Una nuova doccia fredda sotto forma di relazione della Corte dei conti piove sulla testa di tutti coloro che avevano sperato che la costituzione dell’Anas 2 avrebbe automaticamente risolto la spinosa faccenda del rinnovo della concessione statale Anas evitando quindi la svalutazione patrimoniale che ad essa è collegata.

L’Anas 2 è una nuova azienda, una newco di proprietà del ministero dell’Economia istituita dal governo con un decreto nell’autunno dell’anno passato per la gestione delle autostrade a pedaggio dell’Anas. Le strade statali sono rimaste invece sotto la gestione della vecchia azienda Anas, quella che alla fine del 2018 fu inglobata dalle Ferrovie dello Stato. La Corte dei conti ha ribadito che la costituzione di Anas 2 non è affatto risolutiva.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro dell'Economia Daniele Franco (LaPresse)

Tra chi aveva ritenuto che il doppio nodo della concessione e della svalutazione del patrimonio Anas fosse stato finalmente sciolto con questa novità ci sono in prima fila i dirigenti della stessa Anas, sia il nuovo amministratore Aldo Isi che appena arrivato si è ritrovato sul tavolo la complicatissima storia. Sia l’amministratore sostituito, Massimo Simonini, anche lui vittima di scelte altrui, prese al tempo in cui alla guida dell’azienda delle strade c’era Gianni Vittorio Armani. Il quale aveva concordato che l’Anas finisse inglobata dalle Ferrovie dello Stato di cui allora era amministratore Renato Mazzoncini.

Finzione finanziaria

Per rendere finanziariamente plausibile l’operazione, fecero credere che la concessione con cui lo stato affida ad Anas i circa 30 mila chilometri di strade statali, sarebbe stata automaticamente rinnovata di 20 anni, dal 2032 al 2052. Il punto è che non c’è alcuna certezza che la concessione possa essere prolungata senza gara, anzi, nel frattempo in particolare l’Avvocatura generale dello stato ha proprio detto che non si può fare.

La presa d’atto di questo divieto avrebbe dovuto comportare la svalutazione del patrimonio dell’Anas di almeno un miliardo e mezzo di euro che però non è mai stata fatta.

La svalutazione si sarebbe inevitabilmente ripercossa negativamente anche sui conti della capogruppo Fs. Per questo motivo tra coloro che speravano che la costituzione dell’Anas 2 sarebbe stata risolutiva c’era anche l’amministratore delle Ferrovie, Luigi Ferraris.

Tra i delusi, infine, ci sono anche il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, e i dirigenti ministeriali che con la newco Anas ritenevano di aver trovato finalmente la quadra a una situazione complicata che gli stessi uffici ministeriali avevano contribuito a rendere tale assecondando il passaggio di Anas a Fs.

Il giudizio del magistrato

La Corte dei conti ha esaminato la faccenda nell’ambito della relazione sulla gestione finanziaria di Anas del 2020, relatore il presidente di sezione Pino Zingale. Il quale a proposito della costituzione della newco Anas e delle conseguenze sull’allungamento della concessione dell’Anas rimasta in capo a Fs è perentorio. Scrive Zingale: «La creazione di una nuova società per l’esercizio dell’attività di gestione delle autostrade statali in regime di concessione mediante affidamenti in house … interamente controllata dal Ministero dell’economia e delle finanze e soggetta al controllo analogo del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, alla quale dovrebbero essere trasferite le funzioni e le attività attribuite dalle vigenti disposizioni ad Anas S.p.a. limitatamente al perimetro delle predette concessioni a pedaggio, non pare idonea al superamento delle conseguenze della insussistenza della qualificazione di società in house da parte di Anas e, quindi, della possibilità di proroga o rinnovo della concessione stradale attualmente in atto».

Foto Vincenzo Livieri. Nel 2018 Gianni Vittorio Armani presenta la nuova Anas sotto il cappello delle Ferrovie dello stato.

In sostanza, anche il magistrato della Corte dei conti ribadisce che il passaggio di Anas sotto il controllo delle Fs ha cambiato di fatto la natura della stessa Anas che ora non è più una società controllata direttamente dallo stato attraverso il ministero dell’economia, ma una società per azioni pubblica controllata dalle Ferrovie che sono un’altra società per azioni pubblica.

Con queste caratteristiche Anas non può essere considerata una società in house dello stato, quindi non può ottenere il prolungamento della concessione eludendo l’obbligo di una gara.

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