Scalate bancarie, le accuse di Bruxelles: «Così il governo ha violato le regole Ue»

Il muro alzato dal governo di Giorgia Meloni per impedire a Unicredit di prendere il controllo di BancoBpm non rispetta le norme europee. Con questa motivazione Bruxelles ha reso noto l’avvio di una procedura d’infrazione contro l’Italia per l’uso del Golden Power sulle fusioni bancarie. Roma ha due mesi per trovare un accordo con la Commissione sulla base di una propria proposta normativa. Tempi lunghi, quindi, ma d’altra parte la partita da cui è nata la controversia è già ampiamente chiusa. Da quando, quattro mesi fa, l’istituto guidato da Andrea Orcel ha formalmente rinunciato a un’offerta pubblica di scambio (ops) annunciata giusto un anno fa, a fine novembre del 2024, e ben presto finita su un binario morto per effetto dell’intervento del governo che in applicazione dei poteri previsti dal Golden Power ha posto una serie di paletti all’operazione. Va ricordato che, nei piani di Palazzo Chigi, il BancoBpm era destinato a fondersi con Mps per dare vita al terzo polo bancario nazionale, un polo di stretta osservanza governativa, alle spalle di Intesa e Unicredit. Il Monte ha poi messo nel mirino Mediobanca, con un’ops che si è felicemente (per Siena) conclusa a settembre. In risposta alla lettera di messa in mora di Bruxelles, primo atto formale della procedura d’infrazione, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti in una nota ha annunciato che «con spirito costruttivo e collaborativo faremo una proposta normativa che farà chiarezza e supererà le obiezioni». Il re di Roma e la sua grande scacchiera: la mutazione di Caltagirone finanziere Decide la Bce La Commissione, dopo un esame che si è prolungato per molti mesi, è giunta alla conclusione che la normativa sul Golden Power «per come applicata dalle autorità italiane, rischia di consentire interventi ingiustificati per motivi economici, compromettendo i principi della libertà di stabilimento e della libera circolazione dei capitali nel mercato unico». D’altra parte – è la posizione di Bruxelles – la legge italiana finisce per sovrapporsi alle «competenze esclusive della Banca centrale europea nell’ambito del Meccanismo di Vigilanza Unico». Del resto, la politica europea è quella di favorire il consolidamento bancario tramite aggregazioni per dare vita a grandi gruppi che possano tener testa ai colossi Usa. Un processo di integrazione su cui a dire l’ultima parola deve restare la Bce. Per questi motivi la Commissione ha infine deciso di intervenire dopo che da Bruxelles negli ultimi mesi erano già arrivati segnali chiari della contrarietà delle autorità comunitarie alla linea seguita da Roma. Fari accesi sul risiko bancario: chi ha spiato Caltagirone & co. Sicurezza nazionale A maggio Giorgetti aveva respinto i rilievi sostenendo che Bruxelles «ha delle competenze in materia bancaria sotto il profilo della concorrenza. Sulla sicurezza nazionale decide lo Stato italiano e non l'Europa fino a prova contraria». Unicredit, che a fine aprile aveva avviato l’ops nelle more di un responso definitivo della Ue sul Golden Power, si era invece appellato al Tar del Lazio contro le condizioni poste dal governo per dare via libera all’operazione studiata da Orcel. Tra queste, la cessione entro gennaio 2026 delle attività di Unicredit in Russia e la richiesta di «non ridurre per un periodo di cinque anni il rapporto impieghi-depositi». La mossa dell’esecutivo – ed è questo l’aspetto più sorprendente – riguardava un’operazione domestica, di una banca italiana nei confronti di un’altra banca italiana, mentre la normativa del Golden Power è di norma diretta a proteggere i settori considerati strategici dalle incursioni di gruppi stranieri. Mps, la scalata di Grilli: il preferito di palazzo Chigi Tempi lunghi Fatto sta che Giorgetti ha giustificato l’intervento governativo finendo in rotta di collisione con Bruxelles, che però ha tenuto in sospeso fino a oggi l’avvio della procedura d’infrazione, con l’ops di Unicredit ormai in archivio, evitando così di arrivare allo scontro con Roma nelle settimane in cui la presidente Ursula von der Leyen ha ottenuto il sostegno di Giorgia Meloni per affrontare la mozione di sfiducia messa ai voti dal parlamento europeo nel luglio scorso. Adesso la partita è di fatto rinviata al prossimo anno, quando scadranno i due mesi di tempo concessi al governo per rispondere ai rilievi della Commissione. Anche Unicredit ha fatto appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio solo parzialmente favorevole. Un verdetto amministrativo che arriverà fuori tempo massimo e con il BancoBpm ormai avviato a un’intesa con il Credit Agricole, un partner, questa volta, straniero. L’Italia ha bisogno di capitali privati. Un governo incompetente li fa fuggire