- Attirati dal prezzo dell’energia più basso e da una gigantesca offerta di aiuti pubblici, molti gruppi industriali spostano gli investimenti negli Stati Uniti. Tra gli apripista, i produttori di acciaio, di batterie e di pannelli solari, come l’Enel.
- Anche alcune aziende della farmaceutica e dell’aerospazio vogliono andarsene. Dicono che l'Ue «ha buone intenzioni» ma il suo quadro normativo è troppo restrittivo e complesso, «con molte più tasse, molte più barriere e molte più regole».
- Bruxelles dovrà ammorbidire i suoi dogmi, rinunciando alla difesa della concorrenza ad ogni costo e accettando più aiuti pubblici. Una svolta epocale. L’idea del fondo sovrano è buona ma richiede tempo.
Se fosse un film si intitolerebbe “2023 Fuga dall’Europa”. E sarebbe una pellicola horror, con protagonisti i manager delle grandi imprese pronti a scappare dal Vecchio continente. Come Peter Carlsson, amministratore delegato di Northvolt, azienda svedese impegnata nella produzione di batterie per auto elettriche: «Se costruissimo una gigafactory negli Stati Uniti potremmo ricevere fino a 800 milioni di euro di aiuti. Una cifra quattro volte superiore a quella offerta dal governo tedesco. Sen



