Merz ha convocato appositamente una riunione per decidere l’atteggiamento da tenere nei confronti di AfD nelle prossime elezioni regionali. In particolare in Sassonia-Anhalt si rischia il boom del partito di Alice Weidel e i cristianodemocratici hanno pochi mesi per ribaltare i pronostici
Torniamo a occuparci di AfD. Sappiamo che ve ne parliamo quasi in ogni numero, speriamo di non annoiarvi con i nostri tentativi di circoscrivere il fenomeno nella giusta maniera, senza allarmismi esagerati ma con la giusta consapevolezza del fatto che l’estrema destra stia penetrando soprattutto il discorso pubblico. Ne è prova l’appuntamento di ieri: lunedì la Cdu ha organizzato una riunione ad hoc per discutere come muoversi rispetto ad AfD. I risultati non sono molto rassicuranti.
La prospettiva di Merz
Il cancelliere cristianodemocratico ha confermato che finché sarà alla guida dalla Cdu non ci sarà collaborazione di nessun tipo con l'estrema destra di AfD. Il suo partito ha riaperto la discussione sul mantenimento della Brandmauer dopo che alcuni ex membri di spicco del partito avevano di nuovo proposto di prendere in considerazione la possibilità di collaborare con il partito di Alice Weidel. Per Merz, «non ci sono tratti in comune tra AfD e Cdu».
Secondo articoli di stampa circolati nelle ore precedenti alla riunione, tuttavia, la Cdu veleggia verso le prossime elezioni regionali in maniera decisamente poco serena. Un’indagine commissionata appositamente per capire se sia possibile recuperare i voti degli elettori di AfD avrebbe dimostrato infatti che ormai sembra praticamente impossibile recuperare i seguaci dell’estrema destra. A prescindere dalla linea politica, più morbida o più vicina alle priorità di Weidel.
La preoccupazione è particolarmente alta per quanto riguarda la Sassonia-Anhalt, dove nei sondaggi AfD tocca ormai quota 40 per cento dei consensi. È dunque possibile uno scenario in cui per la prima volta – grazie all’ingresso nel parlamento regionale di BSW – AfD possa raggiungere insieme alla Linke la maggioranza parlamentare necessaria. Di conseguenza, si apre la possibilità di un governo di minoranza che potrebbe avere bisogno di volta in volta (anche) dei voti di AfD.
D’altro canto, infatti, Merz continua a escludere la possibilità di promuovere un divieto costituzionale del partito. «Non mi piace l’idea di lavorare con uno strumento simile». Meglio provare a recuperare gli elettori scivolati a destra: «Dobbiamo fare una buona offerta alle elettrici e gli elettori in Germania, in modo che non siano tentati dalla possibilità di votare questo partito alle prossime elezioni». E poi, una frecciata al partner di coalizione, con cui il rapporto non sembra decollare: «Siamo di fronte a grandi riforme. Ora dobbiamo generare la prova che le riforme sono possibili dal centro politico del nostro paese».
Tendenza verde militare
Lo Spiegel ha messo insieme una lunga ricerca sulla tendenza delle aziende tedesche a saltare sul treno del rilancio della spesa militare con un adattamento della propria produzione anche nel caso in cui il settore non sia attinente alle forniture militari. Il mercato delle armi è in pieno boom e anche fornitori dell’automotive come Schaeffler si sono decisi a produrre per il settore della difesa. Porsche SE, la holding che controlla lo storico marchio automobilistico ha intenzione di mettere su una piattaforma per raccogliere investimenti in tecnologie militari, anche Vw stessa sta pensando di appaltare una parte dell’impianto di Osnabrück a Rheinmetall. Heidelberger Druckmaschinen AG vorrebbe iniziare a collaborare con il fornitore della difesa Vincorion, pur producendo già sistemi per produrre energia utile alla contraerea, oltre che generatori d’emergenza per gli Eurojet. Trumpf ha addirittura cambiato il proprio documento fondativo per permettere l’uso dei suoi laser high tech anche a scopi militari. La speranza della politica è che l’iniezione di liquidità possa avere un effetto positivo sull’intero comparto produttivo, nonostante l’economia continui a trovarsi in una fase di stagnazione.
