Per un attimo è sembrato che la legislazione sociale di Joe Biden fosse al capolinea. Troppo tardi per recuperare a sufficienza voti repubblicani al Senato: le elezioni di metà mandato probabilmente consegneranno a loro quantomeno le chiavi della Camera dei rappresentanti (al Senato i dem possono ancora giocarsela e pertanto mantenere il controllo sulle nomine federali per un altro biennio). Il senatore Joe Manchin sembrava inamovibile sulla legislazione climatica. Per tanti motivi: proviene dal West Virginia, stato ricco di risorse minerarie come petrolio e carbone e per questo motivo favorevole ai repubblicani.

La rivoluzione verde di Biden in mano al senatore del carbone

Lui stesso, ex governatore, nel 2018 è stato rieletto per una manciata di voti. In più, sosteneva il suo avversario interno, il senatore del Vermont Bernie Sanders, ha ricevuto donazioni da una ventina di miliardari repubblicani. A sorpresa invece, l’appariscente senatore, noto per i suoi gessati e la sua acconciatura sempre impeccabile, ha deciso di cambiare idea. Non più per un massiccio piano di spesa per affrontare la crisi climatica e trasformare definitivamente il sistema di sicurezza sociale americano com’era il Build Back Better Act, anche nella versione ridotta da duemila miliardi di dollari, bensì una legge che porta un nome diverso, negoziata in gran segreto con il leader dem al Senato Chuck Schumer, chiamato Inflation Reduction Act. Che pure prevede quasi milleduecento miliardi di investimenti. Munchin ha annunciato in prima persona con un comunicato stampa che l’accordo è già cosa fatta.

Il segreto meglio custodito di Washington

Come commentano sul magazine Politico, che ha sentito il senatore subito dopo l’annuncio dell’accordo, questa trattativa segreta è stato «il segreto meglio custodito di Washington». Ciò spiegherebbe anche il perché a differenza di Sanders, la Casa Bianca si è rifiutata sempre di attaccare per nome Manchin, nonostante per qualche giorno sembrasse che le trattative per un disegno di legge che riguardasse il clima fossero fallite.

Ad avere influito su Manchin potrebbe essere stato anche il parere di uno dei principali critici dem della Bidenomics, l’ex segretario al tesoro di Bill Clinton Lawrence Summers. Un eventuale legge che prevedesse un aumento delle tasse «non sarebbe necessariamente dannoso per quanto riguarda l’inflazione» ha dichiarato in un’intervista. Parere che ha riaffermato oggi alla Cnn dicendo che «frenerà l’inflazione, terrà a bada il cambiamento climatico e ridurrà le disuguaglianze».

Sen. Joe Manchin, D-W.Va., and Speaker of the House Nancy Pelosi, D-Calif., arrive to watch the flag-draped casket bearing the remains of Hershel W. "Woody" Williams depart the U.S. Capitol after lying in honor, Thursday, July 14, 2022 in Washington. (AP Photo/J. Scott Applewhite)

Cosa prevede? Non solo una riduzione dei premi assicurativi riguardanti l’assistenza sanitaria dell’Obamacare, con un sussidio di 64 miliardi di dollari da versare fino al 2025 compreso. Ma anche 370 miliardi in investimenti ambientali che comprendono 300 miliardi di sgravi fiscali per il solare, l’eolico, le auto elettriche, il controllo delle emissioni di carbonio, per le centrali nucleari di piccole dimensioni e per gli impianti a idrogeno. Una cifra immensamente superiore rispetto ai 90 miliardi che aveva previsto il Recovery and Investment Act di Barack Obama nel 2009, ultimo esempio di investimento significativo nelle politiche climatiche.

Tassa minima del 15 per cento

Il grosso del pacchetto però sta in circa 739 miliardi da investire nel rafforzamento dell’Irs, l’Agenzia delle Entrate americana e nell’imporre alle compagnie che fatturano almeno un miliardo di dollari una tassa minima del 15 per cento. Infine, un forte sconto sul prezzo dei farmaci. Una parte del provvedimento particolarmente cara a Manchin riguarda i 60 miliardi destinati alle comunità danneggiate dall’inquinamento e dal cambiamento climatico, dato che alcune di queste sono in West Virginia. Poche ore prima dell’annuncio di questo accordo, il Senato aveva approvato con 64 voti il Chips Act, un disegno di legge che riguarda l’approvvigionamento di semiconduttori per garantire agli Stati Uniti la totale indipendenza dalla Cina, sia per quanto riguarda la componentistica che le materie prime.

Infine, un altro punto debole di Biden, ovvero i prezzi della benzina, sta gradualmente migliorando, dopo il picco di cinque dollari al gallone a giugno (un gallone equivale a poco meno di quattro litri), gli ultimi dati parlano di 4 dollari e 30, un netto calo che, se proseguisse, lascerebbe i repubblicani senza uno degli argomenti a loro più cari contro «le politiche ambientali di sinistra radicale dei democratici».

Una serie di notizie positive inaspettate per l’amministrazione Biden, che se non salverà la maggioranza in entrambi i rami del Congresso, potrà limitare fortemente i danni. E far pensare ai repubblicani che continuare a seguire la linea trumpista, spinta fortemente dalla militanza, potrebbe essere dannoso in vista delle elezioni. Sempre che i dem mantengano questa linea moderata.

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