Il prossimo anno si capirà con che velocità l’Eurozona imboccherà la strada della ripresa. Presentando il rapporto 2020 della Banca centrale europea (Bce), il vicepresidente Luis de Guindos ha detto che ora serve accelerare sull’approvazione del Recovery e che nel 2022 l’inflazione tornerà a salire, dopo un ulteriore calo quest’anno.

Attenzione alle banche

Il vicepresidente Bce ha messo in guardia da un possibile ritiro o riduzione anticipata dalle misure degli aiuti e in particolare dal loro impatto sui bilanci delle banche, cioè la fase due della crisi. Il ritiro anticipato, ha spiegato, «rischia di innescare una ondata di insolvenze che avrebbe un pesante impatto sull'economia e sulla qualità degli attivi bancari. Dall'altro erogare aiuti troppo a lungo potrebbe significare tenere in vita imprese non sostenibili a discapito di sostenibiltà di banche, della produttività e di conseguenza della crescita economica». 

Sugli aiuti si decide nella primavera 2022 

Alla ricerca di un difficile equilibrio, la Bce si tiene pronta per intervenire a favore delle banche la cinghia di trasmissione del credito e della liquidità, «se uno scenario molto grave dovesse materializzarsi».
François Villeroy de Galhau, governatore della Banque de France e membro del consiglio direttivo della Bce ha detto: «Potremmo valutare la fine degli acquisti effettuati con il Pepp (QE) a marzo del prossimo anno». Villeroy ha specificato che gli aiuti dureranno sicuramente almeno fino a marzo dell’anno prossimo. 

Il cambio di strategia

La presidente della Bce Christine Lagarde ha ricordato che a gennaio è stata lanciata la revisione della strategia monetaria europea, cioè una revisione di tutta la policy Bce che non avveniva dal 2003 e che potrebbe essere modificata profondamente nel nuovo scenario a bassi tassi di interessi, calo persistente dell’inflazione, globalizzazione e digitalizzazione e anche dall’inclusione di parametri di sostenibilità ambientale nell’erogazione del credito. La revisione dovrebbe concludersi a metà 2021. 

Nel frattempo De Guindos ha chiesto di accelerare con il Recovery plan e ha sottolineato come abbia «dato ai mercato il segnale chiaro che siamo pronti ad agire insieme»: «Non bisogna sottovalutare l'importanza che la sua approvazione ha avuto sul sentimento degli investitori», ha detto. 

Il piano per gli eurobond

Proprio oggi la Commissione europea ha presentato la strategia per finanziare il programma Next Generation Eu: 806 miliardi da raccogliere entro il 2026, 150 miliardi l'anno, 15 – 20 miliardi al mese. La prima emissione, ha detto il commissario Ue al Bilancio Hahn, è prevista per giugno. Le obbligazioni europee avranno una scadenza variabile fino ai 30 anni, ma è prevista anche l’emissione di obbligazioni a brevissimo termine inferiore a un anno. I titoli saranno ripagati entro il 2058.

Secondo Hahn, se si cominciasse a raccogliere i primi fondi a luglio, almenot  i 45 miliardi di prefinanziamento su cui si è trovato l’accordo,si dovrebbe avere la liquidità per settembre. Il resto dipender dai tempi per l’approvazione dei piani.

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