L’intelligenza artificiale stravolgerà tutto, è tempo di ridurre gli orari di lavoro

È passato tanto tempo, almeno un secolo, da quando sono state ottenute le 8 ore di lavoro nei paesi industrializzati. La produttività del lavoro, grazie al progresso tecnico, è cresciuta vistosamente senza che fossero state messe in discussione le 40 ore settimanali di lavoro. A livello accademico se ne è discusso alcune volte, lo ha fatto soprattutto Domenico De Masi, così come in alcune frange sindacali, ma non è mai diventato un obiettivo politico da portare avanti con convinzione. Oggi non possiamo non porci seriamente la questione della riduzione dell’orario di lavoro con l’avvento dell’Ia (intelligenza artificiale) che, combinandosi con la robotica, avrà un impatto straordinario sul mercato del lavoro, paragonabile a quello della prima rivoluzione industriale in Inghilterra. Organizzazione del lavoro e produttività, cosa abbiamo sbagliato con lo smart working Macchine e lavoro Uno dei fondatori dell’economia politica, David Ricardo, nella ristampa della sua opera fondamentale – Sui principi dell’Economia Politica e della tassazione – aggiunse un capitolo, il XXXI, “Delle macchine”. Ricardo, che non era un luddista, fu il primo economista a riconoscere che «macchine e lavoro sono in costante concorrenza e spesso le prime possono non essere impiegate finché non aumenta il costo del lavoro». Ed è stato sempre lui a sostenere che «l’opinione nutrita dalla classe lavoratrice, secondo cui l’impiego delle macchine è spesso dannoso ai suoi interessi, non è fondata sul pregiudizio e sull’errore, ma è conforme ai corretti principi dell’economia politica». Shock o rito di passaggio? Se scoppia la bolla dell’intelligenza artificiale Allora fu il lavoro artigianale ad essere maggiormente colpito, oggi è il lavoro intellettuale, in senso lato, che verrà sostituito dalla Ia, unitamente a lavori manuali ripetitivi. McKinsey reports calcola che, nei prossimi cinque anni, l’Ia generativa avrà come effetto sul mercato del lavoro Usa un taglio della metà di nuove assunzioni di colletti bianchi. Non c’è settore che non verrà intaccato se non quelli dove la manualità è insostituibile (parrucchieri, muratori, piastrellisti, cuochi, ecc.). In particolare, verranno colpiti specialmente il settore amministrativo, pubblico e privato, la logistica, i servizi finanziari, la diagnostica sanitaria, una buona parte dell’industria manifatturiera. In Prospettive per i nostri nipoti il grande John Maynard Keynes prevedeva che nel giro di un secolo (e quindi oggi) la crescita della produttività avrebbe consentito un risparmio di energia umana straordinaria che lui stimava in un quarto di quella necessaria negli anni Trenta del secolo scorso per consentire un buon tenore di vita a tutta la popolazione: «Turni di tre ore di lavoro e settimana lavorativa di quindici ore possono tenere a bada (…) il vecchio Adamo che è in ciascuno di noi». Un limite per l’intelligenza artificiale: non può dare giudizi La riduzione dell’orario Il notevole aumento della produttività indotto dall’Ia può trovare una risposta adeguata nel breve-medio periodo solo attraverso una riduzione sistematica dell’orario di lavoro. In questa direzione sono nate in anni recenti delle sperimentazioni in vari paesi della Ue con l’adesione di centinaia di imprese. In Spagna si stanno sperimentando le 32 ore settimanali a parità di salario; in Francia già da tempo abbiamo le 35 ore settimanali; in Danimarca cinque giorni per complessive 33 ore, in Germania già nel 1995 c’è stato un accordo di 35 ore settimanali per i metalmeccanici, IG Metal sperimenta in 45 aziende quattro giorni lavorativi a parità di salario; in Portogallo abbiamo un progetto pilota di quattro giorni lavorativi ecc. In diversi paesi europei c’è un ruolo attivo del governo che punta ad incentivare queste sperimentazioni per poi trasformarle in legge. E in Italia? Intesa San Paolo, Luxottica, Lamborghini, Lavazza e altre stanno già sperimentando in accordo con i sindacati le 36 ore, ma il governo latita, rimanda, come di consueto. Una proposta di legge (C. 1505) per ridurre l’orario di lavoro, presentata il 20 ottobre del 2023, presa in esame dalla Commissione Lavoro il 4 aprile del 2024, discussa alla Camera per poi essere rinviata in Commissione Lavoro, rimane ancora in stand by. Non basta chiedere il salario minimo e un aumento dei salari reali, se poi non si affronta nel prossimo futuro la questione dell’orario di lavoro.