Il rapporto tra Berlino e Varsavia stava giusto rifiorendo dopo anni in cui il governo del Pis aveva irrigidito le relazioni aggravate dalle richieste di riparazioni, ma l’esito delle elezioni presidenziali rischia di complicare le cose per Merz e le sue ambizioni di rafforzare il triangolo di Weimar.
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È una settimana in cui le aspettative per la politica tedesca sono molto alte. Giovedì il cancelliere Friedrich Merz sarà ricevuto per la prima volta da Donald Trump. Merz è alla ricerca della chiave per riportare gli Stati Uniti in maniera duratura nell’alveo della coalizione dei volenterosi, ma nel frattempo le elezioni in Polonia hanno lasciato molto indebolito il suo alleato Donald Tusk. Da segnalare anche i guai del ministro dell’Interno Dobrindt sui respingimenti alle frontiere.
Viaggio e miraggi
Giovedì si concretizzerà la grande occasione di Merz. Quando si ritroverà a tu per tu con il presidente americano, il suo obiettivo sarà quello di convincere Trump ad allinearsi alle nuove sanzioni europee nei confronti della Russia. Merz sa infatti bene che Mosca soffrirà davvero soltanto se anche gli americani dovessero associarsi all’iniziativa.
Il cancelliere non si presenta a mani vuote: secondo gli ultimi calcoli, Berlino sta raggiungendo il 3,5 per cento del Pil in termini di spesa militare, a cui si aggiunge l’1,5 per cento allocato in infrastrutture utilizzabili anche per scopi militari. La riforma del freno al debito concede infatti al nuovo governo lo spazio di manovra finanziario necessario per soddisfare le richieste di Washington, in passato spesso ragione di screzi. Ora, al contrario, Berlino potrebbe diventare l’esempio da indicare agli altri partner europei. Le buone intenzioni, insomma, ci sono, e alcuni dei parlamentari repubblicani guardano anche con favore alle nuove sanzioni europee. Merz vuole anche sfruttare l’appuntamento per creare un filo diretto con il tycoon, che ha sentito spesso anche nelle ultime settimane: anche se i tipi umani sono molto diversi. il cancelliere ha voluto sfruttare ogni occasione possibile – inclusa l’elezione del primo papa americano – per interagire con Trump.
Ma ci sono anche possibili trappole a cui Merz dovrà stare attento durante la sua visita: per esempio, la grande attenzione che Trump, il suo vice J. D. Vance e l’ex braccio destro Elon Musk hanno riservato ad AfD. Se il presidente dovesse evocare la situazione di AfD – sempre a rischio divieto dopo il report dei servizi segreti – il cancelliere non potrebbe far altro che rivendicare l’autonomia della politica tedesca, con il rischio di scatenare le ire del tycoon.
Possibile invece che Merz si lasci andare ad apprezzamenti pubblici degli sforzi di Trump per quanto riguarda il conflitto ucraino e che rinnovi l’invito al presidente nella città di origine dei suoi avi emigrati negli Stati Uniti, Bad Dürkheim, dove il cancelliere ha già promesso di accompagnarlo.
Le aspettative sono comunque altissime, la speranza della stampa e della politica è che il cancelliere riesca a costruire un rapporto solido con l’imprevedibile presidente americano. Le premesse sembrano buone, i due sembrano essere – almeno dalle prime telefonate – sulla stessa lunghezza d’onda. A Washington starebbero apprezzando anche le ambizioni del nuovo governo di porsi – politicamente, oltre che economicamente – alla guida del continente, senza bisogno di assistenza americana.
Sostegno fragile
Uno degli assi su cui Merz vorrebbe ricostruire la guida tedesca in Europa è il triangolo di Weimar, di cui fanno parte anche Parigi e Varsavia. Le elezioni presidenziali polacche dello scorso weekend, però, hanno complicato le cose per il cancelliere. La vittoria del sovranista Karol Nawrocki rischia infatti di compromettere il corso progressista che aveva imboccato Donald Tusk, con cui Merz ha voluto coltivare il rapporto personale fin dal primo giorno del suo mandato, quando il cancelliere ha visitato in sequenza Parigi e poi Varsavia.
Ora, Tusk potrebbe avere le ore contate. Se dovesse dimettersi, continuare a far crescere il rapporto tra Germania e Polonia potrebbe rivelarsi più complicato del previsto: in passato, quando il paese era saldamente in mano al Pis, le relazioni bilaterali erano infatti ridotte a poco più che i minimi termini, aggravate anche da ruggini legate alle riparazioni della Seconda guerra mondiale. Il Pis aveva chiesto 1,3 milioni di miliardi di euro per compensare i danni subiti dalla Germania nazista.
Nawroski ha riesumato proprio questo cavallo di battaglia in campagna elettorale, mettendo in discussione l’idea di lasciare il comando delle forze armate polacche a Bruxelles «se Ursula von der Leyen non era in grado di gestire nemmeno la Bundeswehr». Anche per Tusk non ha usato termini concilianti, arrivando a definirlo «servo della Germania». Faglie potrebbero aprirsi anche sulla linea da tenere nei confronti del conflitto ucraino: Nawroski ha infatti concesso all’estremista di destra Slawomir Mentzen – che gli ha ceduto il suo 15 per cento di consensi – la promessa di non sottoscrivere documenti che certifichino l’adesione dell’Ucraina alla Nato.
Nuovi orizzonti
Nelle prime settimane di mandato, il ministro dell’Interno Alexander Dobrindt (dei bavaresi della Csu) aveva promesso un intervento durissimo per quanto riguarda i respingimenti dei richiedenti asilo in arrivo alle frontiere tedesche. Lunedì, però, ha dovuto fare i conti con la giustizia amministrativa di Berlino: un tribunale ha infatti deciso nel caso di tre somali rispediti in Polonia, che senza lo svolgimento della procedura prevista dal regolamento di Dublino i respingimenti non sono regolari.
Non ci sarebbero, inoltre, le condizioni per uno stato d’emergenza che giustifichi la sospensione di Dublino. Il pronunciamento ha provocato critiche da parte degli esperti, ma il ministro ha promesso che continuerà a perseguire la sua linea dura.
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