Come l'Essere supremo, Enrico Laghi è in cielo, in terra e in ogni luogo. Cinquantuno anni, romano, professore di economia aziendale e di analisi contabile alla Sapienza di Roma, commercialista di successo, aria mite da pretino spretato, Laghi ha collezionato un carnet così gonfio di incarichi di consulente, sindaco revisore dei conti, liquidatore, amministratore, che è quasi impossibile tenere il conto.

Tra gli altri: Alitalia, Ilva, Acea, Coni, Saipem, Prelios, Air Italy (ex Meridiana), Unicredit, Finmeccanica, Salini-Astaldi, Beni Stabili, Caltagirone, banca Finnat, Seat-Pagine gialle, gruppo Gedi-L'Espresso, Huffington Post, News Holding (gruppo Abete), Rai Cinema, RaiCom, Rai Pubblicità. Ora schizza come una pallina da flipper tra 14 imprese in cui è titolare di almeno una carica e 11 di cui è rappresentante.

Dare del tu alla politica

Dicono sia bravo, bravissimo, degno successore di un altro grand commis che è stato il suo punto di riferimento e che nella prima repubblica spesso orientò decisioni importanti di politica industriale: l'irpino Pellegrino Capaldo.

Laghi è stato scelto dai Benetton per risolvere la super grana Autostrade per l'Italia (Aspi) dopo il crollo del ponte di Genova in sostituzione di Gianni Mion alla guida di Edizione, la cassaforte del gruppo di imprenditori veneti che controlla Atlantia e Aspi. Il fatto che i Benetton lo abbiano preferito a Mion che per una vita era stato la mente e il braccio della famiglia, la dice tutta su quanto i signori del casello facciano affidamento su di lui.

Avevano bisogno di una faccia nuova che desse del tu alla politica e Laghi è la persona giusta, mentre Mion non lo era più dopo che sono state rese pubbliche le intercettazioni in cui dicevano di sapere bene che le manutenzioni non venivano fatte o fatte male perché così i padroni Benetton avrebbero guadagnato di più.

Il fiocco all’accordo col governo

Quasi sicuramente Laghi riuscirà dove Mion non poteva più riuscire. Sarà in grado cioè di suggellare quello che per i Benetton risulterà un capolavoro e al contrario una Caporetto per lo Stato italiano. Dopo aver cianciato per anni di revoca della concessione ai Benetton (senza farla) come punizione esemplare per il crollo di Genova, la politica ora costringerà lo Stato a tirar fuori una paccata di soldi per accompagnare alla porta i Benetton.

Ormai ci sono tutte le condizioni perché ciò succeda: proprio in contemporanea con la nomina di Laghi, i Benetton hanno accettato il nuovo Piano economico finanziario (Pef) con le modifiche suggerite dall'Autorità dei trasporti (Art), compresa una limatura dell'aumento delle tariffe da 1,75 per cento a poco più di 1,60. Con il suo prestigio di super professionista strapagato Laghi metterà il fiocco sul nuovo accordo che tradotto in soldoni secondo le stime più accreditate significa per i Benetton un incasso di 9 miliardi di euro.

Tempismo perfetto

Con un tempismo perfetto Laghi è entrato in casa Benetton un attimo dopo che la procura di Civitavecchia lo aveva di fatto sollevato dagli addebiti per il crack Alitalia nei due anni e mezzo (dal 2015 a metà 2017) in cui fu consegnata agli arabi di Etihad. Il procuratore Andrea Vardaro lo ha ritenuto estraneo ai fatti,nonostante all'Alitalia Laghi abbia giocato un ruolo di primo piano per quasi un quindicennio.

Entrò nel 2005 come sindaco revisore dei conti quando la compagnia era ancora statale e di bandiera. Tre anni dopo diventò presidente del collegio sindacale, poi con l'arrivo degli arabi di Etihad all'inizio del 2015 divenne presidente di MidCo, la società di controllo della compagnia di cui erano azionisti con il 51 per cento i superstiti capitani coraggiosi berlusconiani e con il 49 per cento l'Emiro di Abu Dhabi.

Dall’Alitalia all’Ilva

In quell'ufficio Laghi rimase fino al fallimento del 2 maggio 2017. Subito dopo fu nominato commissario straordinario dal ministro dello Sviluppo economico di allora, Carlo Calenda, con una mossa a sorpresa. In pratica il governo affidò a Laghi il compito di valutare se stesso, di sciogliere i nodi della gestione precedente che lui stesso aveva in parte stretto.

I periti Ignazio Arcuri e Stefano Martinazzo nella relazione di 520 pagine consegnata alla procura di Civitavecchia hanno sottolineato molte incongruenze dell'operato di Laghi, in particolare per quanto riguarda la vicenda della vendita a Etihad di Alitalia Loyalty. In ogni caso, per l'Alitalia anche in qualità di commissario Laghi non ha fatto granché meglio di quanto avesse fatto in precedenza. Idem con l'Ilva: il bubbone è ancora lì, la fabbrica di Taranto senza manutenzione sta cadendo a pezzi e oggi ci sarà uno sciopero di due ore negli stabilimenti di tutta Italia.

© Riproduzione riservata