Unicredit non esclude lo stop all’Ops sulla banca milanese dopo che quest’ultima ha annunciato il rilancio nella sua Opa su Anima. La replica: tentano di influenzare i nostri soci
Giornata di botta e risposta sul ring dell’Ops sul BancoBpm. Ha cominciato Andrea Orcel, l’aspirante scalatore, che di buon mattino ha ipotizzato una possibile rinuncia di Unicredit all’offerta per la banca guidata da Giuseppe Castagna. La replica è arrivata a stretto giro. «Il ragazzo sta facendo il suo gioco ed è bravo a farlo», ha detto Castagna intervistato da Bloomberg Tv, preannunciando azioni legali contro il rivale.
Toni aspri e per nulla sorprendenti, visto che Orcel, in una nota ufficiale diffusa da Unicredit, paventa addirittura una “potenziale erosione” della solidità patrimoniale di Bpm per effetto dell’acquisizione di Anima, la società di gestione del risparmio su cui la stessa Bpm ha lanciato un’Opa ai primi di novembre.
Al netto dei tecnicismi e dei richiami alle leggi in materia, il messaggio suona come un avvertimento diretto agli azionisti della banca nel mirino di Unicredit.
Messaggio ai soci
«Attenzione perché potremmo ritirare la nostra offerta, visto che Bpm ha preannunciato di voler aumentare il prezzo della sua Opa su Anima senza prima aver ottenuto garanzie che l’operazione faccia scattare i benefici del cosiddetto Danish Compromise».
Quest’ultimo si applica, a determinate condizioni, alle controllate assicurative degli istituti di credito, nel caso specifico BancoBpm Vita, che portino a termine acquisizioni. Sul punto la decisione finale spetta alla Bce, che non si è ancora espressa. Unicredit però ipotizza che BancoBpm proceda comunque con la sua Opa anche in assenza di via libera al Danish Compromise, con effetti negativi sul bilancio della banca e sulla sua redditività.
Castagna risponde
«Accuse pericolose», ha reagito Castagna, che vede un «tentativo di influenzare il voto degli azionisti nell’assemblea». Il prossimo 28 febbraio, infatti, i soci dell’istituto milanese saranno chiamati a esprimersi sulla proposta del cda di BancoBpm che vorrebbe incrementare da 6,2 a 7 euro l’offerta per ciascuna azione Anima.
Il via libera al rilancio arriverebbe quindi prima dell’attesa pronuncia della Bce sul Danish Compromise. Un rilancio in qualche modo scontato, visto che il titolo Anima da tempo viaggia in Borsa su prezzi superiori a quello dell’Opa. Lunedì, per esempio, ha oscillato intorno a quota 6,88 euro.
Va detto che l’assemblea andava comunque convocata, perché l’approvazione da parte dei soci è obbligatoria, sulla base delle regole della cosiddetta passivity rule, se una società oggetto di Opa oppure di Ops vuole procedere con operazioni che modifichino il perimetro del gruppo e quindi il valore di quest’ultimo.
Intanto, però, l’affondo di Orcel ha messo Castagna sulla difensiva, costringendolo a rassicurare i suoi azionisti sul fatto che il loro voto serve ad accelerare i tempi e che il via libera della Bce alla fine arriverà.
Da parte sua, il capo di Unicredit non può permettersi di stare a guardare. Il titolo del BancoBpm, anche lunedì in rialzo, naviga attorno a 8,85 euro, un prezzo superiore del 6 per cento circa rispetto a quanto offerto da Unicredit, che in totale ha messo sul piatto 10,1 miliardi. E infatti, nei giorni scorsi, Orcel ha confermato di «non escludere» un rilancio.
Tanto più che la banca di Castagna ha annunciato risultati record per il 2024 con dividendi in aumento a 6 miliardi contro i 4 miliardi previsti nel piano triennale reso noto l’anno scorso. «Il problema dei piani ottimistici è l’esecuzione», ha replicato a mezzo stampa Orcel, messo sotto pressione anche dalla reazione del governo, che sin da principio ha accolto con malcelata ostilità l’attacco al BancoBpm, difeso dalla Lega in quanto banca del Nord vicina alle piccole medie imprese.
Partita di sistema
A rimescolare ancora le carte è arrivata tre settimane fa anche l’offerta di Mps (possibile promesso sposo di BancoBpm) per Mediobanca, con obiettivo finale il controllo delle Generali, destinate a due soci graditi al governo come Francesco Gaetano Caltagirone e la famiglia Del Vecchio. Un altro tavolo, quest’ultimo, su cui Orcel ha trovato il modo di giocare le sue carte. Come reso noto nei giorni scorsi, Unicredit ha accumulato un pacchetto di azioni Generali pari al 5 per cento circa del capitale.
«Una partecipazione importante, ma finanziaria», ha spiegato il banchiere. Insomma, nessuna scalata in vista, assicura. Facile immaginare, però, che quelle azioni possano in qualche modo diventare merce di scambio, anche con il governo, nella complicata e complessiva partita in corso in queste settimane, una partita di potere che finirà per dare un nuovo assetto al sistema finanziario nazionale.
Orcel, per vent’anni in prima linea in una banca d’affari del calibro di Merril Lynch e poi Bank of America, si è costruito la fama del negoziatore capace di giocare duro e anche di bluffare, quando serve. Va da sé, quindi, che l’affondo è parte di un copione ben studiato, un copione che riserverà altre sorprese.
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