La scelta della location è stata concepita, probabilmente, come un’astuta mossa di marketing. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per la sua tappa italiana del tour di approvazione del programma Next generation Eu, la più importante considerata la valanga di fondi che l’Ue ha deciso di riversare su Roma, sarà accolta a Cinecittà.

Un modo per offrire un palcoscenico internazionale al polo del cinema italiano, affascinare la presidente della Commissione europea, richiamando alla memoria la grande stagione dell’industria cinematografica anni Cinquanta–Sessanta, che il ministro della Cultura, Dario Franceschini, vuole rilanciare proprio con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Il rilancio sta nel destinare sostanzialmente al ministero della Cultura da cui dipende nei fatti l’Istituto Luce-Cinecittà, cioè più o meno a sé stesso, 300 milioni di euro del Pnrr.

I progetti di Franceschini

Nel piano nazionale di ripresa e resilienza, viene infatti previsto un investimento di 159 milioni di euro per il rinnovamento del distretto di Cinecittà, circa 100 milioni di euro vanno invece alla Cassa depositi e prestiti che possiede un’area contigua agli attuali studios e dopo essere stata coinvolta nel progetto It’s Art, con il salvataggio di fatto della Chili Spa, è chiamata a rilanciare l’industria cinematografica. Mentre 40,8 milioni di euro sono destinati al centro sperimentale di cinematografia, e di questi 8,6 per attività di formazione. Secondo il governo nel 2018 e nel 2019 non è stato possibile rispondere al 70 per cento della domanda internazionale, per l’indisponibilità e o l’inadeguatezza del polo in termini di innovazione tecnologica e dimensione. Nel Pnrr si stima che questa inadeguatezza corrisponda a una perdita di 25 milioni di euro l’anno. In più c’è l’obiettivo di sviluppare una produzione audiovisiva innovativa, anche con scambi europei. Franceschini del resto ha ambizioni europee anche per la piattaforma on demand di It’s Art. Quel rinnovamento andrà a beneficio anche di chi affitterà gli studios. Nel bilancio 2020 si dice che le prospettive future sono «molto positive» considerando che «la società è in trattative con un grande competitor internazionale per un noleggio pluriennale» di circa il 70 per cento degli attuali teatri e locali con la previsione di estendere l’accordo anche alle nuove costruzioni.

La srl che ora sarà trasformata in società per azioni ha ottenuto 10 milioni di euro di contributo straordinario per il Covid, che sommati ai contributi ordinari fanno 33 milioni di euro. Altri 25 milioni di euro erano stati stanziati per le cruciali nuove costruzioni, di cui però al momento ne risultano utilizzati solo 3, e altri 4 da altri istituzioni. Con queste entrate nell’anno della grande crisi, i ricavi a fine anno sono stati pari a 10,8 milioni di euro e le perdite di 1,7 milioni. Ma il consiglio di amministrazione, presieduto da Maria Pia Ammirati e composto da Annalisa de Simone e Goffredo Maria Bettini, si stima di chiudere il bilancio in rosso di 5,6 milioni di euro anche il prossimo anno, a causa della situazione dei primi sei mesi. Tanto che a febbraio la direzione generale cinema e audiovisivo ha accordato all’Istituto Luce-Cinecittà un nuovo contributo straordinario.

Trasformazione in spa

Nel frattempo la legge finanziaria 2021, come si ricorda nel bilancio 2020, ha previsto o una nuova iniezione di capitale da altri 10 milioni di euro necessaria alla trasformazione della srl in società per azioni.

In un anno normale il 2019 quando i contributi pubblici erano stati “ordinari” pari a 19 milioni di euro, i ricavi erano arrivati a 29,5 milioni di euro e gli utili a meno di 450mila euro. Nel frattempo pende sulla testa della società un contenzioso con l’agenzia delle entrate sull’Imu che deve pagare la società. L’accatastamento fatto nel 2013 da Cinecittà Spa allora controllata da Fintecna dava una imposta di 221 mila euro, ma l’agenzia delle entrate ha rettificato il valore degli immobili calcolando una tassa da 800mila euro l’anno. Nel 2018 l’istituto Luce ha presentato ricorso, pur accantonando fondi per il contenzioso. La Cassazione ha dato ragione al fisco, ma a febbraio nel 2019 è arrivato il secondo ricorso, di cui nel bilancio si precisa che «non risulta ancora fissata la trattazione». Solo un anno prima gli Studios di Cinecittà erano tornati sotto controllo pubblico, facendo un gran regalo al privato. Infatti il ramo d’azienda è stato acquistato dalla società Ieg enternmainent di Luigi Abete, Aurelio de Laurentis e Diego della Valle, che grazie alla vendita ha riportato i bilanci in positivo, dopo cinque anni di perdite. Con Chili Spa, siamo al secondo salvataggio in pochi anni per la galassia del Mibact. A fronte di tutto questo, viene da chiedersi se la scelta della location per accogliere le istituzioni Ue sia una mossa ben studiata.

 

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