È il nome su cui c'erano più certezze: Daniele Franco, direttore generale di Banca d’Italia, è l’uomo che Mario Draghi ha scelto per  sedere sulla poltrona del ministero dell’Economia e delle finanze, tassello centrale dell’esecutivo che deve affrontare in un colpo solo crisi economica e Recovery plan, scostamenti di bilancio e deficit mai visti e altrettanto mai visti investimenti. 

Bellunese, laureato in Scienze politiche a Padova, l’anno era il 1977, Franco è l’incarnazione perfetta del tecnico. 

Lo scontro con Casalino

Di lui si ricordano, infatti, soprattutto gli scontri con i partiti di governo: il Movimento cinque stelle lo aveva messo nel mirino additandolo come il traditore che dall’interno dello stato avrebbe potuto ostacolare il loro progetto politico.

Le indiscrezioni che trapelavano negli anni della gestione M5s- Lega lo accusavano di mancanza di comunicazione e di non voler condividere le cifre delle finanziarie, fino all’audio divenuto  famoso del portavoce del premier Giuseppe Conte, Rocco Casalino, con tanto di offese e prometteva vendetta e spoil system in caso non fossero stati trovati i soldi per attuare subito il reddito di cittadinanza come promesso dal partito.

Ma non era andata liscia nemmeno con il governo di Matteo Renzi. In molti ricordano quando nel 2014 la legge di bilancio con il bonus Renzi attese il bollino dello stato per una settimana, perché erano stati sbagliati i conti e l’interventismo del primo ministro non aveva adeguate coperture.

La ricerca

Insomma, a conti fatti si può dire che Franco ha sempre rispettato il suo mandato che risponde allo stato e non al governo di turno. Uomo delle istituzioni per eccellenza, prima di una lunga carriera in Banca d’Italia ha lavorato per tre anni come consigliere economico agli affari economici della Commissione europea.

Soprattutto Franco ha una grandissima esperienza di ricerca: per dieci anni direttore del servizio studi della finanza pubblica per cui ha lavorato con tutte le banche centrali a livello europeo, poi del del servizio studi di struttura economica e finanziaria e ancora dell’area di ricerca economica e relazioni internazionali.

Il passaggio alla Ragioneria dello stato avviene nel maggio del 2013, a un mese dal giuramento del governo di Enrico Letta e dura fino al maggio 2019 dopo essere sopravvissuto ai colpi di tutti i movimentismi e tornando a Banca d’Italia proprio mentre lo stesso Renzi e il Movimento cinque stelle mettevano via Nazionale sotto accusa.

La scelta di Draghi dà una garanzia: attenzione alla sostenibilità dei conti dello stato, a prescindere che si debba investire o risparmiare.

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