Un rapporto del cda del fondo pensioni svela presunte irregolarità commesse dall’ex presidente Alfonsino Mei. Il potenziale conflitto d’interessi del capo di Gabinetto della premier: allo stesso tempo controllore e controllato
Grande è la confusione sotto al cielo di Enasarco, potente fondazione che gestisce 8,7 miliardi di euro di patrimonio, provenienti dai contributi degli agenti di commercio e indispensabili per le loro future pensioni. Dalle memorie del consiglio di amministrazione dell'ente, spunta l'esito di un'istruttoria (richiesta dal cda) che svela un ginepraio di consulenze, incarichi ad personam, spese non giustificate per lo più a carico dell'ex presidente Alfonsino Mei, sfiduciato in novembre. Mei, va detto, respinge tutte le accuse, minaccia un risarcimento milionario e invita al commissariamento.
Il contratto a Gaetano Caputi
Fra le decine di documenti visionati da Domani, si scopre che fra i consulenti più accreditati e pagati da Enasarco – ente che dovrebbe spendere con parsimonia per garantire agli iscritti una dignitosa pensione – c'è il capo di gabinetto di Palazzo Chigi, il professor avvocato Gaetano Caputi, che da marzo 2022 siede nell’Organismo di vigilanza di Enasarco e dal luglio dello stesso anni ha ricevuto un incarico, che è stato rinnovato fino a novembre 2025, da 100mila euro l'anno, per realizzare alcune funzioni di competenza dell'audit.
Verrebbe da chiedersi quanto è lunga la giornata lavorativa del capo di gabinetto di Giorgia Meloni, colui che (solo a titolo di esempio) in queste settimane si sta occupando dell'intricata matassa delle ops fra Mps, Mediobanca e Unicredit.
Caputi, smessi i panni di consigliere di Meloni, mette quelli di consulente per Enasarco. E smessi quelli di consulente per Enasarco, mette quelli di occhiuto membro di vigilanza della stessa fondazione, che dovrebbe applicare il modello organizzativo di gestione, fatto da lui stesso come consulente e approvato dal cda. Ma i componenti di vigilanza non dovrebbero essere autonomi e indipendenti?
Un anno fa Domani si è già occupato delle molteplici attività dello stretto collaboratore della premier, ricostruendo la rete di società, enti pubblici e privati, che hanno conferito incarichi all'alto burocrate. Ora, torniamo al primissimo incarico di Caputi in Enasarco, che risale alla primavera del 2022, quando il professore – vicinissimo a Giulio Tremonti - era ancora sottosegretario al Turismo, al fianco del leghista Massimo Garavaglia.
Entrata in salita
Il suo ingresso in Enasarco è difficoltoso perché il collegio sindacale di allora censura pesantemente l'entità economica del contratto di consulenza, ritenendolo per altro inutile. Al punto che il presidente Mei si vede costretto a ritirare la delibera. Inoltre, sempre il collegio sindacale, solleva alcune criticità sul periodo di nomina dell'organismo di vigilanza, l'odv.
Infatti il 23 marzo 2022 il cda di Enasarco presentava la lista dei componenti dell'odv e fra questi c'è anche Gaetano Caputi. Il collegio sindacale, però, si oppone alla nomina dell'organo perché il bilancio di previsione era stato approvato da pochissimi giorni e, in base alla normativa, finché il rendiconto non diventa esecutivo (cosa che sarebbe avvenuta non prima di aprile), non è possibile impegnare denaro per spese non essenziali.
Eppure, dalle dichiarazioni di Caputi alla presidenza del Consiglio, si apprende che il contratto è stato fatto il 29 marzo 2022, valido retroattivamente dal 1 marzo di quell'anno, anche se in quel momento l'odv non stava ancora lavorando.
Veniamo ora alla consulenza di Caputi per la fondazione Enasarco che, lo ricordiamo, è un ente privato sul quale vigila il ministero del Lavoro, insieme a quello dell'Economia. L'8 novembre 2024 il direttore generale della fondazione Enasarco, Paolo Maria Camussi, prepara e firma la memoria per accordare il rinnovo del contratto di prestazione d'opera a Caputi, dopo aver ricevuto il via libera del cda. Caputi in quel momento era già capo di gabinetto di Meloni.
Come viene illustrato nella memoria per il consiglio di amministrazione, il cda a luglio 2022 ha avviato «la ricerca di una figura professionale di elevata qualificazione e comprovata esperienza, maturata nell'ambito degli organismi di controllo, a cui affidare un'attività di supporto, consulenza e assistenza tecnica per una spesa massima di 100mila euro lordi l'anno». Insomma, quello che Mei non era riuscito a fare a marzo, perché il collegio sindacale si era messo di traverso, lo ottiene a luglio: e i nuovi sindaci non hanno nulla da obiettare.
Ricca consulenza
L'incarico di consulenza per il servizio di Internal Audit viene rinnovato di anno in anno e scadrà a novembre 2025. Per fare cosa? Dice la documentazione che Caputi dovrà fornire assistenza tecnica e supporto per il servizio di internal audit; per la mappatura dei processi della Fondazione; per la redazione del piano triennale di audit 2024-2026, anche tenuto conto dei suggerimenti di Kpmg, per la redazione del modello di organizzazione, gestione e controllo dell'ente (mog); per le interlocuzioni con le strutture organizzative della fondazione dedicate alla valutazione della mappatura dei rischi; e l'assistenza per garantire i necessari flussi informativi del servizio di internal audit con l'organo di responsabilità di supervisione strategica (il collegio sindacale, il direttore generale e l'Organismo di Vigilanza).
