L’hanno chiamata la “rivoluzione gentile” di Bergoglio. Il duecentosessanteseiesimo successore allo scranno di Pietro ha costruito intorno a sé un immaginario collettivo segnato dal senso di apertura e trasformazione della Chiesa, cercando di allontanare l’istituzione da lui guidata dal carrierismo, dalla mondanità e dall’ambizione. La fiducia nel Papa, in questi anni, è rimasta sempre alta e oggi, a otto anni dal 13 marzo del 2013, coinvolge il 78 per cento degli italiani. Il dato emerge in tutta la sua dimensione se lo confrontiamo con la fiducia che l’opinione pubblica ripone nei vescovi e nei parroci. I primi si fermano al 32 per cento, mentre i secondi arrivano al 47 per cento. A riporre maggiore affidamento nel Pontefice sono le donne (82 per cento) e i cittadini del Sud (89 per cento). I soggetti, invece, maggiormente lontani da Francesco I sono quanti si collocano a destra dello schieramento politico (53 per cento di fiducia).  Una certa disillusione verso la Chiesa aleggia tra i giovani: 71 per cento di fiducia nel Papa (-7 punti rispetto la media), 29 per cento nei vescovi (-3 punti) e 38 per cento nei parroci (-9 punti). Il mondo femminile, per parte sua, mostra un alto tasso di legame con il Pontefice, ma appare decisamente più freddo verso le altre figure del clero, con solo il 29 per cento di donne che ripongono qualche affidamento nel proprio vescovo.

Le emozioni suscitate dal Papa

Papa Bergoglio ha saputo costruire un intenso legame empatico con l’opinione pubblica. Le sensazioni che suscita nelle persone hanno tratti marcatamente positivi. La prima emozione, in ordine di importanza, è la speranza (segnalata dal 60 per cento degli italiani). Un’emozione vissuta, in particolare, dalle persone che fanno parte del ceto popolare (62 per cento) e dai residenti al Sud (67 per cento). La seconda emozione, in ordine di importanza, è quella della serenità (47 per cento), mentre al terzo posto troviamo la spinta impegnarsi (30 per cento). Una sollecitazione al fare e all’impegnarsi che, in questo caso, sembra coinvolgere maggiormente i giovani (34 per cento). Scendendo nella scala delle sensazioni suscitate da Papa, troviamo la sua capacità di trasmettere forza (27 per cento) e gioia (21 per cento). Nella sequenza di sensazioni, in fondo alla classifica, si collocano i tratti negativi. Questo pontefice suscita rabbia nel 3 per cento degli italiani, in particolare in una quota di residenti a Nordest (6 per cento), di persone che si collocano a estrema sinistra (6 per cento) e a destra (7 per cento). Delusione e incertezza sono provate entrambe dal 6 per cento degli italiani, mentre una dimensione di fastidio per le sue posizioni è provata dal 5 per cento del Paese. In termini complessivi e assoluti, riportando il quadro delle emozioni su una scala unitaria (la domanda prevedeva la possibilità di risposte multiple), possiamo osservare che in termini complessivi le emozioni positive suscitate dal Papa coinvolgono l’88 per cento degli italiani, mentre quelle negative il 12 per cento. Il tratto empatico di Francesco I non radica solo dai tratti della sua personalità, ma si basa anche sulle opinioni espresse e sulle scelte effettuate. Per il 50% delle persone questo Pontefice sta cercando di dialogare con il mondo e di riposizionare l'annuncio del Vangelo nella contemporaneità, mentre per un altro 39 per cento sta innovando la Chiesa e il suo modo di essere. La spinta a dialogo con la modernità e con la società in mutamento è particolarmente avvertita dall’universo femminile (55 per cento) e dai ceti sociali più bassi e popolari (53 per cento). Solo il 6 per cento degli italiani ritiene che il Papa stia allontanando la chiesa dai temi della verità e dai contenuti della dottrina (con una impennata solo tra le persone che si collocano a destra dello schieramento politico: 16 per cento).

L’alternativa percorribile proposta da Bergoglio

Il senso di cambiamento, la spinta alla trasformazione che porta con sé il messaggio di Bergoglio sembra situarsi nel vigore del suo richiamo all’equità, nel saper far agire e vibrare la sua visione della fede nella società di oggi. Il Pontefice venuto dal Sud del mondo sta, in qualche modo, riposizionando la Chiesa nell’immaginario collettivo contemporaneo. L’opinione pubblica sembra reagire positivamente e condividere il suo richiamo a un “progetto di sviluppo integrale che, per essere reale, deve raggiungere ed offrire possibilità a tutti”. Le sue posizioni sulla “redistribuzione della ricchezza”, sul dovere di una “ecologia integrale”, sulla necessità di un “capitalismo inclusivo”, sull’urgenza di fare “un passo in avanti verso una matrice distributiva più giusta”, come il suo insistere sul valore della misericordia, hanno aperto un nuovo e intenso dialogo con ampie fasce della società. Puntando il dito contro l’economia che uccide, la società dell’esclusione, la globalizzazione dell’indifferenza e schierandosi senza remore dalla parte di quei poveri che, oltre a essere sfruttati ed oppressi, sono anche scartati e messi fuori perfino dalle periferie, il Vicario di Cristo ha conquistato parte dei cuori del Paese. Bergoglio sembra rispondere, con il suo stile e le sue modalità, al bisogno di cambiamento, armonia e speranza che aleggia in una società malata e febbricitante. Sembra offrire un’alternativa percorribile a una realtà sociale monadica, alla ricerca di nuove strade capaci di ristrutturare il senso dell’essere comunità e di rigenerare motivazioni calde per stare insieme.

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