Queste sono le decisioni più difficili che abbia mai preso durante i miei mandati». Angela Merkel non è incline a espressioni drastiche, ma dopo l’incontro di lunedì sera con i governatori sulle regole Covid-19 si è mostrata molto comprensiva verso l’insofferenza dei cittadini tedeschi alle regole anticontagio.

A sera, infatti, la cancelliera si è dovuta presentare in conferenza stampa dopo aver ricevuto di fatto uno schiaffo dai governatori dei Land, ostili alla proposta di Berlino di inasprire ulteriormente il regime di lotta al virus. Merkel aveva proposto regole più restrittive soprattutto per quanto riguarda le scuole, ma le regioni erano rimaste interdette dallo scatto in avanti del governo federale, che si è presentato all’incontro con un documento già scritto, steso senza che fossero consultate.

Il federalismo in Germania è costitutivo della repubblica fin dalla fondazione, quindi anche la cancelliera ha dovuto accettare la sconfitta e rimandare eventuali strette alla settimana prossima, quando avrà luogo un nuovo incontro. Non è la prima volta che i governatori hanno avuto la meglio: già a fine ottobre Merkel aveva dovuto incassare un rifiuto alle sue proposte, trasformate poi due settimane dopo nel “lockdown soft” attualmente in vigore in Germania.

L’Europa

Come se non bastasse, lunedì è anche arrivata la notizia che Ungheria e Polonia avevano messo il veto sul Recovery fund dopo la conferma che l’erogazione dei fondi sarebbe stata vincolata al rispetto dello stato di diritto. Ora i tempi per l’approvazione e soprattutto per la distribuzione dei fondi saranno dilatati e i capi di governo, riuniti in videoconferenza domani, dovranno riaprire il dossier su cui a luglio si era raggiunto un sudato compromesso.

A guidare la trattativa sarà ancora una volta la cancelliera, che dovrà trovare il modo di coniugare le volontà del parlamento europeo, il quale si è imposto sulle regolamentazioni più stringenti rispetto allo stato di diritto da accompagnare all’erogazione dei fondi, e le posizioni granitiche di Polonia e Ungheria, che non sembrano disposte a cedere. Merkel nei suoi quasi sedici anni al potere raramente si è segnalata per un approccio diretto ai problemi: i tedeschi hanno anche coniato il verbo «merkeln», vagamente traducibile con “temporeggiare”.

Molte volte è stata criticata per non aver preso posizione nei dibattiti interni o per aver passato troppo la mano sulla linea della Germania in politica estera, ma nella lotta al Covid-19, qualcosa, nell’attitudine della cancelliera, è cambiato.

È possibile che questo nuovo modo di lavorare, più incisivo (per quanto federalismo e cultura politica della cancelliera lo permettano) e raccontato con toni più drammatici, possa avere effetti anche nella trattativa con i paesi dell’est Europa. Sicuramente ci sarà bisogno di tutta la capacità di mediazione di Merkel.

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