Mentre i partiti della “coalizione semaforo”, la nuova maggioranza che dovrebbe guidare la Germania, trattano per trovare una quadra sul prossimo programma di governo, la pandemia è tornata sui giornali tedeschi. Da settimane erano in molti a lanciare appelli preoccupanti sull’aumento dei casi di contagio e, soprattutto, dei pazienti infetti che necessitano della terapia intensiva. Riproponendo così, oltre un anno e mezzo dopo, il problema con il quale ci si confronta dall’inizio della pandemia: se le terapie intensive continuassero a ricevere nuovi pazienti a questa velocità, il sistema sanitario potrebbe presto collassare.

Si cominciano già rinviare le operazioni non urgenti, in alcune regioni la situazione è ancora più critica e gli ospedali sono ormai pieni: particolarmente critica è la situazione delle terapie intensive in Turingia, Baviera e in lacune zone del Baden-Württemberg. E così, tanto tuonò che piovve: da giorni il Robert Koch Institut diffonde dati allarmanti, addirittura con picchi nella diffusione del contagio mai registrati prima d’oggi. È di questi giorni la notizia che Angela Merkel, cancelliera uscente, intende convocare una nuova riunione con i governatori dei Land, gli stati federali (molti dei quali hanno introdotto la regola 2G, vale a dire accesso a determinati luoghi solo per vaccinati e guariti), e individuare nuovamente misure comuni per rallentare la diffusione della pandemia. Parlando giovedì mattina al Bundestag il prossimo cancelliere Olaf Scholz ha annunciato che la conferenza dovrebbe tenersi a metà della prossima settimana.

Il paese di fronte alla nuova ondata

In effetti, nelle ultime settimane ben poco è stato fatto, se non l’incomprensibile decisione di sospendere il sistema dei Bürgertest, i test gratuiti per i cittadini, a metà ottobre, senza nessun’altra misura o strategia. L’idea, forse, era quella di spingere a vaccinarsi, visto che la Germania è ferma a poco meno del 70 per cento di vaccinati sul totale della popolazione, con alcuni inquietanti “buchi” in determinate fasce d’età.

Una cifra inizialmente considerata comunque accettabile ma che oggi, con l’aumento dei casi, sembra invece insufficiente a prevenire una nuova ondata. La presenza dei liberali della Fdp al governo lasciava presagire un corso più "tollerante” in fatto di vaccinazioni, con meno restrizioni dunque, tant’è che qualcuno si era anche spinto a suggerire a breve la fine di tutte le misure di contenimento (poi spostata per la prossima primavera). Più ragionevolmente a fine ottobre il virologo Hendrik Streek, da sempre favorevole a misure meno invasive, aveva chiesto di ripristinare i test (cosa che il nuovo governo si appresta a fare) e a lanciare una nuova campagna per aumentare il numero di vaccinati.

Quanto assurda sia stata la decisione di sospendere i test lo dimostra anche la richiesta di organizzazioni di medici di testare anche i vaccinati (la cosiddetta regola 2G plus). Karl Lauterbach, deputato della Spd, ha chiesto anche interventi di controllo più significativi e multe adeguate nel caso le regole non siano rispettate. D’altro canto, mercoledì gli esperti della Leopoldina, in un denso articolo finalizzato a definire una strategia per la gestione della pandemia, hanno anche consigliato l’introduzione di un obbligo vaccinale per alcune categorie di lavoratori.

Da più parti, visti i dati spesso altalenanti sulle terapie intensive, si richiede un investimento negli ospedali perché l’attuale capacità di letti di terapia intensiva non sia messa in discussione da risparmi sulle assunzioni di personale, senza le quali le terapie intensiva, anche se presenti, non possono essere utilizzate.

Nuove limitazioni dei contatti?

Tutte le ipotesi sul campo tentano di individuare forme di interventi graduali – dalla riapertura dei centri vaccinali a nuove obbligatorietà per i test passando anche per il divieto di ingresso in determinati luoghi per i non vaccinati – che evitino un nuovo blocco del paese. Tuttavia, la situazione sembra peggiorare di giorno in giorno e con l’inverno alle porte un nuovo lockdown sembra non essere più inevitabile. Qualcuno ne parla già apertamente.

Il dottor Christian Drosten, ad esempio, uno dei volti più noti del contrasto alla pandemia in Germania, sembra scettico delle misure invocate e durante il suo ormai tradizionale appuntamento podcast ha dichiarato: «I test non possono essere un freno di emergenza, non riusciranno a fermare questa ondata. Pensare di testare tutta la popolazione è irrealistico. La regola 2G, da sola, non aiuta. Serve cambiare atteggiamento, tornare a capire che la questione è seria. Non sono da escludere nuove misure per limitare i contatti».

Per Drosten il problema non sono i test in sé, quanto piuttosto la loro incapacità di fermare l’attuale diffusione del virus, che sembra già essere nuovamente incontrollabile. Il resto è semplice: «Intervenire per riempire i “buchi” della campagna vaccinale ed evitare quantomeno di nuovo la chiusura delle scuole».

Situazione difficile, dunque, segnata anche da polemiche politiche e dalla momentanea assenza di un governo nel pieno dei suoi poteri. Tutto ciò lascia intravedere la possibilità di misure più dure già dalle prossime settimane.

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