L’Italia ha messo in prima fila le partecipate pubbliche per siglare accordi perlopiù sul fronte energetico, specialmente sul nucleare pacifico, quello sostenibile della transizione energetica
L’Italia, in attesa dei dazi minacciati da Donald Trump che potrebbero azzerare l’avanzo commerciale negli Usa pari nel 2024 a 43 miliardi di euro su 66 miliardi di export, cerca nuovi mercati di sbocco nel Golfo Persico. Gli Usa sono il terzo mercato di destinazione dei prodotti italiani, dopo Germania e Francia, economie in recessione la prima e in frenata la seconda che hanno difficoltà a comprare beni dall’estero.
Se a questo si aggiunge il calo del Pil cinese, altro mercato di sbocco dei beni made in Italy, ecco spiegato l’interesse ad aprire a nuovi mercati alternativi e più dinamici per le merci italiane. In questo quadro va inserito l’accordo commerciale firmato a Roma il 24 febbraio con gli Emirati Arabi Uniti per un valore di 38 miliardi di euro.
Economia e investimenti, difesa, energia, compresa l’energia nucleare pacifica, quella sostenibile della transizione energetica, ma anche lo spazio e la valorizzazione del patrimonio culturale. Sono “i settori prioritari” su cui si concentrano gli “oltre 40 accordi” fra Italia ed Emirati Arabi Uniti, come si legge nella dichiarazione congiunta siglata il 24 febbraio in occasione della visita in Italia del presidente degli EAU Sheikh Mohamed bin Zayed Al Nahyan, l’antagonista regionale del principe saudita Bin Salman, il maggior produttore e detentore di riserve al mondo di petrolio.
Le partecipate in prima fila
Soprattutto è l’energia il tema più interessante. L’Eni in particolare ha siglato accordi con Abu Dhabi dove vanta una presenza di lungo corso in tre aree: data center, capacità di trasmissione di energia rinnovabile e terre rare. Mentre l’altra partecipata pubblica, l’Enel, ha scelto le rinnovabili cooperando con Mastar.
Anche Fincantieri ha siglato accordi nel settore della difesa subacquea, mentre la Cassa depositi e prestiti ha sottoscritto tre MoU per sostegno a gestione risorse idriche, società ed energie rinnovabili. Il governo sembra aver riscoperto, in questa occasione, l’utilità sistemica delle società a partecipazione statale in momenti di particolare turbolenza commerciale per un paese a vocazione manifatturiera.
Sale l’interscambio
«Il nostro interscambio con gli Emirati continua a crescere a ritmo straordinario di oltre il 14 per cento l’anno. Con 9 miliardi di euro nei primi 11 mesi del 2024 abbiamo superato con anticipo il record dell’intero anno precedente». Così il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel suo intervento al Forum imprenditoriale Italia-Emirati Arabi Uniti svoltosi a Roma.
«Gli Emirati – ha proseguito – sono il primo mercato di destinazione dell’export italiano nell’ampia regione del Nord Africa, area assolutamente strategica per un paese proiettato verso il mediterraneo allargato come l’Italia. Ricordiamo che per noi l’interscambio commerciale è di fondamentale importanza, il 40 per cento del prodotto interno lordo dell’Italia deriva dall’export e la nostra intenzione è incrementare anche il giro di affari. Siamo arrivati a 626 miliardi lo scorso anno, l’obiettivo è quello di arrivare ai 700 miliardi alla fine di questo registro».
Così sempre il ministro Tajani, nel suo intervento al Forum imprenditoriale Italia-Emirati Arabi Uniti alla presenza di 200 operatori economici italiani ed emiratini. Con una quarantina di accordi firmati, il Business Forum è riuscito ad attirare 38 miliardi di euro di investimenti in Italia in vari settori.
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