Venti secondi. A tanto ammonta il lasso di tempo in cui Armin Laschet, leader Cdu e candidato alla cancelleria, viene ripreso dalle televisioni mentre ride durante il discorso di cordoglio del presidente della repubblica Frank-Walter Steinmeier per l’alluvione che ha colpito il suo Land, la Renania Settentrionale-Westfalia, lo scorso luglio. Sarà probabilmente quello il momento che ricorderemo di questa campagna elettorale negli anni a venire: è da allora i sondaggi hanno evidenziato il sorpasso in testa della Spd di Olaf Scholz, attuale vicecancelliere di Angela Merkel, nei confronti della Cdu.

Un momento che ha rappresentato anche una vera e propria batosta per l’immagine politica di Laschet, dato per favorito e improvvisamente costretto a inseguire. Non un bel modo per non far rimpiangere il governo a guida cristiano democratica della cancelliera Merkel, al potere per ben sedici anni: c’è infatti il rischio che la Cdu finisca all’opposizione, come nel 2002.

Anche allora l’elezione era stata decisa da un’alluvione: il cancelliere socialdemocratico Gerard Schröder, in difficoltà a causa della riforma al welfare, si precipitò dai pompieri quando il fiume Elba straripò nell’agosto del 2002. Una mossa giudicata ridicola dal candidato della Cdu, Edmund Stoiber, che l’aveva definita “la politica delle galosce". Gli elettori non erano però dello stesso avviso.

Storia politica

Un errore del genere rimane imperdonabile per chi ha alle spalle una carriera politica di tutto rispetto. Una storia che ha visto anche altre tappe importanti, come l’elezione al Bundestag nel 1994, il passaggio al parlamento europeo nel 1999, prima della scalata ai vertici della politica regionale, e infine l’incarico di ministro della Famiglia nel primo governo Merkel del 2005.

A incidere maggiormente sul giudizio di Laschet è soprattutto il bilancio come governatore della Renania Settentrionale-Vestfalia, dove è in carica dal 2017. Fino alla pandemia il suo governo dello stato più popoloso della Germania ha avuto unanimi giudizi positivi: come ha detto l'economista Jens Südekum all’Handesblatt, «il compromesso sul carbone negoziato nel 2019 è uno dei più grandi successi economici e politici di cui si può vantare Laschet, insieme al freno dell’indebitamento».

Dopo anni di crisi la regione, un tempo nota come Land del carbone e dell’acciaio, sembra aver finalmente imboccato una strada green i cui costi però si preannunciano molto alti, secondo le previsioni del Leibniz Institute for Economic Research.

Alcuni errori nella gestione della pandemia non hanno poi giovato alla reputazione di Laschet che però, nonostante questo, è riuscito comunque a ottenere un consenso maggiore intorno alla sua candidatura come presidente del partito rispetto a Friedrich Merz, visto come divisivo.

Famiglia e controversie

Classe 1961, studi di giurisprudenza prima di intraprendere la professione di giornalista, la storia di Laschet la si può riassumere in tre città: la sua Aquisgrana, collegio di riferimento, Monaco di Baviera e Bonn, dove ha svolto l’incarico di inviato per la radio bavarese Bayerischer Rundfunk prima di passare all’incarico di caporedattore per KirchenZeitung Aachen, il quotidiano della diocesi della sua città.

Di Aquisgrana è anche sua moglie Susanne, conosciuta da bambina in un coro di voci bianche guidato dal padre di Susanne, l’imprenditore Heinrich Malangré. Una storia di trentasei anni che conta due figli, Julius e Johannes, e una figlia, Eva. Proprio Johannes, noto come anche fashion blogger e modello (attualmente è seguito da 97mila follower su Instagram) soprattutto in campo maschile, è sponsor dell’azienda tessile “Van Laack”, finita nel mirino dell’opinione pubblica gli scorsi mesi. L’impresa aveva infatti ricevuto un’importante commessa dal Land della Renania Settentrionale-Vestfalia del valore di 38,5 milioni di euro per la produzione di 10 milioni di camici protettivi da utilizzare in ospedale.

A questa prima richiesta era seguita un’altra, proveniente dal ministero dell’Interno, che chiedeva di produrre 1,25 milioni di mascherine per la polizia. Dopo poco tempo la commessa è stata annullata, a causa anche di alcune pressioni da parte dell’opposizione che ha definito l’operazione «puro marketing da influencer nella cancelleria di stato», vista la mancanza di altre società nella gara.

Incertezze e futuro

A lungo avanti nei sondaggi, l’alluvione di quest’estate ha segnato un cambiamento decisivo della campagna. Le mosse successive di Laschet sono state infatti giudicate come un fallimento: un esempio è la squadra di ministri presentata a fine agosto, pensata con la volontà di trasmettere un messaggio di cambiamento ma senza la presenza di alcun attuale ministro federale: i membri, sconosciuti a tutti, sono rimasti figure dai contorni molto vaghi.

Un altro è l’intervista video a Focus Online dove, a domanda su quali fossero i tre punti più importanti del suo programma, ne ha saputi elencare soltanto due. Oppure le critiche al governo federale sul caso Afghanistan: «Serve un esame spietato per capire come mai la situazione in Afghanistan è stata giudicata male dal governo federale, poi bisognerà trarre le opportune conseguenze», ha sentenziato Laschet, irritando non poco la stessa cancelliera.

Poi c’è il bollino nero degli ambientalisti, una macchia per un moderato che da sempre ha guardato all’area dei Grünen, che lo hanno etichettato come «nemico della svolta climatica» per via della sua politica energetica non certo a misura di eolico e solare nel Land governato prestando il fianco all’influenza della potentissima lobby carbonifera della Ruhr. Uno dei colpi finali lo ha inferto lo youtuber Rezo, seguito sul suo canale da oltre un milione e mezzo di follower. Nei suoi ultimi video Rezo ha criticato pesantemente tutta la politica tedesca, andandoci particolarmente pesante proprio con Laschet.

Rezo ha associato il comportamento del segretario Cdu nei giorni del disastro delle esondazioni a due possibili fattori. «È evidente come questa sia incompetenza oppure disonestà», ha detto lo youtuber. C’è una ragione, perciò, se i sondaggi evidenziano come la Cdu sia oggi il secondo partito, con circa il 21 per cento delle preferenze, ma Laschet arrivi addirittura terzo nei sondaggi sulle preferenze dei tedeschi rispetto alla scelta del cancelliere, dopo Olaf Scholz della Spd e Annalena Baerbock dei Grünen.

Dati che hanno suscitato profondi malumori in casa Cdu. Il primo a non credere nel candidato dell’Union è stato lo stesso Merz che, nonostante dopo la sconfitta alle primarie sia stato integrato nella squadra di Laschet, non ha mai rinunciato a fare battute sul candidato cancelliere, con il risultato di indispettire i suoi stessi compagni di partito, che hanno evidenziato come «le sue battute di Merz abbiano gravemente danneggiato l’Union».

Umorismo a parte, la credibilità politica di Laschet dipenderà molto dall’esito di queste elezioni: una sconfitta rovinerebbe ogni sua altra ambizione, facendolo ricordare come colui che ha consegnato la Cdu all’opposizione, sedici anni dopo l’ultima volta.

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