L’affermarsi dell’intelligenza artificiale spacca il mondo. La maggioranza delle persone nei trenta paesi monitorati da Ipsos Global Advisor ritiene la tecnologia necessaria per risolvere i problemi del mondo. Allo stesso tempo, in una pura logica dialettica, gran parte di quelle stesse persone ritiene che il progresso tecnologico stia “distruggendo le nostre vite”.

La spaccatura

L’opinione pubblica globale si spacca tra quanti sono entusiasti dei progressi dell’intelligenza artificiale e quanti, invece, appaiono ansiosi e preoccupati per i cambiamenti che potrebbe portare. A livello globale esistono precise differenze regionali: nell’Anglosfera (Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Irlanda e Australia) c’è molta più ansia che eccitazione; nell’universo europeo si nota un po’ meno ansia, ma anche un’esaltazione intermedia. Nel Sud-Est asiatico sono molto più positivi che ansiosi. Il Giappone è un’eccezione: non è né esaltato né ansioso.

Le differenze tra i vari paesi sono notevoli anche in termini di comprensione di che cosa sia l’intelligenza artificiale. Il nostro paese (50 per cento), insieme al Giappone (41), è in fondo alla classifica della comprensione. Se a guidare è l’Indonesia (91), in vetta troviamo anche Olanda (75), Germania e Francia (59). Il tasso di apprensione di fronte all’intelligenza artificiale, in Italia, è, invece, tra i più bassi (44 per cento, insieme al 40 della Polonia e al 29 del Giappone).

Il livello di ansia è al calor bianco negli Usa (64) e in Gran Bretagna (61). Lo stato di ansia di fronte all’IA coglie più della metà della popolazione in Svezia e Ungheria (55), Olanda (52) e Spagna (51). La Francia è spaccata nettamente in due, mentre in Germania (46) il dato è simile a quello italiano. Il fronte degli entusiasti in Italia supera di pochissimo quello degli ansiosi (49 per cento). Insieme ai polacchi gli italiani guidano la classifica europea degli infervorati verso l’Ia, con dati che, tuttavia, sono molto lontani da quelli registrati in Indonesia (80), Thailandia (79), Corea del Sud (69).

Negli altri paesi europei i tassi di eccitazione sono più bassi: Germania (46), Spagna (45), Francia (40), Gran Bretagna (37) e Svezia (34). Anche negli States è basso: 38 per cento.

Lo scenario italiano 

Le preoccupazioni degli italiani di fronte all’evolversi delle potenzialità, del ruolo e dell’uso dell’intelligenza artificiale costruiscono una specie di mappa geografica delle percezioni che ha l’opinione pubblica nostrana. Il 51 per cento degli italiani ritiene che l’intelligenza artificiale cambierà il mondo in cui ogni persona svolge il proprio lavoro.

Il 30 per cento pensa che l’Ia sostituirà le sue mansioni lavorative. Il 49 per cento preconizza un aumento della disinformazione su internet. Il 38 per cento prevede un peggioramento del mercato del lavoro (+8 punti rispetto al 2023). L’uso di questa tecnologia avrà anche effetti positivi: il 50 per cento pensa che con l’Ia consentirà di svolgere le proprie mansioni più velocemente; il 33 per cento immagina miglioramenti per la salute e il 41 per cento prevede una maggiore offerta di intrattenimento. Il fatto che nella società e nelle stesse persone convivano ansia e entusiasmo di fronte all’Ia, non deve stupire.

L’Ia secondo Kant

Ci troviamo di fronte a un fenomeno che, rifacendoci al filosofo Immanuel Kant, potremmo definire “sublime tecnologico”. Esso si riferisce a qualcosa che ispira allo stesso tempo meraviglia e timore, ammirazione e paura.

È un’esperienza che trascende la comprensione ordinaria e suscita un senso di grandezza che va oltre i limiti umani, ma genera anche timori, evoca un senso di impotenza di fronte a tale grandezza.

Il “sublime tecnologico” è la tensione tra la meraviglia e l’ammirazione per le capacità straordinarie e il potenziale dell’Ia e l’ansia derivante dalla sua complessità, dal suo potenziale dirompente e dalle implicazioni etiche e sociali. Il fenomeno del “sublime tecnologico” porta alla luce l’ambivalenza che molte persone provano di fronte all’Ia: un misto di fascinazione per le sue possibilità e paura per le sue potenziali conseguenze.


NOTA METODOLOGICA. Indagine realizzata on line da Ipsos Global Advisor in 30 paesi tra venerdì 21 marzo e venerdì 4 aprile 2025, campione totale di 23.216 adulti di età pari o superiore ai 18 anni.

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