Al di là dei super poteri accordati a Caputi che, essendo impiegato a tempo pieno a palazzo Chigi, con il delicato compito di governare il paese, non si capisce quando riesca a svolgere un compito altrettanto complesso in una struttura fortemente ramificata come Enasarco, il professore si trova nella posizione di controllare se stesso. Già perché Caputi, prima offre una consulenza per la redazione del mog – il modello organizzativo – e poi, in qualità di membro dell'odv, ovvero l'organo di vigilanza della Fondazione Enasarco, verifica che l'intera documentazione sia corretta. Controllore e controllato sono la stessa persona.
Ci si chiede se fra le carte di Enasarco ci sia l'autorizzazione preventiva agli incarichi da parte di palazzo Chigi perché l'ente, in base all'articolo 53 comma 9 del D.lgs 165/2001, non può conferire incarichi retribuiti a dipendenti pubblici senza autorizzazione dell'amministrazione di appartenenza dei dipendenti stessi.
Nuovo collegio sindacale
E chissà se il collegio sindacale, guidato da Sara Armella ha avuto alcunché da ridire rispetto a questo doppio incarico. Armella è a sua volta una professoressa di rango, con svariati incarico presenti e passati. Ad esempio, fra il 2016 e il 2018 è stata consigliere del cda di Banca Carige, scelta in quel ruolo nella lista di Aldo Spinelli (che ha patteggiato 3 anni per corruzione per il finanziamento a Giovanni Toti).
Nel 2018 il finanziere Raffaele Mincione, presenta la lista con Aldo Spinelli contro Vittorio Malacalza (che uscì vittorioso), e in questa lista troviamo candidato per il cda di Carige, fra gli altri, Alfonsino Mei.
Mei e Armella si ritrovano poi in Enasarco, il primo come presidente del cda, la seconda come presidente del collegio sindacale, a partire da maggio 2022, nominata dal ministro del Lavoro Andrea Orlando, in sincrono con la ricca consulenza affidata a Caputi, che era stata osteggiata dal precedente collegio sindacale.
Poltrone in Bpm
Detto questo, Armella e Caputi avranno ben vigilato sull'azione della fondazione Enasarco e dei suoi organismi. Si spera. E lo sperano anche i membri del cda che hanno sfiduciato il presidente Alfonsino Mei lo scorso autunno perché avrebbe assunto cariche per sé in Bpm, avrebbe sperperato denaro dell'ente per spese personali e affidato incarichi consulenziali ingiustificati a svariati studi legali per oltre centomila. Soldi che, lo ricordiamo, sono destinati agli iscritti.
Nel dettaglio, dall'istruttoria richiesta dal consiglio d'amministrazione nella seduta del 15 ottobre, emerge che il Banco Bpm, nel marzo 2023, ha proposto a Mei di nominare il vicepresidente di Bpm Vita e un consigliere di Banca Akros, in quanto società partecipate dalla banca di piazza Meda. Questo perché Enasarco è entrata con una quota del 3 per cento nel capitale di Bpm.
Ora il consiglio di amministrazione della cassa previdenziale dice che Mei si è tenuto per se la carica di consigliere di Bpm Vita e per il consigliere Alberto Petranzan il ruolo nel cda di Banca Akros. Mei, dunque, avrebbe autovalutato il proprio curriculum e quello di Petranzan, senza coinvolgere il cda nella spartizione delle poltrone.
Poltrone in Lussemburgo
Nella nota dell'istruttoria del cda si apprende un altro elemento molto importante, che rende l'idea di quanto Enasarco sia un centro di potere fortissimo: nella delibera del 23 novembre del 2022 il cda ha dato mandato a Mei «di verificare la disponibilità di altre casse previdenziali che hanno già investito o investiranno in strumenti finanziari, alla definizione di patti che permettano una più attiva e concreta partecipazione alla governance del comparto delle casse di previdenza».
L'obiettivo ultimo è quello di creare sinergie con le altre casse previdenziali private, cercando di rafforzare le potenzialità del fondo lussemburghese Miria Holding, che ha in pancia la gestione di circa 800 milioni di euro della fondazione Enasarco.
In realtà esistono diverse branch – in Lussembrugo, a Malta e a Londra - di Miria (che è la ex Gwm acquisita per 34 milioni di euro) e ciascuna vede nel proprio board, in qualità di amministratori (che per quel ruolo hanno ovviamente autonomia gestionale e godono di cariche pagate) gli stessi componenti di spicco del cda di Enasarco. Ad esempio, in Miria Luxembourg siedono Antonello Marzolla, Luca Matrignani, Umberto Mirizzi, Davide Ricci, Antonio Marciano e tanti altri, mentre in Miria Group sa siedono Alfonsino Mei, Antonio Buonfiglio, Leonardo Catarci, Giuseppe Capanna, Luca Gaburro, Fabio D'Onofrio, Maurizio Manente. Miria punta a diventare un punto di riferimento per le altre casse previdenziali: di sicuro un affarone per il cda uscente di Enasarco, speriamo anche per i futuri pensionati delle casse previdenziali.
A proposito, a giugno si vota per il rinnovo del consiglio di Enasarco. Gli attuali membri rischiano di trovarsi tutti senza poltrona. Per fortuna hanno ancora un posto sicuro nelle società di gestione lussemburghese.
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