Mediobanca difende il fortino delle Generali e respinge l’attacco di Francesco Gaetano Caltagirone. Ma l’assemblea dei soci che ha premiato, confermandolo al vertice, l’ad Philippe Donnet insieme al presidente Andrea Sironi è solo il primo round di un confronto destinato a proseguire anche nei prossimi mesi.

In gioco c’è il controllo del gruppo assicurativo, visto che Mediobanca, primo azionista con il 13,1 per cento del capitale, si trova sotto scacco per l’ops lanciata dal Monte dei Paschi, un’operazione benedetta dal governo. Lo stesso governo che sarà presto chiamato a decidere in base alle norme del Golden Power se dare via libera all’alleanza tra Generali e il gruppo francese Natixis.

Nelle settimane scorse diversi esponenti dei partiti di maggioranza si sono schierati contro un’intesa che, secondo loro, metterebbe a rischio l’italianità delle scelte su un asset strategico per il paese come il risparmio nazionale. Una posizione apertamente condivisa anche da Caltagirone.

Sorpresa Orcel

Alla luce della decisione di pochi giorni fa con cui Palazzo Chigi ha sottoposto a pesanti prescrizioni l’ops di Unicredit sul BancoBpm, appare tutt’altro che improbabile un intervento analogo anche per l’alleanza sull’asse Trieste-Parigi, che comunque è ancora in attesa della firma definitiva.

Nel frattempo, la questione del Golden Power ha già avuto una prima ricaduta anche all’assemblea di Generali. Sembra difficile, infatti, non ricollegare la scelta a sorpresa di Unicredit, che ha schierato il suo 6,5 per cento a sostegno della lista di Caltagirone, al recente altolà governativo per l’ops su BancoBpm.

Andrea Orcel, ad della banca milanese, ha così portato acqua al mulino dell’immobiliarista sponsorizzato dal governo, una mossa che potrebbe preludere a un possibile riavvicinamento di Unicredit con Palazzo Chigi. Così come non sono da escludere neppure prossime ipotetiche intese strategiche con protagonista lo stesso Unicredit, se Mps, di cui Caltagirone è azionista di peso insieme al ministero dell’Economia, riuscirà a prendere il controllo di Mediobanca, che si porta in dote la preziosa quota di comando in Generali.

Vittoria netta

Il voto di Orcel, che ha colto di sorpresa gran parte degli osservatori, è andato a rafforzare la posizione di Caltagirone, uscito comunque nettamente sconfitto dal confronto in assemblea.

Grazie soprattutto al sostegno di gran parte dei grandi fondi internazionali, i candidati di Mediobanca hanno raccolto il sostegno 58,38 per cento del capitale presente, conquistando così 10 posti nel board.

Caltagirone si è invece fermato al 36,8 per cento e porta nel nuovo consiglio di amministrazione solo tre candidati: l’amministratore delegato dell’Enel, Flavio Cattaneo e Marina Brogi, entrambi confermati, insieme alla new entry Fabrizio Palermo, numero uno della romana Acea e in passato al vertice anche di Cassa depositi e prestiti.

La lista concorrente a quella di Mediobanca, una lista di minoranza che non proponeva un nuovo ad, ha raccolto oltre a quelli di Orcel anche i voti della famiglia Del Vecchio con il 9,9 per cento del capitale e quelli della Fondazione Crt (2 per cento circa), che si sono aggiunti al pacchetto di Caltagirone, forte di un 6,8 per cento.

Ha invece scelto l’astensione un altro azionista di peso come il gruppo Benetton con il suo 4,8 per cento, mentre, con il 3,7 per cento delle preferenze e nessun consigliere, ha fatto flop la lista di Assogestioni, creata per intercettare i voti degli investitori istituzionali, che invece si sono in buona orientati verso i candidati proposti da Mediobanca.

«Vi siete espressi chiaramente a favore della continuità della governance e della stabilità del management», ha dichiarato Donnet appena rieletto, rivolgendosi agli azionisti. Il manager francese, alla guida di Generali dal 2016, non si nasconde che, nonostante la vittoria in assemblea, lo attende un futuro tutt’altro che tranquillo.

Lo scontro su Natixis

L’ad del gruppo assicurativo è stato prodigo di rassicurazioni anche sull’affare Natixis. «Posso garantire che non saremo in mani francesi, questo non succederà mai, sarà una governance paritetica, assolutamente paritetica», ha detto in assemblea Donnet, che nelle settimane scorse aveva definito un «peccato, un’occasione persa» il possibile intervento del governo per bloccare l’operazione con il gruppo francese.

Caltagirone aveva invece stroncato l’alleanza con Natixis che, a suo parere, avrebbe «trasferito altrove» i centri decisionali di Generali. A giudicare dal risultato, le argomentazioni dell’immobiliarista romano sono state respinte da gran parte degli investitori istituzionali e quindi del mercato. Caltagirone incassa una seconda sconfitta dopo quella del 2022, ma questa volta lo scenario è diverso.

Dalla sua parte si è schierato il governo, che potrebbe bocciare l’operazione Natixis. Non solo. Palazzo Chigi tifa per Mps che è partito all’assalto di Mediobanca e quindi anche della sua posizione di comando in Generali. Si vedrà nelle prossime settimane se le difese allestite a Trieste dalla banca d’affari fondata da Enrico Cuccia saranno altrettanto efficaci nel respingere l’assalto di Siena.

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