Il trend ha conquistato anche le start up: c’è goodBytz di Amburgo che dopo gli inizi nel food è riuscita a piazzare una cucina-robot totalmente automatizzata all’esercito americano. Alla base c’è sempre il Sondervermögen, il fondo speciale esente dal freno al debito che Merz ha messo a disposizione di esercito e ministero della Difesa. Boris Pistorius stesso ha promesso di mettere a disposizione 35 miliardi di euro entro il 2030 solo per impieghi militari nello spazio.
Il problema, continua il settimanale, è però che non esiste (ancora) per l’industria militare una rete di fornitori che si rafforzano a vicenda come si è venuta a creare negli anni per l’economia civile. Non è detto, insomma, che i calcoli della politica vadano in porto.
Grandi finali, enormi inizi
La scorsa settimana è andato in stampa l’ultimo numero della Taz cartacea. Il quotidiano berlinese di estrema sinistra ha deciso di stampare da questo momento in poi soltanto la versione weekend: il quotidiano, invece, sarà ancora disponibile soltanto sullo sfogliatore digitale. Si tratta della fine di un percorso avviato sette anni fa a valle di un complesso calcolo sul futuro dell’editoria e l’andamento delle vendite della carta: pur essendo ancora in positivo, le vendite del cartaceo andavano calando e in prospettiva sarebbero andate prima in pareggio per poi trasformarsi definitivamente in una perdita irrecuperabile.
Eppure, la squadra del giornale, che può contare su una comunità di abbonati e sostenitori di circa centomila persone, è fiduciosa. La cooperativa che possiede la testata ormai si è allargata a dismisura, dopo che 25mila persone hanno deciso di comprare una quota dal giornale. La Zeit ha seguito le ultime ore cartacee del quotidiano fondato cinquant’anni fa e diventato uno dei media più rilevanti per il dibattito politico e culturale tedesco: i conti da allora sono migliorati molto – dopo periodi in cui la Taz ha anche dovuto chiedere donazioni. Per ora, anche con la svolta full digital, i numeri restano buoni: gli abbonati al settimanale sono 15mila, 14mila leggono il cartaceo, 45mila pagano volontariamente per un sito già gratuito come taz.de. L’editore, in ogni caso, resta una società di medie dimensioni, con un fatturato di 33 milioni di euro.
Il timore della redazione era anche che gli abbonati alla versione cartaceo non accettassero il passaggio al digitale: perché il salto vada in porto, è necessario che accettino il passaggio più della metà degli abbonati. Per questo motivo gli abbonati sono stati corteggiati a lungo: Taz ha scritto, chiamato, offerto corsi e tablet a prezzi di favore. Un gruppo di redattori ha perfino fatto il giro della Germania per cercare di convincere i più dubbiosi.
Registi su Marte
Werner Herzog alla veneranda età di 83 anni ha espresso il desiderio di girare un film su Marte. Il regista è consapevole che le condizioni siano «scomode». «Sarebbe tecnicamente complicato, lungo e in realtà piuttosto inutile» ha detto Herzog in un colloquio con l’agenzia Dpa. Considerate le radiazioni sarebbero più adatti dei robot, mentre gli umani per ripararsi dal suo punto di vista dovrebbero vivere in un piccolo bunker parecchio sotto terra. «Una cosa piuttosto insensata» dice Herzog.
Ma alla domanda se andrebbe comunque volentieri, il regista ha risposto che sì, andrebbe con una telecamera. Consapevole però del fatto che difficilmente vedrà il suo sogno realizzato: «Non è che ringiovanisca». In ogni caso, si è già proposto due volte per partecipare a un volo nello spazio, ma le sue candidature sono state respinte: «Sono troppo vecchio, let’s face it».
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