È partita la terza conferenza annuale di Confindustria Energia, dove si discute di visione e investimenti, ma anche di come trasformare l’energia in motore di sviluppo, leva industriale e diritto strategico
«Un contesto globale sempre più instabile», quello per cui Guido Brusco, presidente di Confindustria Energia, cerca le soluzioni da trovare con i lavori della Terza Conferenza Annuale della Federazione.
«In questo scenario il tema dell’autonomia strategica europea – energetica, industriale e tecnologica – non è più una questione astratta, ma una priorità concreta. Allo stesso tempo, siamo chiamati a rispettare obiettivi climatici ambiziosi, che impongono una profonda trasformazione del nostro sistema produttivo ed energetico».
Anche perché la decarbonizzazione non è più un orizzonte lontano ma una sfida già in corso. Confindustria Energia cerca una transizione che riconosca il ruolo dell’industria come parte della soluzione, e che rispetti il principio della neutralità tecnologica, evitando scelte calate dall’alto che rischiano di penalizzare segmenti chiave della nostra manifattura e della filiera energetica.
Decarbonizzare, sì, quindi, ma con realismo, con strumenti efficaci, e con l’intelligenza di valorizzare tutte le tecnologie disponibili senza esclusioni ideologiche, prevedendo misure che possano rispondere opportunamente al fabbisogno e alle opportunità di investimento al fine di affrontare
le ricadute sociali, economiche e ambientali della transizione.
Il nodo delle autorizzazioni
Confindustria chiede regole chiare, tempi certi e processi decisionali snelli. «Non chiediamo scorciatoie – indica Guido Brusco – ma certezza del diritto e responsabilità nelle decisioni. Chiediamo che il sistema paese sappia premiare chi investe in innovazione, sostenibilità e lavoro, piuttosto che penalizzarlo con inefficienze che non possiamo più permetterci».
Per l’associazione imprenditoriale, in questo contesto la proposta di una legge quadro sull’energia, fondata sui principi di neutralità tecnologica e neutralità sociale, rappresenta un passaggio chiave. Serve uno strumento in grado di superare la frammentazione normativa, favorire la chiarezza delle regole, e consentire una pianificazione solida e flessibile, in linea con l’evoluzione tecnologica.
Nel primo semestre del 2025, secondo i dati pubblicati dal Servizio Studi del Dipartimento Attività produttive della Camera dei Deputati, la durata media di una Valutazione di Impatto Ambientale è stata di circa 1.000 giorni; per un Provvedimento Autorizzatorio Unico, oltre 1.200 giorni.
Nel cambiamento andranno inclusi anche i cittadini: i dati mostrano che si dichiarano disponibili a cambiare abitudini nei consumi, nella mobilità, nell’uso dell’energia, una disponibilità che però va alimentata con trasparenza, ascolto e coinvolgimento.
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