che trasforma la Germania in una «zona ad alto rischio per i propri cittadini». Per Weidel la parola di Merz «non vale niente, nonostante sia scritta nel carente contratto di coalizione» e il cancelliere starebbe «proseguendo pari pari la politica del governo Semaforo». Merz per la capa dell’opposizione è «un cancelliere di carta» che «gioca a fare la potenza mondiale» sulla scena internazionale e in patria si fa «prendere in giro dalla Spd». 

Troppo amici? 

Il ministro della Difesa Boris Pistorius resta uno dei politici più amati in Germania, ma rischia di conquistarsi a breve parecchi fan anche oltreoceano. La ragione è nella disponibilità che ha già manifestato a più riprese al suo omologo americano di acquistare dagli Stati Uniti due sistemi Patriot per consegnarli a Kiev. La prima visita di stato in America di Pistorius è appena cominciata e sembra che il suo obiettivo (ribadito anche da Merz a Donald Trump all’incontro Nato all’Aja) sia finalmente a portata di mano

Un gioco delle tre carte che farebbe continuare il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina contro la Russia anche in maniera indiretta e a costo zero per Washington (e prezzo pieno per gli europei). 

Il cambio d’umore del presidente americano che ha appena accolto anche il segretario della Nato Mark Rutte potrebbe ulteriormente facilitare le cose: senza scendere nei dettagli, si è parlato di mettere a disposizione degli ucraini in tempi brevi dei sistemi Patriot che i paesi Nato potranno poi sostituire. Insomma, Trump sarebbe finalmente d’accordo con la proposta, un cambio di linea ampiamente elogiato anche dal cancelliere. A Berlino preferirebbero ovviamente che la consegna avvenisse direttamente da Washington verso Kiev, ma c’è disponibilità anche a ragionare su un trasferimento dalla strumentazione della Bundeswehr, che però ha già lasciato all’Ucraina tre dei dodici Patriot di proprietà. Altri due sono installati in Polonia a protezione dell'aeroporto Rzeszów, e un terzo Patriot in genere è in revisione: perderne altri due metterebbe a rischio anche la formazione di nuove forze.

Ma gli americani sembrano di nuovo felici di fare affari con i partner europei, dopo una partenza decisamente in salita complicata dall’intervento di J.D. Vance alla Conferenza di Monaco. Per addolcire ulteriormente il deal, per altro, Pistorius arriva carico di denari anche per acquisti a nome della Bundeswehr: in attesa di sviluppare assieme al Regno Unito la capacità di realizzare in casa questo genere di armi, il governo vuole infatti acquistare missili a medio raggio del genere Typhon in grado di colpire obiettivi anche a 2.000 chilometri di distanza. 

Non dire (pesce) gatto se non ce l'hai nel sacco

L’internet tedesco la scorsa settimana ha seguito con una certa apprensione la storia di un pesce gatto gigante che viveva nel Brombachsee, un lago nel nord della Baviera. Il pesce di 90 chili avrebbe attaccato a più riprese alcuni nuotatori finché a fine giugno un poliziotto non avrebbe deciso di ucciderlo con l’arma di servizio. 

In realtà, si è scoperto poi, dopo essere stato colpito l’animale sarebbe stato ancora vivo: anzi, nessuno dei tre colpi l’avrebbe colpito se non di striscio, una circostanza che avrebbe facilitato poi la cattura. 

Il pesce è diventato un eroe dei meme, ma soprattutto è cresciuta la simpatia del pubblico nei suoi confronti, soprattutto dopo che è emerso che l’animale (in genere i pesci gatto non sono aggressivi) si sarebbe scagliato contro i natanti solo per difendere i suoi piccoli: il caso di cronaca è così diventato un dibattito pubblico, visto che sono partite una serie di denunce, tra cui quella dell’associazione animalista Peta. È stata così aperta un’inchiesta per verificare che non siano state infrante le leggi di protezione degli animali e verificare che ci fosse davvero ragione di uccidere l’animale. 

Eroine ribelli

Chiudiamo con altri due fenomeni social che raccontano due destini curiosi per eroine dell’infanzia di chi è cresciuto negli anni Novanta. Una cifra ricorrente degli account social di alcune trasmissioni tedesche per ex bambini ormai adulti (lo stesso vale anche per classici come Die Sendung mit der Maus e il notiziario Logo) è quella di seguire la maturazione dei loro ex spettatori e tenere un tono più “adulto” proponendo anche contenuti più ironici e provocatori. 

A eccellere in questo tentativo è la social media manager dell’account dedicato alla streghetta Bibi Blocksberg, un cartone molto popolare ancora oggi: su Instagram Bibi, nota per le sue risposte strafottenti e l’animo ribelle, è diventata una combattente contro il patriarcato. Henriette Gasda utilizza scene del cartone per mandare messaggi femministi: c’è un episodio in cui la mamma della protagonista, Barbara, e la giornalista Karla Kolumna sono alla ricerca di qualcosa in una grotta. La dida della scena condivisa sui social recita «On a quest to find where men get the audacity». In un’altra clip, una strega anziana, Mania, fa un incantesimo per tappare la bocca al sindaco di Neustadt, la cittadina dove vive Bibi Blocksberg, il corrotto e arrogante Bruno Pressack. «Quando le donne parlano, gli uomini devono stare in silenzio!»

Lo Spiegel ha intervistato Gasda che spiega perché l’account sta spopolando: «Bibi ha di suo tante delle caratteristiche che i social media amano. Non si tira indietro, è spontanea e ha posizioni chiare. Non è sempre l’esempio perfetto, spesso sbaglia, ma impara sempre qualcosa». 

Tutto il contrario per quanto riguarda Conni, un’altra eroina di chi ha avuto un’infanzia degli anni Novanta. Il personaggio arriva dritto da un libro per bambini edito dalla casa editrice Carlsen: ci sono oltre cento storie che la riguardano, in cui va dal medico, le nasce un fratellino, va in vacanza o inizia l’asilo. I libricini, sempre accompagnati illustrati da un’immagine che rappresenta la protagonista nell’atto di vivere la sua avventura, si intitolano tutti «Conni fa xxx». In un pezzo della taz Ann-Kathrin Leclere la definisce la «poster child del ceto medio tedesco: bianca, privilegiata, eterosessuale. La mamma Annette è medica, ma preferisce non lavorare. Il padre Jürgen finanzia diverse vacanze l’anno, Conni va a cavallo, suona uno strumento e va a lezione di danza». 

"Conni va a manifestare con la nonna"

Forse proprio irridendo questa sua natura di brava ragazza, nel periodo Covid Conni è diventata una memebase popolarissima in Germania e gli utenti hanno immaginato numerosissime avventure parallele per lei: «Conni non parla con i fasci», «Conni diventa compagna», «Conni va a dare fastidio ad AfD». Peccato che la maturazione di Conni non sia piaciuta al suo editore: Carlsen fa sapere nelle sue nuovissime FAQ che è vietato usare Conni per non violare diritti d’autore. L’editore non vuole denunciare per posizione presa, ma si riserva il diritto di intervenire in caso di meme razzisti o pornografici. 

Ovviamente la situazione si è immediatamente ribaltata. Carlsen ha cercato di chiarire la situazione con un meme proprio in cui «Conni deve chiarire qualcosa», ma ormai Conni non tornerà più a essere la brava ragazza che era. 

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