La settimana scorsa il ministro Valditara ha firmato due decreti per stanziare oltre 750 milioni a favore delle paritarie, con un aumento di 50 milioni rispetto all’anno scorso. Non è difficile leggere il provvedimento come espressione di un intento educativo che non privilegia l’interesse dello Stato. Si va verso la privatizzazione a ritmo accelerato, approfittando dell’abbandono in cui è stato lasciato un servizio in cui ormai gli insegnanti sono aggrediti e vilipesi
Non si sa quando la sinistra si accorgerà che ha abbandonato alla privatizzazione il diritto alla salute: se la gente rinuncia a curarsi non è solo perché non ha soldi: da un pezzo sta perdendo il senso che la salute è un diritto e che per essere curato deve restare il suo sistema sanitario nazionale - riforma Anselmi del 1978 - uno dei migliori al mondo.
Adesso sembra non accorgersi che la privatizzazione della scuola è iniziata da un pezzo. La settimana scorsa il ministro Valditara ha firmato due decreti per stanziare oltre 750 milioni a favore delle paritarie per l’anno in corso, con un aumento di cinquanta milioni rispetto all’anno precedente. Ha aggiunto la specificazione che 163 milioni vanno al sostegno agli studenti disabili e 90 alle scuole dell’infanzia e ha espresso le intenzioni del finanziamento governativo: «Con questo stanziamento il Ministero dell’Istruzione e del Merito conferma il proprio impegno a sostenere e valorizzare le scuole paritarie, che rappresentano una componente fondamentale del nostro impegno educativo nazionale.
Il nostro obiettivo è garantire a tutti gli studenti l’opportunità di una formazione di qualità, indipendentemente dall’istituto in cui studiano. in particolare le risorse destinate alle Scuole dell’infanzia e agli studenti diversamente abili confermano la nostra attenzione a mantenere l’educazione accessibile e inclusiva per tutti».
Non è difficile leggere il provvedimento come espressione di un intento educativo che non privilegia l’interesse dello Stato. La soddisfazione, pur con qualche riserva della Fism – la Federazione italiana scuole materne – si aspettava qualcosa di più – è comprensibile, ma è giusta la denuncia del segretario della Uil Scuola: «Ancora una volta assistiamo a una destinazione di risorse alle scuola paritaria (e non) a favore della scuola statale che garantisce uguali opportunità a tutti anche bisognosi e meritevoli», citando il diritto allo studio che la Costituzione vuole esteso ai capaci e meritevoli che, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi, con una valorizzazione etica del merito assolutamente estraneo alle prese di posizione di Valditara.
Il quale, istituendo l’ora di educazione civica, aveva imposto che la scuola debba insegnare il valore di principi «quali la responsabilità individuale e la solidarietà, la consapevolezza di appartenere ad una comunità nazionale, dando valore al lavoro e all’iniziativa privata come strumento di crescita economica per creare benessere e vincere le sacche di povertà, nel rispetto dell’ambiente e della qualità della vita».
Siamo all’assistenzialismo educativo, se anche l’insegnante elementare deve evidenziare l’importanza della crescita economica, nel rispetto dell’ambiente e della qualità della vita dei cittadini, poi deve insegnare «promozione dell’educazione finanziaria e assicurativa, dell’educazione al risparmio e alla pianificazione previdenziale, anche come momento per valorizzare e tutelare il patrimonio privato».
Non è bastato per allarmare il sindacato scuola. Nemmeno per maestri e docenti di ogni ordine e grado un tempo sensibili. Ancor più silente l’opposizione. Sembra non essersi accorta che il governo Meloni ci aveva avvertito fin dai primi giorni.
Nemmeno i media hanno notato che le nuove denominazioni dei ministeri non erano solo un po’ comiche, come il Made in Italy contraddittorio in un governo nazionalista o la Sovranità alimentare. Tanto meno è vero che al Ministero dell'Istruzione sia solo stata aggiunta la dicitura «del merito». Al Mim è stato tolto l’attributo, costitutivo dell’Istruzione, «pubblica».
Meloni e centro-destra avevano informato: si va verso la privatizzazione a ritmo accelerato, approfittando anche dell’abbandono in cui è stato lasciato un servizio in cui ormai gli insegnanti sono aggrediti e vilipesi. È davvero un vilipendio. Non è solo l’indecoroso trattamento economico (la Minerva povera non è una novità e non è il peggio), è che va a ramengo per il paese l’istituzione su cui poggia la qualità della società nel succedersi delle generazioni. Il futuro.
© Riproduzione riservata