Come nel vecchio West i binari della Civitavecchia-Capranica si insinuano nei canyon e si arrampicano per le colline tra ponti su strapiombi e gallerie annerite dal fumo. È una ferrovia da cartolina. Sessant’anni fa la chiusero dopo una frana e non l’hanno mai più riaperta perché nessuno ci trova una convenienza a farlo. Nel 2017 qualcuno si ricordò della sua esistenza e la inserì per legge nell’elenco delle ferrovie turistiche dopo aver preso atto che l’unico uso sensato per quei binari poteva essere quello di farci viaggiare trenini per famigliole in gita o per turisti sbarcati dalle navi crociera a Civitavecchia. Poi è arrivato il Recovery plan ed è cambiato tutto. Quello che era archeologia è diventato futuro.

Ferrovia da cartolina

Sperando forse che le verifiche dell’Europa sulla destinazione dei finanziamenti siano all’acqua di rose, la Civitavecchia-Capranica, ribattezzata Rete Ten-T Berlino-Brennero-Palermo per farla sembrare più importante, è stata inserita dalla regione Lazio, guidata dal segretario Pd Nicola Zingaretti, in un elenco di opere infrastrutturali di assai dubbia rilevanza del valore di quasi 6 miliardi di euro, spacciate però come assolutamente necessarie per la ripartenza dell’Italia. Opere che più che altro sembrano offerte da dare in pasto a clientele elettorali esigenti. La Civitavecchia-Capranica da sola vale mezzo miliardo. L’operazione di riscoperta è avvenuta alla chetichella, nei giorni canonici per le scelte pubbliche che è meglio tenere basse, tra Natale e Capodanno.

La giunta regionale ha deciso di adottare il piano dei trasporti, in sigla Prmtl, e la Civitavecchia-Capranica è stata inserita nel piano. Il Prmtl è un documento molto importante per la programmazione della mobilità laziale e nazionale, alla sua stesura ha lavorato per anni un team di professionisti del Centro di ricerche dei trasporti e della logistica guidato dall’ingegner Francesco Filippi, professore alla Sapienza di Roma, un tecnico scelto dalla stessa regione. Filippi ha consegnato il suo lavoro tre anni fa, poi non gli hanno detto più nulla. Nelle feste di Natale la sorpresa: la regione ha tirato il piano fuori dal freezer e l’ha adottato. Però non è più lo stesso: «È completamente stravolto, è un’altra cosa» constata l’ingegner Filippi.

Dentro quelle carte come in un salsicciotto qualche manina o manona ha infilato un po’ di tutto. Tante le sorprese. Come l’ammodernamento dell’autostrada Rieti-Torano che dai dati disponibili non risulta proprio un’arteria tra le più trafficate d’Italia, ma che la regione Lazio ha deciso chissà perché debba diventare un gioiello della viabilità nazionale, con addirittura quattro corsie per senso di marcia, come nemmeno tutta l’autostrada del Sole. Spesa: 400 milioni di euro. O come il potenziamento della linea ferroviaria che da Minturno, comune laziale con 19.483 abitanti, va a Rocca d’Evandro, paesino campano con 3.136 abitanti. Spesa: 800 milioni di euro.

Raddoppio ripescato

Tra le novità del nuovo piano regionale c’è anche il ripescaggio di una grande opera che più viene ufficialmente bocciata da ministeri e istituzioni varie e più risorge dalle ceneri: la costruzione della quarta pista a Fiumicino e il raddoppio dell’aeroporto. Insieme alla Gronda di Genova, il raddoppio di Fiumicino è da anni in cima ai desideri dei Benetton, i quali sono contemporaneamente i concessionari dello scalo e i proprietari delle centinaia di ettari in buona parte tutelati dalla Riserva naturale del Litorale su cui vorrebbero realizzare le nuove strutture.

La scelta della regione di riaprire le porte al megaprogetto di Fiumicino non rientra, per la verità, nell’assalto alla diligenza del Recovery perché le opere dello scalo romano sono già finanziate dai passeggeri con un aggravio sui biglietti aerei. Il ripescaggio del raddoppio è comunque una sorpresa, anzi, una sorpresa doppia non solo perché è una novità rispetto agli orientamenti recenti della regione, ma perché addirittura fa a pugni con il programma elettorale dello stesso presidente Nicola Zingaretti («Immagina un nuovo inizio») nel quale a pagina 106 si esclude espressamente che lo sviluppo dell’aeroporto debba avvenire al di fuori dell’attuale sedime.

Per rilanciare i pluribocciati raddoppio e quarta pista, il piano regionale ricorre perfino a una sofisticata elusione della verità. Dice che il raddoppio è stato giudicato «strategico» dalla commissione Via (Valutazione di impatto ambientale), mentre è vero proprio il contrario: la Via non si occupa dell’importanza o meno delle opere, ma del loro impatto sull’ambiente.

Riflette l’ingegner Filippi: «C’è un accanimento per Fiumicino, si tappano gli occhi di fronte alla realtà. A Londra l’aeroporto di Gatwick con una sola pista ha quasi gli stessi movimenti di Fiumicino (280mila l’anno contro 300mila) e l’aeroporto di Heathrow sempre a Londra con due piste ha il 56 per cento di movimenti in più».

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