Bpm, Unicredit rinuncia. Giorgetti ha vinto ma la partita è truccata

Unicredit ha deciso di ritirare l’ops lanciata su Banco Bpm. E poco importa che ieri pomeriggio, con una decisione che di sicuro non aveva fatto piacere al governo, la Consob di Paolo Savona aveva deciso, per la seconda volta, di sospendere per trenta giorni l’offerta. L’istituto guidato da Andrea Orcel ha deciso di alzare bandiera bianca. E lo ha fatto con una nota durissima: «Il processo di offerta è stato influenzato dalla clausola di golden power, insistentemente invocata dai vertici di Bpm, che ha impedito a Unicredit di dialogare con gli azionisti di Bpm nel modo in cui un normale processo di offerta avrebbe consentito». Insomma, per l’istituto una vera manomissione del perimetro in cui si è svolta la partita. «I tempi per una risoluzione definitiva della questione golden power (la Consob auspicava una presa di posizione del governo sui rilievi di Tar e Commissione europea e anche una risposta di Bruxelles, ndr) vanno ben oltre la scadenza della nostra offerta e anche di quella della sospensione decisa oggi dalla Consob», quindi meglio finirla qui. La Commissione Ue gela il governo sul golden power, Nagel attacca Chigi su Mps-Mediobanca Il comunicato riporta anche il commento di Orcel: «La mia responsabilità principale è di agire nel migliore interesse di Unicredit e dei nostri azionisti. La continua incertezza sull’applicazione delle prescrizioni del golden power non giova a nessuno dei due. Abbiamo quindi deciso di ritirare la nostra offerta». Sulla stessa falsariga il presidente dell’istituto, Pier Carlo Padoan, che tira in ballo l’opportunità mancata di creare un polo più grande: «La combinazione tra Unicredit e Banco Bpm avrebbe apportato un enorme valore aggiunto per tutte le parti interessate. Il processo di offerta deviato e la continua incertezza hanno reso questa situazione insostenibile». Vince Giorgetti Il passo indietro di Unicredit rappresenta, di fatto, una vittoria del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e del governo, che aveva imposto il golden power per proteggere Banco Bpm, istituto caro alla Lega. Ci aveva provato, ancora una volta, Savona, ex ministro del governo gialloverde, ma ormai peggior incubo dei leghisti, a rovinare la festa. Oggi, infatti, si sarebbe ufficialmente conclusa l’ops ma ieri pomeriggio la Consob, sottolineando proprio l’incertezza della situazione complicata dall’applicazione del golden power da parte dell’esecutivo, aveva deciso di sospenderla per altri 30 giorni. Dopotutto lo stesso Savona aveva annunciato già la settimana scorsa che, se avesse trovato un appiglio giuridico, avrebbe concesso a Unicredit un’altra sospensiva, ma l’estensione non è bastata. La delibera della authority, infatti, sottolineava le stesse problematiche che hanno convinto Unicredit a ritirarsi. Baratro Per Unicredit la ritirata sul “fronte italiano” si aggiunge alle complicazioni che Orcel sta incontrando sul fronte internazionale. Anche se, nell’ambito della scalata a Commerzbank, all’istituto di piazza Gae Aulenti è venuto in soccorso un aiuto inaspettato. Contro il protezionismo del governo tedesco, che non perde occasione per ribadire il fatto che le attenzioni di Unicredit per l’istituto di Francoforte non sono gradite, si è pronunciato infatti Gian Maria Gros-Pietro. Merz contro Unicredit alza il tiro: «La scalata su Commerz è ostile alla Germania» Il presidente di Intesa Sanpaolo ha sottolineato come gli ostacoli a una banking union europea siano soprattutto politici, anche se «nessun governo può permettersi di deludere gli elettori nazionali né può accettare delle operazioni che sembrano ridurre l’autorevolezza dei propri sistemi economici e finanziari». A ribadire che la via per la Germania resta stretta per Orcel e i suoi era stata ieri mattina anche Bettina Orlopp, ad dell’istituto tedesco, che alla radio Dlf aveva ribadito che l’offerta di acquisizione ancora non c’è: «Noi continuiamo a fare quello che abbiamo fatto negli ultimi mesi. Cioè comunicare la nostra strategia autonoma». Di fronte alla domanda sulla fiducia nella difesa dell’istituto da parte del governo tedesco, la manager non ha fatto un plissé. «Vediamo che le posizioni di tutta la politica sono molto chiare. Il governo ha detto chiaramente come la pensa, e va tenuto presente che l’esecutivo non interviene solo come governo nazionale ma anche come azionista, visto che possiede il 12 per cento del capitale». Unicredit, insomma, non è gradita: «Abbiamo bisogno di azionisti che ci aiutano a sollevare il nostro andamento in borsa, non che ci tirino giù, un compito che il governo sta svolgendo in modo tale da farci sentire al sicuro».