Nel suo messaggio di fine anno il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto che «nei prossimi mesi ci attendono passaggi decisivi», ha spiegato che «non sono ammesse distrazioni». La nuova bozza del piano di ripresa e resilienza presentata in consiglio dei ministri prima della fine dell’anno gli dà ragione. Il confronto sul programma trasformatosi in verifica di governo è ancora in corso, con Italia viva che chiede garanzie di metodo e minaccia la crisi, il Partito democratico che chiede meno bonus e più investimenti e denuncia la mancanza di piani industriali, ma intanto il nuovo documento dettaglia per la prima volta le scadenze dei diversi progetti trimestre per trimestre da qui al 2026.

Si scopre, così, alla voce idrogeno che la scadenza per la «realizzazione del primo prototipo di utilizzo di idrogeno in un’acciaieria» è proprio l’ultimo anno del programma. L’impianto dell’ex Ilva avrebbe dunque davanti a sé almeno cinque anni di attesa prima di poter anche solo ipotizzare di usarlo. Al contrario alcuni programmi saranno avviati molto rapidamente.

Le fondamenta

Sulla carta, infatti, il 2021 è l’anno in cui arriverà la quota minore dei fondi europei: 24,9 miliardi di euro sui quasi 209 totali, dieci in meno di quelli che arriveranno l’anno successivo, quasi venti in meno dei 44,7 miliardi attesi nel 2023 e meno anche di tutti gli anni a venire. Ma la verità è che i prossimi dodici mesi pongono le basi per spendere i fondi degli anni successivi, con concorsi per la pubblica amministrazione, procedure per avviare cantieri e piani per le infrastrutture digitali, compresa la creazione di squadre per la semplificazioni in tutte le amministrazioni centrali e locali. Entro i prossimi mesi, per esempio, deve essere selezionato l’ottanta per cento dei progetti di intervento «per la sicurezza statica e sismica», ma anche decise le modalità di accesso ai fondi per la filiera delle rinnovabili. Da aprile a giugno, poi, deve essere pubblicato il primo bando per le assunzioni straordinarie nella pubblica amministrazione. Per dare una idea delle proporzioni: entro il 2022 dovrebbe essere assunto un terzo del nuovo personale. Ovviamente uno slittamento dei bandi porterebbe a uno slittamento dei concorsi e a meno personale per seguire i progetti. E questo vale a maggior ragione per la giustizia, uno dei settori che farà da termometro al cambiamento della nostra pubblica amministrazione: quest’anno è prevista l’assunzione di un terzo dei nuovi impiegati e la metà del personale necessario agli uffici del processo compresi tutti i magistrati onorari ausiliari.

Entro giugno vanno assegnate le risorse per la manutenzione di strade, ponti e viadotti e delle cosiddette aree interne del territorio nazionale (una nuova mappatura deve essere fatta da qui ai prossimi tre mesi). Mentre per settembre vanno individuati 135 hub nazionali dell’innovazione per far nascere imprese innovative e centri di alta formazione. E sono attesi pure i sette nuovi centri di alta tecnologia, da quello per l’intelligenza artificiale di Torino a quello agritech di Napoli, a quello Fintech di Milano.

Cloud e cybersecurity

Per la fine dell’anno devono essere concluse tutte le procedure per «lo sviluppo di un’infrastruttura ad alta affidabilità ed efficienza per l’erogazione di cloud alla Pubblica amministrazione». Le pubbliche amministrazioni devono presentare i piani di migrazione dei loro dati e sempre entro i prossimi dodici mesi un quarto dei piani deve essere valutato. A questo si aggiunge anche lo sviluppo della infrastruttura pubblica basata sulla tecnologia blockchain. Quest’anno deve nascere anche il centro per la cybersecurity su cui tanto disputano i partiti, a partire da Italia viva, e devono essere completate tutti una serie di aggiornamenti di sicurezza e di piani di risposta ai cyberattacchi di pubbliche amministrazioni e di aziende private. È prevista anche la nascita della prima piattaforma di sistemi di trasporto collettivo intelligente, quelli in cui i veicoli riescono a trasmettersi dati tra loro, per le città di Torino, Roma e Napoli.

La riforma dei dottorati

Per i prossimi dodici mesi i ministeri targati Movimento cinque stelle, i maggiori protagonisti di questo anno di programmazione, ottengono anche 1,10 miliardi di euro per il piano nazionale delle competenze dei lavoratori che dovrebbe passare soprattutto attraverso Anpal e anche un piano di formazione per tutto il personale scolastico. Entro l’anno, però, deve nascere anche la cabina di regia del grande piano asili su cui insistono Pd e Leu – l’obiettivo è avere in cinque anni 415mila posti in più. E pure quella per disciplinare le attività di ricerca e sviluppo che va di pari passo con una annunciata riforma del sistema dei dottorati per avvicinarli alle imprese. Come per tutti gli inizi dell’anno, si capirà solo poi quanto si tratti solo di buoni propositi.

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