Soltanto con la modernizzazione del paese si può raggiungere l’obiettivo di una “moderata prosperità”. Per riuscirci, Xi Jinping punta tutto sull’innovazione autoctona, mentre sale l’ostilità verso l’occidente
- L’ex fabbrica del mondo, che a partire dagli anni Novanta ha lavorato in outsourcing per le grandi multinazionali, si sta trasformando in concorrente delle economie avanzate.
Sono queste dinamiche ad aver ispirato il XIV Piano quinquennale approvato l’11 marzo scorso dall’assemblea nazionale del popolo, che punta sulla innovazione autoctona, per centrare due obiettivi: l’indipendenza tecnologica, e lo sviluppo del mercato interno.
La parola d’ordine è “doppia circolazione”, cioè ridurre la dipendenza dall’export (attualmente il 17 per cento del Pil) e dagli investimenti pubblici, facendo crescere la «produzione, la circolazione e i consumi interni».
Il birrificio Tsingtao a Qingdao, la fabbrica di elettrodomestici Midea a Shunde, gli stabilimenti di Ict Wistron a Kunshan, Foxconn a Chengdu, e la Bosch automotive a Suzhou. Sono cinesi cinque dei 15 siti appena aggiunti dal World economic forum alla classifica che rappresenta l’avanguardia della quarta rivoluzione industriale. Nel “Global lightouse network” figurano 69 compagnie che hanno incrementato la produttività combinando robotica, intelligenza artificiale e internet delle cose. E, per



