Unicredit è ancora in attesa delle decisioni del governo sul golden power previste entro la fine di aprile. Tratta con Roma anche Crédit Agricole, primo azionista di BancoBpm
Una data, almeno quella, adesso c’è. L’ops di Unicredit su BancoBpm ha ricevuto il via libera della Consob e potrà partire il prossimo 28 aprile per concludersi il 23 giugno.
Dopo settimane di voci, speculazioni e colpi bassi, si definiscono quindi i contorni della prima delle due offerte che potrebbero rivoluzionare gli assetti di potere della finanza italiana.
L’altra è l’ops annunciata dal Monte dei Paschi su Mediobanca, che invece, nella migliore delle ipotesi, potrebbe andare in scena nelle ultime settimane di primavera.
Strada in salita
Andrea Orcel, il manager a capo di Unicredit, ora vede il traguardo, ma la strada che porta alle nozze, tutt’altro che consensuali, con l’istituto guidato da Giuseppe Castagna è ancora ricca di incognite.
Prima di tutto vanno considerati i rischi di mercato, a cominciare da quelli legati al prezzo. La quotazione della banca preda viaggia ancora su livelli superiori all’offerta messa sul piatto dagli scalatori, cioè 0,175 titoli Unicredit per ciascuna azione Bpm. Il divario si è ristretto negli ultimi giorni, ora siamo intorno al 4 per cento, e da qui al giorno di chiusura dell’operazione c’è tutto il tempo per completare la rimonta.
Intanto, però, Orcel è costretto a inseguire, anche se gli analisti ormai ritengono meno probabile un rilancio. Va anche detto che nel prospetto informativo dell’operazione, pubblicato ieri, Unicredit si riserva di rivedere l’offerta oppure anche di annullarla sulla base dei risultati dell’opa di Bpm sulla società di gestione Anima.
Quest’ultima operazione, che dovrebbe concludersi con successo, è diventata più onerosa per la banca di Castagna per effetto dello stop deciso dai regolatori europei (Bce ed Eba) all’applicazione dei benefici patrimoniali del cosiddetto Danish Compromise ai conti del gruppo Bpm una volta completata l’opa.
Governo contro
Fin qui le variabili legate al mercato, ma le nubi all’orizzonte che più preoccupano Orcel sono di altro tipo e tutte politiche. Nei palazzi del potere romani l’offerta su Bpm non è vista di buon occhio, per usare un eufemismo, soprattutto dalle forze di maggioranza, a cominciare dalla Lega, che volevano fare di Bpm uno strumento della strategia bancaria sovranista.
Su Unicredit, che la settimana scorsa ha ricevuto il via libera della Bce e della Banca d’Italia, adesso pende il verdetto di Palazzo Chigi, che da febbraio sta esaminando l’eventuale aggregazione con Bpm alla luce delle norme del Golden Power.
Secondo indiscrezioni, l’istruttoria potrebbe completarsi entro la fine di questo mese e se uno stop appare quantomeno improbabile, il governo potrebbe imporre condizioni tali da rendere l’operazione meno conveniente. Ancora più insidiosa di quella romana è però la partita che Orcel sta giocando con i francesi del Credit Agricole, principale azionista di Bpm.
L’istituto transalpino, che in Italia vanta già una presenza importante, proprio ieri ha ricevuto l’ok della Bce per salire fino al 19,9 per cento nel capitale della banca nel mirino di Unicredit. Al 9,9 per cento che già possiede, l’Agricole può così aggiungere un altro 10 per cento circa ora sotto forma di strumenti derivati, arrivando a quota 19,8 per cento.
«Non abbiamo intenzione di scalare Bpm», hanno detto i francesi, che si definiscono investitori di lungo termine nella banca milanese di cui rastrellarono in Borsa un primo 9,2 per cento già nel lontano 2017 e con cui hanno un accordo nel settore del credito al consumo e per la distribuzione di polizze assicurative.
D’altra parte, il pacchetto azionario della banca francese potrebbe rivelarsi decisivo per il successo dell’offerta di Unicredit. In gioco ci sono anche i rapporti con il governo di Roma, Alla fine quindi, per tutelare i propri rilevanti interessi nella Penisola, l’Agricole potrebbe decidere di non consegnare i propri titoli all’ops lanciata da Orcel.
Crocevia Generali
La partita si presenta quindi quanto mai incerta, ma potrebbe incominciare a decidersi già entro fine mese. Un appuntamento a cui prestare la massima attenzione è in calendario il 24 aprile, quando a Trieste si svolgerà l’assemblea delle Generali, contese tra Mediobanca e una cordata che gode dei favori del governo, quella di Francesco Gaetano Caltagirone alleato con la famiglia Del Vecchio.
Unicredit, che ha un pacchetto del 5 per cento, ma forse di più, del gruppo assicurativo, potrebbe diventare l’arbitro della partita.
Se scegliesse di appoggiare la lista dei candidati al cda di Generali proposta da Caltagirone, le quotazioni di Orcel a Palazzo Chigi porrebbero prendere quota e la scalata a Bpm diventare meno impervia.
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