Caltagirone, con l’aiuto del governo, punta a prendere il controllo della compagnia di Trieste entro l’estate. L’incognita dell’ad di Unicredit che non ha ancora deciso da che parte stare
Prima l’attacco a Mediobanca, partito una settimana fa con il via libera all’ops del Monte dei Paschi. Poi la tagliola del golden power, che frena le ambizioni di Unicredit sul BancoBpm. E giovedì 24, all’assemblea delle Generali, va in scena il terzo atto della strategia governativa per ribaltare gli equilibri della finanza nazionale.
Francesco Gaetano Caltagirone, che si muove in sintonia con Palazzo Chigi, punta a ottenere sei posti, su 13 totali, nel consiglio di amministrazione della compagnia. Un altro consigliere potrebbe così andare alla lista di Assogestioni, quella degli investitori istituzionali, e gli ultimi sei resterebbero ai candidati scelti da Mediobanca, tra cui l’amministratore delegato uscente, Philippe Donnet.
Contro i francesi
Se questo fosse l’esito finale dell’assemblea, un esito reso possibile dalle nuove norme approvate un anno fa e sponsorizzate dal governo, Caltagirone avrebbe a portata di mano il suo primo obiettivo dichiarato, quello di bloccare l’annunciata alleanza nella gestione di patrimoni tra Generali e i francesi di Natixis. Un’alleanza su cui, manco a dirlo, anche molti esponenti dei partiti della maggioranza nelle settimane scorse hanno sollevato dubbi e perplessità.
Non è affatto detto che il finanziere e immobiliarista romano riesca a fare centro. Alla sua quota dell’8 per cento circa nel capitale di Generali dovrebbe aggiungersi quella della famiglia Del Vecchio con il 9,9 per cento. E con Caltagirone potrebbero votare anche altri soci di peso come Benetton col 4,8 per cento (ma non è detto) e Fondazione Crt al 2 per cento (più probabile).
Mediobanca, forte della sua posizione di primo azionista con il 13,1 per cento, gode però ancora dei favori del pronostico. Secondo le stime circolate in questi giorni, infatti, la banca d’affari guidata da Alberto Nagel dovrebbe essere in grado di raccogliere la maggioranza dei voti, e quindi nove posti in cda, grazie soprattutto all’appoggio dei fondi internazionali.
Caltagirone parte quindi sfavorito, ma il ribaltone potrebbe essere solo questione di settimane. Giusto il tempo che vada in porto l’ops del Monte su Mediobanca, un’operazione su cui il governo si è espresso per due volte a favore. Prima, nel ruolo di arbitro, Palazzo Chigi ha dato luce verde ai sensi del golden power. E poi, come azionista, e quindi giocatore, ha votato a favore dell’offerta in occasione dell’assemblea di Mps di una settimana fa.
Il Leone nel mirino
Se l’offerta in Borsa avrà successo, Siena, tramite Mediobanca, diventerebbe anche l’azionista di riferimento delle Generali, con Caltagirone socio forte di questa nuova galassia societaria in virtù delle sue partecipazioni a Trieste (7-8 per cento), in Mediobanca (8 per cento) e Mps (9,9 per cento).
Alla vigilia della resa dei conti nella compagnia del Leone, quello appena descritto appare come uno scenario per nulla ipotetico. La scalata è stata preparata con cura nei mesi scorsi dal governo e dai suoi alleati, che ora sono pronti a raccogliere i frutti di tanto impegno. Il finale di partita, però, è ancora tutto da scrivere.
L’attenzione è massima, in particolare, sulle mosse di Unicredit che dopo essere finito in rotta di collisione con Palazzo Chigi per il golden power sull’ops per BancoBpm, ora può giocare una carta importante al tavolo di Generali.
La banca guidata da Andrea Orcel nelle settimane scorse ha infatti rastrellato, anche sotto forma di strumenti derivati, una quota della compagnia che potrebbe aggirarsi intorno all’8 per cento. Come voterà Orcel a Trieste? Si schiererà con Mediobanca oppure darà man forte a Caltagirone?
La partita di Orcel
Sul mercato in questi giorni sono circolati gli scenari più diversi, compreso quello, su cui si sono esercitati molti analisti, che vede Unicredit affiancare Mediobanca nel controllo di Generali. Secondo questa ipotesi, una volta passato lo scoglio dell’assemblea con la conferma di Donnet al vertice, Orcel potrebbe rafforzarsi ulteriormente nel capitale di Trieste per poi trattare da una posizione di forza.
D’altra parte, una volta conquistata Mediobanca, il Monte potrebbe decidere di cedere in tutto o in parte proprio a Orcel la quota del gruppo assicurativo detenuta attraverso la banca d’affari. Del resto, lo stesso Luigi Lovaglio, amministratore delegato dell’istituto senese, una settimana fa ha definito «non cruciale» la partecipazione in Generali, aprendo la porta a una possibile cessione. Un’eventuale vendita potrebbe però avvenire solo con l’assenso di Caltagirone e del governo, entrambi soci forti di Mps. E a questo punto non è neppure detto che Orcel sarebbe disposto a venire a patti con chi ha cercato in tutti i modi di ostacolarlo.
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