Nel Regno Unito 30 persone su 100 hanno ricevuto almeno una dose del vaccino, negli Stati Uniti 22, in Germania, Italia e Francia 7. Sono numeri che evidenziano i problemi, oramai noti, della campagna vaccinale in Europa. Una campagna che fatica a entrare a regime e che, a differenza di quanto succede negli Stati Uniti e nel Regno Unito, è assai influenzata da una carenza nella fornitura di vaccini disponibili.

Non solo: a parte le forniture, anche le diverse strategie vaccinali dei vari paesi hanno prodotto diverse velocità di vaccinazione. Il Regno Unito, per esempio, dà priorità alla somministrazione della prima dose, cercando di fornire a più persone possibili una protezione parziale.

Da qui la riflessione che dobbiamo fare, partendo dai numeri che abbiamo, per capire quando sarà possibile ottenere l’immunità di gregge.

Quanti hanno gli anticorpi

La soglia esatta per l’immunità di gregge non è definita, ma stime recenti variano dal 70 al 90 per cento della popolazione. L’immunità dal covid-19 può essere raggiunta o attraverso il vaccino o attraverso l’infezione diretta.

Alcuni studi hanno cercato di stimare quanto possa durare l’immunità dopo la contrazione diretta del virus e le stime sono ancora parziali ma sembra durare per 3-5 mesi. In Italia, le ultime stime, che risalgono ad agosto, hanno evidenziato che circa 1,5 milioni di italiani – il 2,5 per cento della popolazione – è entrato in contatto con il virus. Questo dato è tuttavia imperfetto, e non ne possiamo fare affidamento, per due motivi. Primo, i dati si riferiscono alla prima ondata.

Secondo, dipendono da una diffusione disomogenea del virus sul territorio: la Lombardia assorbiva il 51 per cento dei cittadini che hanno sviluppato anticorpi. È dunque difficile capire, su base nazionale, quante persone a oggi hanno sviluppato gli anticorpi. Segue che il vaccino di massa è l’unica opzione valida sulla quale possiamo fare affidamento.

Per raggiungere l’immunità di gregge attraverso il solo vaccino entro la fine dell’anno, Germania, Francia e Italia dovrebbero raddoppiare il loro ritmo di somministrazione giornaliera.

L’Italia dovrebbe infatti somministrare 266mila dosi al giorno, la Francia 295mila e la Germania 365mila. In media nell’ultima settimana invece nessun paese europeo ha superato la soglia delle 150mila somministrazioni (105mila in Italia, 115mila in Francia e 143mila in Germania).

Continuando a questi ritmi, l’Italia potrebbe non arrivare all’immunità per ancora molti mesi e sicuramente non prima del 2023. Paesi invece come il Regno Unito e gli Stati Uniti somministrano ogni giorno più dosi di quelle necessarie per raggiungere l’immunità di gregge già entro il 2021.

Le altre variabili

Se però consideriamo una diversa strategia di vaccinazione, il momento in cui si potrebbe arrivare all’immunità di gregge potrebbe arrivare prima.

Per esempio, uno studio basato sui dati di Israele mostra che chi riceve la prima dose del vaccino Pfizer ha già dopo 14 giorni livelli elevati di anticorpi al Covid-19. Questi risultati depongono a favore di una strategia basata sulla distribuzione massiccia della prima dose, ritardando la seconda.

Un ulteriore elemento che potrebbe giocare a favore di questa strategia è l’aumento della produzione e disponibilità di nuove dosi di vaccino sul mercato. Secondo le stime della New York School of Public Health, se gli Stati Uniti arrivassero a somministrare 3 milioni di dosi al giorno il paese raggiungerebbe l’immunità di gregge con sei mesi d’anticipo rispetto allo stato attuale (già a luglio di quest’anno).

Infine, le stime appena descritte non tengono in considerazione una cosa: l’evoluzione della pandemia. Ieri l’Italia ha registrato 17.083 nuovi casi e 343 decessi. Siamo entrati a pieno titolo nella terza ondata e velocizzare la campagna vaccinale è un dovere.

 

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