Crediti verso la clientela per miliardi di euro mai svalutati quando si sarebbe dovuto. Il tutto, nonostante le ispezioni della Banca d'Italia prima, e della Banca centrale europea dopo, avessero rilevato «notevolissime criticità» operative e le avessero comunicate ai vertici societari. Ci sono volute otre seimila pagine di perizia (55.885 pagine inclusi i prospetti allegati), firmata dal commercialista Gian Gaetano Bellavia per mettere in luce cosa sia realmente successo tra il 2012 e il 2017 nei bilanci del Monte dei Paschi di Siena alla voce «crediti verso clienti».

Processo per falso in bilancio

Il lavoro, depositato qualche giorno fa, è stato inviato questa mattina dal giudice per le indagini preliminari di Milano Guido Salvini alle parti coinvolte nel terzo troncone del processo milanese agli ex vertici Mps, e rappresenta l'incidente probatorio chiesto dalla procura di Milano dopo essersi fatta respingere la richiesta di archiviazione per il reato di falso in bilancio a carico di Alessandro Profumo, ex presidente della banca e attuale amministratore delegato di Leonardo, Fabrizio Viola, ex amministratore delegato, e Paolo Salvadori, ex presidente del collegio sindacale. I tre sono stati già condannati, in primo grado, nel secondo troncone di questo infinito processo, quello che si è occupato del trattamento contabile dei derivati nei bilanci che vanno dalla prima semestrale del 2012 al bilancio 2015.

Rettifiche per 7,7 miliardi non contabilizzate

Questo troncone prende, invece, in carico il trattamento dei crediti verso la clientela in quegli anni, anche se il giudice per le indagini preliminari ha assegnato a Bellavia il compito di guardare anche fino al 2017. E i risultati della lunghissima perizia, che ha preso più di un anno, sono piuttosto scoraggianti. Si legge infatti nella perizia che tra il 2012 e il 2015 Mps non ha contabilizzato tempestivamente nei propri bilanci rettifiche su crediti «per complessivi 11,42 miliardi di euro, pari a 7,766 miliardi al netto dell'effetto fiscale», cifra di importo pressochè analogo agli 8 miliardi chiesti al mercato con gli aumenti di capitale avvenuti fra il 2014 ed il 2015.

Non solo: le procedure e le direttive in tema di contabilizzazione dei crediti deteriorati di Mps sino al 2017 sono risultate «generiche, lacunose e, di conseguenza, totalmente inefficienti per una corretta classificazione e valutazione dei crediti», consentendo «comportamenti quantomeno non omogenei e discrezionali da parte dei valutatori del credito» della banca con conseguente violazione della normativa e dei principi contabili internazionali in materia e produzione di «impatti quantitativi di assoluto rilievo».

L’utile del 2015? Celava un rosso di 4 miliardi

Scendendo nel dettaglio, le analisi condotte su ben 1.029 posizioni creditizie hanno rilevato che Mps non ha iscritto nel bilancio 2012 rettifiche per 76,6 milioni di euro; in quello 2013 per 4.469 milioni; e in quello 2015 per 6.875,21 milioni, per un totale di 11,4 miliardi, come si è detto. Una tempestiva contabilizzazione, al contrario, avrebbe triplicato la perdita 2013, da 1,44 a 4,47 miliardi di euro, e tramutato i quasi 390 milioni di utile del 2015 in un rosso di 4,28 miliardi, riducendo in maniera speculare le perdite del 2014, 2016 e 2017, esercizi nei quali le rettifiche sono state rinviate.

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