- Una sentenza del Tar del Lazio rischia di incidere sulla prosecuzione della gestione della rete autostradale da parte di Aspi. La concessione rischia addirittura di essere revocata per l’intervento, invocato dal Tar, della Corte di Giustizia europea. Proprio adesso che non è più dei Benetton ma della Cassa Depositi e Prestiti.
- La modifica della convenzione originaria e il riassetto societario di Aspi, con l’entrata nell’azionariato di Cassa Depositi e Prestiti, avrebbero richiesto di valutare il ricorso a una procedura di evidenza pubblica, cioè di una gara per la riassegnazione della concessione. Ma di tale valutazione non c’è traccia.
- Non c’è traccia nemmeno di un’effettiva verifica dell’affidabilità del concessionario. Con il paradosso che Aspi è stata ritenuta «inaffidabile per la ricostruzione del Ponte Morandi e, all’opposto, affidabile per la (prosecuzione della) gestione dell’intera infrastruttura in concessione».
La sentenza "non definitiva" (n. 13434) con cui il Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) per il Lazio ha chiesto qualche giorno fa l'intervento della Corte di Giustizia europea rischia di essere una “bomba” per le vicende che da quattro anni vedono protagonista Autostrade per l'Italia (Aspi). Si profila la concreta possibilità che la revoca della concessione, esclusa dai governi Conte e Draghi come "sanzione" per il crollo del ponte Morandi e la morte di 43 persone, venga inflitta ad Aspi
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27/07/2010 Castelnuovo di Porto, inaugurazione del nuovo svincolo e della nuova stazione di Autostrade per l'Italia, nella foto la nuova stazione tra Fiano e Settebagni



