Per guardare al 2022 è utile fare un piccolo esercizio considerando come sia cambiata la lista delle priorità degli italiani nel corso degli ultimi vent’anni, per identificare i paradigmi di riferimento mutati e quelli che sono rimasti sostanzialmente stabili. Per questo abbiamo preso a riferimento una vecchia pubblicazione del Censis del 13 maggio 2001, ripetendo le domande oggi.

Nel 2021, dopo un decennio di tagli, finanziarie che raschiano il barile e rispetto dei parametri europei, siamo diventati più attenti all’equilibrio dei conti dei conti pubblici (una necessità per il 35 per cento nel 2001, oggi lo è per il 47 per cento). La maggioranza, oggi come allora, auspica investimenti pubblici per rilanciare l’economia, ma la fiducia in questa strategia si è ridotta (53 per cento oggi contro il 65 di un tempo).

Immigrazione

Una donna che vorrebbe migrare si trova bloccata in un centro al confine fra la Bielorussia e la Polonia. La foto è stata scattata il 23 dicembre (AP Photo/Pavel Golovkin)

In questi vent’anni il paese è cambiato radicalmente in merito alla percezione di welfare, immigrazione e pensioni. E sul fronte migratorio siamo diventati un paese a maggioranza intollerante.

Vent’anni fa gli italiani erano in equilibrio fra coloro che avvertivano il fenomeno migratorio come dannoso (50,3 per cento) e quanti lo ritenevano invece positivo (49,7 per cento). Oggi il quadro si è radicalizzato. Gli ostili ai migranti sono saliti al 62 per cento, mentre i favorevoli sono calati al 38 per cento.

Pensioni

Andrea Orlando (Pd) è il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali del governo Draghi. Questa foto è stata scattata il 22 dicembre durante un'informativa alla Camera (Foto Mauro Scrobogna / LaPresse)

Una metamorfosi molto simile riguarda le pensioni. Nel 2001, a pochi anni dalla riforma del governo Dini, il paese era in bilico tra il 49,8 per cento che auspicava interventi sul sistema previdenziale per abbassarne i costi e il 50,2 per cento contrario a qualsiasi taglio.

Vent’anni dopo quel paese in bilico non c’è più. Il no ai tagli è balzato al 76 per cento, mentre il sì a nuove riforme per ridurre il peso sui conti pubblici è franato al 24 per cento.

Welfare

L’equazione welfare-tasse ha subìto, invece, un vero e proprio ri-orientamento di rotta. Nel 2001 la maggioranza degli italiani propendeva per l’equazione “meno tasse e meno servizi pubblici” (54,1 per cento), lasciando al 45,9 per cento quanti sostenevano l’equazione “più servizi pubblici anche al costo di più tasse”.

Oggi il quadro è ribaltato. La maggioranza (54 per cento) propende per “più servizi e più tasse”, mentre il 46 per cento è favorevole a una riduzione di tasse e, conseguentemente, dei servizi.

Cosa resta uguale

Gli aspetti su cui gli italiani non hanno mutato direzione sono quelli di lavoro e sicurezza. Il bisogno di regole contro la precarizzazione era atteso dal 59 per cento delle persone nel 2001 ed è cresciuto al 61 per cento oggi, mentre l’idea di lasciare mano libera alle imprese era al 41 per cento ed è scesa ulteriormente al 39.

Sul fronte della sicurezza dei cittadini, oggi come allora, la maggioranza è favorevole a interventi repressivi (53 per cento), rispetto alle ipotesi di politiche sociali contro l’emarginazione e la povertà (47 per cento).

Vent’anni dopo l’Italia non è solo più intollerante, ripiegata su sé stessa, alla ricerca di nuovi sistemi di tutela e sempre alle prese con l’assillo della precarizzazione del lavoro, ma anche più polarizzata e radicalizzata, più insofferente verso le mediazioni e stanca delle mancate riforme.

Le stesse riforme 

Dopo vent’anni, non a caso, la scala delle riforme urgenti è sempre la stessa e cambia solo il livello di intensità. Ai primi posti ci sono lavoro, sanità, fisco, scuola, giustizia, previdenza e amministrazione pubblica.

Cambia però la priorità data alle varie esigenze. La riforma della scuola e della pubblica amministrazione fa registrare un più 19 punti. Quella della sanità e del fisco un più 18 punti. Quella della previdenza e delle tutele per i lavoratori un più 16 punti. Più calmierate sono giustizia (più 12) e sistema elettorale (più 6).

Lo sguardo al passato ci parla del domani e delle attese. «La vita può essere capita solo all’indietro ma va vissuta in avanti», diceva Kierkegaard. E quell’avanti oggi vuol dire agire sull’innovazione, sulla green economy, ma anche mettere mano all’immobilismo e ai grandi ritardi (scuola, pubblica amministrazione, fisco, precarizzazione del lavoro, welfare). Un’agenda chiara per chi vuol parlare di Pnrr e di Italia 2022.

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