Le stime preliminari del rapporto rapporto Aci-Istat segnalano una diminuzione dei decessi nei primi sei mesi del 2025. Ma l’Italia rimane sopra la media Ue per mortalità stradale. E i guardrail sono ancora in parte inadeguati
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, ogni anno gli incidenti stradali causano circa 1,19 milioni di morti nel mondo, pari a circa il 2,3% dei decessi globali. In Italia, secondo l’Istat, nel 2024 si sono registrate 3.030 vittime, corrispondenti a meno dello 0,5% del totale dei decessi nazionali. In generale, si stima che negli ultimi vent’anni nel mondo sono decedute quasi venticinque milioni di persone come vittime della strada.
Numeri che hanno spinto le Nazioni Unite a riconoscere ufficialmente nel 2005 la Giornata Mondiale del Ricordo delle Vittime della strada che si tiene ogni terza domenica del mese di novembre con lo scopo di ricordare le vittime, sostenere le famiglie colpite e sensibilizzare l’opinione pubblica. Già negli anni ’90 diverse associazioni e organizzazioni internazionali avevano sostenuto la necessità di indire una giornata di commemorazione mondiale. Tra queste, la fondazione britannica RoadPeace e la Federazione europea delle vittime della circolazione stradale.
CONTESTO NAZIONALE
Secondo i dati Istat, sono stati 3.030 i morti per incidenti stradali in Italia nel 2024, mentre si sono registrati 173.364 incidenti (+4,1 per cento). Nei primi sei mesi del 2025 invece i decessi sono stati 1.310, con una diminuzione del 6,8 per cento. Numeri positivi ma che inchiodano comunque l’Italia ad avere una media superiore a quella europea (51 decessi per un milione di abitanti). Statistiche ancora troppo alte che testimoniano l’urgenza di intervenire su una delle principali cause di morte a livello globale.
Rispetto al 2023, i morti per incidenti stradali sono diminuiti (0,3 per cento) mentre ad aumentare sono gli incidenti e i feriti (+4,1 per cento). Secondo l’Istat, questo ha comportato anche un costo sociale pari a 18 miliardi di euro nel solo 2024, pari a circa un punto percentuale del Pil. Le statistiche riportano inoltre che le vittime in moto (+13,1 per cento) e in autocarro (+34,2 per cento) sono aumentate, insieme a quelle legate ai monopattini. Diminuiscono, invece, le vittime tra i ciclisti (-12,7 per cento rispetto al 2023) e tra i pedoni (-3,1 per cento).
Per quanto riguarda le vittime nelle grandi città, si registra un aumento a Napoli mentre diminuiscono i decessi a Roma e Milano. Le aree più critiche risultano quelle di Avellino, Sassari, Barletta-Andria-Trani, dove l’indice di mortalità supera di oltre due volte la media nazionale. I risultati migliori si registrano invece a Campobasso e Gorizia.
Tuttavia, queste tragedie sono in molti casi prevedibili: manutenzione, limiti di velocità, sicurezza stradale e attenzione alla guida possono incidere in maniera positiva.
LA NORMATIVA SUI GUARDRAIL
Secondo l’Aci (Automobile Club d’Italia), gli incidenti aumentano su tutte le tipologie di strada ma l’incidenza è maggiore per le autostrade (+ 7,1 per cento per le vittime, +6,9 per cento per gli incidenti, + 7,0 per cento per i feriti) rispetto alle strade urbane (-2,1 per cento). Si registra anche un aumento dello 0,1 per cento per le strade extraurbane dove l’indice di mortalità è del 4,0: il più alto.
Una delle cause meno note ma che incidono notevolmente sulla nostra sicurezza stradale sono le barriere stradali.
Quelle in esercizio sulle strade italiane sono state progettate negli anni ’90, quando il peso medio di un’auto era di circa 1.200 chili. Mentre oggi il mercato dell’auto – per aumentare le entrate - ha virato verso auto sempre più grandi che pesano 600 chili in più rispetto a trent’anni fa.
«Le barriere che oggi troviamo sulle nostre strade sono state pensate per veicoli molto più leggeri», commenta Ottavia Calamani, Ceo dell’associazione Aisico. «È come se avessimo aggiornato tutto, dai motori all'elettronica, ma avessimo lasciato indietro ciò che deve salvare le vite quando la tecnologia non basta. Le normative in vigore da più di trent'anni non sono state adeguate ai cambiamenti avvenuti nel traffico delle strade europee né alle prestazioni e alle caratteristiche dei veicoli moderni. È un vuoto normativo che non va sottovalutato: servono nuovi standard e strumenti digitali per censire e monitorare in modo continuo lo stato reale delle infrastrutture».
La prima revisione delle norme sulle barriere risale al decreto ministeriale 223 del 1992 che, per la prima volta, stabilisce dei parametri tecnici di omologazione. Solo nel 2011 – con un nuovo decreto ministeriale - l’Italia ha recepito la normativa europea sulla marcatura CE. Tuttavia, oggi circa 600.000 mila chilometri di strade sono considerate a rischio per la presenza di guardrail obsoleti o non ancora adeguati agli standard europei. Questo si traduce in una maggiore mortalità in caso di urto.
L’Ansfisa, agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali, ha emesso a fine 2024 una circolare per avviare il censimento delle barriere stradali in linea con le indicazioni guida del Ministero delle Infrastrutture. Fissando la scadenza per la loro ricezione a fine 2026. Il Mit ha inoltre individuato 650 chilometri di barriere esistenti da sostituire da parte di Anas. Per questo, Autostrade per l’Italia ha varato un progetto, chiamato “Piano barriere sicurezza”, per sostituire altri 2mila chilometri di barriere e spartitraffico antecedenti al DM 223/92.
OBIETTIVO VISION ZERO
Il 6 ottobre 2021, il Parlamento europeo ha approvato l’obiettivo “Vision Zero” all’interno del quadro politico per la sicurezza stradale 2021-2030: ridurre del 50 per cento le vittime di incidenti stradali entro il 2030 ed eliminarle del tutto entro il 2050.
Il progetto nasce in Svezia nel 1997, per poi diffondersi primo nel Regno Unito e in Svizzera e poi nel resto del continente europeo attraverso la collaborazione con le città che avevano adottato il modello “30 chilometri”. Ma la riduzione delle vittime rispetto al 2021 è per ora solo del 4,5 per cento.
Secondo i dati della Commissione Europea e di Eurostat, nel 2023 la media dell’Unione Europea è pari a 46 vittime per milione di abitanti. La Francia registra valori lievemente superiori alla media, mentre Germania e Spagna si collocano sotto la media europea. La Svezia, con 22 decessi per milione, è tra i Paesi più virtuosi dell’Ue. Ed è proprio il paese scandinavo ad aver avviato per primo il progetto di eliminazione delle vittime stradali 28 anni fa.
Per questo, domenica 16 novembre, oltre alla commemorazione, si vuole ricordare che la mortalità stradale si può contrastare attraverso strumenti legislativi e tecnologici. Ma soprattutto grazie a una maggiore attenzione alla manutenzione delle infrastrutture, a partire proprio dalle barriere stradali.
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