Il marchio è cambiato, i progetti anche, ma il meccanismo di scambio tra piani industriali e aiuti pubblici si ripete. Nelle ultime settimane i negoziati tra il gruppo automobilistico Stellantis, nato dalla unione della Fiat Chrysler Automobiles con il gruppo francese Psa, e il governo italiano sono proseguiti con costanza e riservatezza con l’obiettivo ambizioso di far rientrare l’Italia nei paesi europei che ospiteranno l’intera filiera dell’automotive elettrico.

Ieri l’amministratore delegato Carlos Tavares ha alla fine annunciato la scelta di far nascere una terza gigafactory dedicata alla produzione delle batterie elettriche affacciata sull’Adriatico, a Termoli in Molise.

La conversione dello stabilimento di Termoli permetterà quindi all’Italia di affiancarsi a Germania e Francia dove è già prevista la produzione di batterie elettriche, rispettivamente a partire dal 2025 a Kaiserslautern e dal 2023 a Douvrin. In tutto, considerando anche la produzione in Cina e negli Stati Uniti, il gruppo avrà una decina di impianti di produzione di batterie che dovrebbero consentirgli di arrivare a una capacità produttiva pari a 250 gigawattora entro il 2030. Tavares non ha voluto svelare il piano industriale complessivo per l’Italia e ha detto che sarà comunicato gradualmente.

Fascino francese

Stellantis, ha detto l’amministratore delegato, sta lavorando «con determinazione e velocità, per anticipare e supportare la transizione energetica di tutti i suoi siti industriali italiani», con l’obiettivo di «garantirne la sostenibilità attraverso il miglioramento delle loro performance e per far giocare al paese un ruolo strategico tra i principali mercati domestici del gruppo». Il piano, tuttavia, sarà «divulgato e comunicato con un approccio graduale e al momento opportuno».

Per il momento, al netto di annunci prossimi venturi, il programma resta francese per almeno un aspetto: il partner scelto per la produzione di batterie è la compagnia petrolifera Total con cui Stellantis ha creato la joint venture, Automotive cells company (Acc).

L’annuncio sul futuro elettrico di Termoli è stato accolto con favore dal ministero dello Sviluppo economico, guidato da Giancarlo Giorgetti. Il ministro ha dichiarato che era il risultato per cui il governo aveva lavorato. I termini del lavoro dell’esecutivo però non sono noti: secondo informazioni raccolte da Bloomberg nelle trattative delle ultime settimane si è discusso dell’ammontare degli investimenti pubblici che accompagneranno il progetto ma la cifra non è stata resa nota né dal governo né da Stellantis.

Il gruppo automobilistico potrà sicuramente ambire ai finanziamenti del programma Next generation Eu che prevede fondi per la filiera delle batterie mentre non include come si era ipotizzato in un primo momento un piano complessivo per il settore automobilistico. Per il resto anche Giorgetti ha dichiarato che, fatto questo passo, il confronto con l’azienda deve continuare, allineandosi in questo con le richieste arrivate dai sindacati che chiedono urgentemente di riaprire il tavolo.

Il timore è che realizzata la gigafactory, la transizione immaginata dalla società lasci indietro una parte delle fabbriche italiane.

«A questo primo passo fondamentale dovranno seguire rapidamente altri per rilanciare la produzione di auto in Italia per affrontare la fase di transizione industriale ed energetica salvaguardando l’occupazione a partire dagli stabilimenti di Cento e Pratola Serra dove la produzione è esclusivamente incentrata sul diesel» si legge nella nota diffusa ieri dalla segretaria generale della Fiom Francesca Re David e dal responsabile automotive Michele De Palma, in cui si chiede un accordo pluriennale di transizione che includa tutte le fasi della produzione che individui per ogni stabilimento una missione produttiva. Per ora però Tavares incassa l’accordo, il sostegno pubblico, e punta a economie di scala in grado di far raggiungere al gruppo margini di profitto operativo rettificati a due cifre entro il 2026.

 

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