Ha fatto rumore l’ottobre scorso, quando i negoziatori europei hanno trovato un accordo sulla diminuzione di Co2 nell’atmosfera, stabilendo nuovi standard per auto e furgoni. E di fatto concordando la fine della vendita di auto con motore a combustione entro il 2035. Tuttavia l’accordo, nonostante mettesse l’Europa sulla buona strada per compensare tutte le emissioni entro il 2050, è stato bloccato, scontando l'opposizione italiana e tedesca. In particolare la Germania ha ottenuto una proroga per poter vendere motori a combustione interna oltre il 2035, a patto che utilizzino carburanti sintetici, detti anche e-fuels. Carburanti ottenuti dall’estrazione dell’idrogeno dall’acqua e dal successivo mescolamento con l’anidride carbonica. 

«È almeno dal 2017 che le maggiori aziende petrolifere fanno pressioni per adottare su larga scala questi combustibili sintetici» si legge in una recente analisi della Federazione Europea dei Trasporti e dell'Ambiente (T&E) sull’impatto degli e-fuels sull’economia tedesca. Secondo T&E i carburanti sintetici non solo costeranno di più e inquineranno di più, ma mettendo a rischio gli investimenti europei nel settore elettrico porranno l'Europa nella condizione di sviluppare nuove dipendenze energetiche. Gli Hub più vicini infatti sono in Arabia Saudita e in Africa, in particolare in Namibia. Il governo tedesco ha già d'altronde ammesso l'impossibilità nel prossimo futuro di poter soddisfare internamente il fabbisogno di “idrogeno verde” che serve a realizzarli. 

La benzina e il diesel sono idrocarburi che, in un motore a combustione interna, rilasciano energia, CO₂ e acqua (oltre ad altri inquinanti). I carburanti sintetici sono prodotti essenzialmente invertendo questo processo: combinando idrogeno e carbonio per creare un idrocarburo. Si tratta di processo energivoro, per cui un'auto alimentata a e-fuels è quasi cinque volte meno efficiente rispetto ad un'auto elettrica. Inoltre «sulla base dei prezzi attuali della benzina in Germania (1,84/L 15 ), verrebbero a costare almeno il doppio» continua il report.

In teoria gli e-fuels, potrebbero essere considerati carburanti neutri se l'elettricità utilizzata provenisse da fonti di energia rinnovabili. Tuttavia la stessa direttiva europea sulle energie rinnovabili (RED) non stabilisce che per produrli si debba necessariamente usare energia pulita.  Comportando di conseguenza un effetto sugli investimenti soprattutto nell’elettrico, che potrebbe portare alcuni produttori di batterie a dare priorità ad altri mercati, come quello americano, sovvenzionato invece dal governo. In Germania l’analisi di T&E stima complessivamente una perdita di 31,1 miliardi di euro di investimenti nazionali se l'eliminazione graduale dei combustibili fossili non sarà pienamente confermata. 

Ma supponendo pure che gli e-fuels siano neutri, e che vengano prodotti senza creare emissioni - ipotesi estremamente ottimistica stando all'analisi di T&E. Ciò non aiuterà comunque l’Ue a raggiungere i suoi obiettivi di neutralità climatica, viste soprattutto le restanti 70 milioni di auto esistenti e che nel 2050 continueranno comunque ad emettere 83 tonnellate di CO₂ e a consumare ancora 30 miliardi di litri di combustibili fossili. A cui si devono aggiungere le nuove auto alimentate con gli e-fuels, visto che continueranno ad inquinare. «Ogni carburante bruciato in un motore a combustione infatti continua a emettere CO₂ e inquinanti atmosferici». E in questo senso, in uno scenario in cui entro il 2050 ci saranno ulteriori 46 milioni auto, verranno rilasciate in atmosfera altre 160 mila tonnellate di ossido di azoto: un quantitativo superiore alle emissioni dell'intero parco veicoli italiano nel 2019.

Concludendo l’analisi i ricercatori di T&E sono lapidari «l'Europa ha bisogno di un piano credibile per ridurre l'inquinamento, gli e-fuels non sono un carburante pulito e non ridurranno le emissioni tossiche rispetto ai combustibili fossili utilizzati finora». In questo senso l’obiettivo di una neutralità climatica non dovrebbe essere sacrificato all’altare del business as usual. Soprattutto tenendo conto che solo in Italia l’anno scorso sono morte 80 mila persone per cause correlate all'inquinamento atmosferico. Il belpaese è infatti lo stato europeo con più morti provocate dallo smog. 

Members of the parliament vote on plans to reduce carbon emissions, at the European Parliament, Wednesday, June 8, 2022 in Strasbourg, eastern France. The future of car transport in Europe may become clearer — and cleaner —on Wednesday when the European Parliament decides whether to ban vehicles with a combustion engine starting in the middle of the next decade. (AP Photo/Jean-Francois Badias)

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